Le notti bianche
Dostoevskij
Un giovane sognatore, nella magia vagamente inquieta delle nordiche notti bianche, incontra una misteriosa fanciulla e vive la sua “educazione sentimentale”, segnata da un brusco risveglio con conseguente ritorno alla realtà. Un Dostoevskij lirico, ispirato, comincia a riflettere sulle disillusioni dell’esistenza e dell’amore nell’ultima opera pubblicata prima dell’arresto e della deportazione, esperienze che modificheranno in maniera radicale e definitiva la sua concezione dell’uomo e dell’arte. In questa edizione, al celebre racconto viene affiancata la visione “diurna” di Pietroburgo contenuta nei feuilletons che compongono la Cronaca di Pietroburgo, vero e proprio laboratorio per la scrittura dostoevskiana. Lo stretto legame tra pubblicistica e letteratura, che accompagnerà Dostoevskij negli anni della maturità, viene così a manifestarsi fin quasi dal suo esordio.
All’improvviso m’era sembrato che tutti volessero abbandonare me, solitario, e che tutti da me s’allontanassero. Certo chiunque si sentirà in diritto di chiedere: chi sono mai questi tutti? Poiché ormai sono otto anni che vivo a Pietroburgo e non sono stato in grado di intrecciare quasi nessuna relazione. Ma a che mi servono le relazioni?
Mi sono approcciata alla letteratura russa con Bulgakov (con Il maestro e Margherita), autore che non ho molto apprezzato, quindi mi sono avvicinata con molta cautela a Dostoevskij, pensando di trovare uno stile simile al suo collega.
Le notti bianche è una storia magica e surreale.
L’autore narra di un protagonista solo, ma che non vede la sua solitudine come un qualcosa di negativo, semplicemente si è adattato e ha imparato a osservare tutto ciò che gli capita intorno, ad ascoltare e a riflettere. Il mondo del giovane sognatore, che ha sempre vissuto una vita tranquilla e senza sconvolgimenti, viene travolto dall’incontro di una giovane donna. Così la solitudine viene spazzata via dal desiderio e dall’amore che prova il protagonista per Nasten’ka.
Il lettore riesce facilmente a empatizzare con il protagonista, il quale mantiene una linea coerente e di crescita: esce dal gusto di solitudine, viene trascinato nel vortice dell’amore per poi cadere nel baratro della realtà.
Dostoevskij propone al lettore una storia delicata con uno stile poetico. La trama è lineare e l’ambientazione che crea l’autore è magica e surreale. Ho adorato lo stile, anche se ci sono alcune parti che, personalmente, ho trovato un po’ prolisse.
Le notti bianche non è solo una storia che parla di amore, ma tratta di solitudine, di sogni e di realtà nell’incantevole cornice innevata di Pietroburgo.
Il ragazzo di 1000 anni
Ross Welford
Alfie Monk sembra un normalissimo adolescente. Solo che ha mille anni e ricorda perfettamente l’ultima invasione dei vichinghi in Inghilterra. Quando un incendio distrugge tutto ciò che ama e conosce, Alfie è costretto a chiedere aiuto a due suoi coetanei. O meglio, a due veri undicenni. Grazie a loro il ragazzo millenario scoprirà un modo di vivere diverso, un modo di vivere che non dura per sempre.
Vi piacerebbe vivere per sempre? Purtroppo, non me la sento di consigliarlo. Ormai ci sono abituato e mi rendo conto che è una cosa speciale. Solo che ora voglio smettere. Voglio crescere come tutti voi.
Un romanzo avventuroso e originale.
Protagonista indiscusso è Alfie, un ragazzino che ha perso il padre e che vive nel 1014 a.C. con il gatto Biffa e sua madre. In un momento critico Alfie decide ci usare le viperle (le perle della vita che gli ha lasciato in eredità il padre) per ottenere la vita eterna. Scelta che fa di nascosto dalla madre, la quale avrebbe voluto che usasse queste perle una volta raggiunta la maggiore età. Passano gli anni, Alfie insieme a Biffa (anch’essa immortale) e sua madre vivono cercando di limitare i contatti sociali con le persone. Una tragedia colpisce il protagonista che si troverà ad allacciare un rapporto di amicizia con due veri undicenni Aidan e Roxy.
Il ragazzo di 1000 anni è un libro avventuroso con un’alternanza di episodi presenti e passati. Nel corso della lettura si conosce bene Alfie e la sua storia.
I capitoli si alternano con due punti di vista, quello di Alfie e quello di Aidan. Quest’ultimo è un ragazzino introverso che sta affrontando un periodo particolarmente difficile per le incomprensioni e i litigi tra i suoi genitori. La vita di Aidan prende una via diversa quando incontra Roxy e Alfie.
Lo stile di Welford è semplice e fluido, la storia è scorrevole e dinamica, non ci sono tempi morti, e i personaggi sono ben caratterizzati. Personalmente ho apprezzato particolarmente Alfie, il piccolo vichingo eternamente bloccato nel corpo di un undicenne.
Il ragazzo di 1000 anni è una storia avventurosa e originale che parla di coraggio, di amicizia e dei piccoli piaceri della vita. Adatto non solo a un pubblico per più piccoli, ma anche ai grandi che vogliono leggere qualcosa di leggero e frizzante.
#Prodottofornitoda @HarperCollins
Hated. Gli occhi del demone
Angelica Elisa Moranelli
Le strade di Isy e Veil si sono incrociate in una notte di sangue e tempesta e, da allora, non si sono più separate. Isy era solo una bambina il giorno in cui i demoni hanno fatto a pezzi sua madre: suo padre l’ha addestrata perché diventasse una Cacciatrice, come lui. Veil aveva solo undici anni quando suo padre è stato ucciso da un Cacciatore: ora segue in catene la figlia dell’assassino del padre e sarà venduto ai Monaci, diventando carne da macello per i loro esperimenti. Costretti da un destino beffardo, la cacciatrice e il demone affrontano da anni, uniti dalle catene e separati dai pregiudizi, l’estenuante viaggio in un mondo brutale in cui la Natura si è riappropriata del pianeta, seppellendo le città e la maggior parte delle creazioni umane. Ruderi di case e carcasse di automobili, luna park abbandonati e cimiteri dimenticati fanno da sfondo a una guerra sanguinosa che dura da secoli, quella fra gli Uomini e la loro Nemesi: i Demoni. In questo mondo in rovina, dominato dalla superstizione e da una feroce teocrazia, Isy e Veil dovranno affrontare l’odio dei nemici, il disprezzo dei loro simili, le atrocità di esseri senza scrupoli e i tranelli di una Natura crudele che li ha messi al mondo nell’odio ma non li ha resi immuni all’amore.
Non lasciarti sedurre dalla sua bellezza. Un Thulir non scende a patti, non nutre affetto.
Un urban fantasy dove l’amore supera ogni cosa.
Ho avuto la possibilità di leggere Hated in anteprima e di parlarne con Angelica proprio quando questa storia era in fase di stesura. Finalmente ho riletto il romanzo, ma questa volta in una veste diversa perché pubblicato dalla casa editrice Homo Scrivens.
Angelica ambienta la storia in un futuro post apocalittico e il nostro mondo, quello in cui viviamo, è solo una favola che Isy sente narrare.
Isy è una protagonista che costantemente combatte contro se stessa, divisa tra ciò che prova e il dovere. E’ una semplice ragazza alle prese con le emozioni suscitate dal suo demone taciturno, ma è anche una Cacciatrice che prova a reprimere questi sentimenti proprio perché vanno contro il ruolo che riveste.
Veil l’ho amato fin da subito. Lui è un Thulir, un demone del vento. E’ un personaggio taciturno, introverso, eppure nei suoi silenzi c’è un passato difficile che lo ha condotto a Isy, alla loro fuga e ai loro sentimenti. Angelica sa benissimo quanto io ami Veil, che non appare solo come il bello e il maledetto perché ciò che affascina è la struttura realistica che lo rende un personaggio enigmatico.
Ho apprezzato anche tantissimo l’ambientazione. Isy cammina per le strade, le descrive e ricorda le favole che le raccontava la madre riguardo al mondo com’era prima. Dove c’erano negozi, strade e case ora c’è solo una natura selvaggia che avvolge i ruderi.
Adoro lo stile di scrittura di Angelica, semplice e fluido, e ogni parola, ogni virgola è al posto giusto per dare la perfetta carica emotiva.
La narrazione si incentra principalmente su Isy e Veil, ma durante il loro viaggio incontreranno altri demoni, amici, nemici e persone del passato. La storia è un crescendo di emozioni e di azioni che tengono incollato il lettore alle pagine. Hated è il perfetto esempio di come anche quando si parla di una storia fantasy sia tutto molto realistico e attuale, leggendo tra le righe si scoprono anche messaggi che l’autrice trasmette e che fanno riferimento alla nostra società.
Un fantasy avventuroso che parla di amore, di pregiudizio, di esclusione e del coraggio di prendere le decisioni giuste per noi stessi.
Elric
Michael Moorcock
Questa è una storia di emozioni mostruose e di ambizioni sfrenate. È una storia di sortilegi, di tradimenti e d’ideali onorevoli, di sofferenze e piaceri spaventosi, di amore amaro e di dolce odio. Questa è la storia di Elric di Melniboné.
Ma le letture gli hanno insegnato anche a porre in discussione l’uso che si può fare del potere, a porre in discussione le proprie ragioni, a chiedersi se non sarebbe meglio non far uso del potere per nessuna causa. Le letture lo hanno portato a questa “morale”, che tuttavia lui comprende a malapena.
Un romanzo epico con un protagonista fuori dagli schemi.
Elric è una saga scritta da Micheal Moorcock negli anni 60/70. Ho comprato questo splendido volume della Oscar Vault, uscito a ottobre, che comprende i sei libri della serie e sono rimasta super soddisfatta di questa storia meravigliosa.
Tutto ruota intorno a Elric, sovrano dell’antico impero di Melniboné. I melniboniani sono conosciuti per essere sovrani dei draghi, padroni della magia e soprattutto per essere persone che non hanno una morale; infatti non fanno distinzione tra bene e il male, vivono appagando i loro istinti. Elric è un sovrano diverso da quelli che lo hanno preceduto: è un albino, dal fisico debole e dalla salute cagionevole, ma è anche un filosofo e, a differenza degli altri, lui si pone delle domande sulla vita e cerca di capire quale sia il suo destino. Le cose si complicano quando suo cugino Yyrkoon mira al trono, mettendo a repentaglio la vita di una donna importante per Elric, Cymoril, sua cugina.
In un’ambientazione fantastica, tra draghi, magia, battaglie e i Signori del Caos, parte l’avventura di Elric alla ricerca di se stesso e del suo destino.
Indipendentemente dalla storia che mi è piaciuta molto, sia per come è articolata e i colpi di scena, ma credo che il punto forte di questa saga sia il protagonista che è assolutamente fuori dagli schemi del fantasy di questo genere.
Elric è un protagonista complesso, pieno di sfaccettature: a volte è un eroe, altre volte è un anti eroe, è egoista, ma prova anche compassione, è intelligente, curioso e ha voglia di esplorare e ampliare la sua conoscenza. Questo mix non fa altro che permettere un’evoluzione costante del personaggio, libro dopo libro si scopre un lato nuovo di Elric e il lettore non può fare altro che amarlo.
Adoro la caratterizzazione dei personaggi di Moorcock, qui non esiste il buono o il cattivo, il tutto non si concentra sulla solita lotta tra il bene e il male, ma si parla di sopravvivenza, di ambizione, di egoismo e di destino.
Anche se è una saga scritta un po’ di anni fa, mi aspettavo di trovare uno stile di scrittura lento, prolisso e pomposo, invece lo stile di Moorcock è scorrevole. Ci sono alcuni termini che oggi non si usano più, ma a parte questo la lettura è veloce e piacevole.
Se volete lanciarvi in questa avventura, aspettatevi una storia intensa, con un protagonista tormentato e un destino crudele.
I Discendenti delle Arti Terrene
Ester Kokunja
Lontano dagli uomini c’è una dimensione dominata dal sovrannaturale, dove solo i Discendenti della Magia possono controllare le quattro Arti Terrene. Ayra Selendor, un Erede senza più un titolo e con delle abilità magiche scarsissime, si prepara al suo primo anno all’Istituto Aühequos: un zolla di terra fluttuante nello spazio stellato della Sottointradimensione, un luogo neutrale, un rifugio per ogni discendenza. Questo solo durante il giorno. Di notte l’atmosfera muta drasticamente. La scuola si trasforma in un un campo di battaglia intriso di rune antiche, marchi letali, incantesimi arcani e trabocchetti a ogni angolo, dove le più oscure delle creature girano indisturbate, pronte a rivendicare il potere. Mentre il caos consuma e annebbia le menti degli studenti, Ayra dovrà trovare la forza di schierarsi dal lato giusto. E non è cosa facile quando i buoni diventano cattivi, i cattivi non lo sono mai stati e l’unico segreto della sua vita rischia di essere rivelato ad un mondo non poi così tollerante: nessuno deve sapere di Lazhar, l’essere che da sempre le è accanto, rinchiuso da troppo in uno specchio.
Levò lo sguardo quel tanto che bastava a incrociare gli occhi di un’altra pericolosa creatura. Ambrati e luminosi, erano solcati da piccole striature nere adornanti una pupilla serpentina. Non le servì altro per capire.
È con piacere che partecipo al review party di questo libro fantasy. Ringrazio tanto Marika di Libri Riflessi in uno Specchio per avermi coinvolta in questo evento 🙂
I Discendenti delle Arti Terrene è un libro fantasy, primo di una saga, in cui sono presenti due elementi che adoro di questo genere: la magia e una scuola.
La nostra protagonista è Ayra Selendor, una ragazza che si prepara a entrare all’Istituto Aühequos dove dovrà trovare la sua identità nel mondo magico.
È molto difficile riuscire a creare una storia originale con queste dinamiche fantastiche, le quali sono spesso utilizzate nei libri di questo genere, ma nonostante tutto “I Discendenti delle Arti Terrene” è stata una piacevole lettura. Ester realizza una storia articolata, in un mondo in cui i Quattro Fondatori hanno deciso di distaccarsi dal Primo Mondo (ovvero quello umano) per vivere in tranquillità nel Secondo Mondo.
Ho simpatizzato subito con Ayra. Una giovane orfana che si trova ad affrontare una situazione molto delicata insieme alla sorella Lunel. I loro genitori erano una delle famiglie che discendevano dai Quattro Fondatori, ma dopo essere caduti in disgrazia, le sorelle sono state abbandonate da tutti i loro parenti e si sono fatte forza da sole in un mondo di magia dove il sangue conta molto. Ayra si trova ad affrontare così non solo le malelingue e un ambiente magico ostile, ma deve fare i conti anche con se stessa e con le sue capacità.
Interessante ed enigmatico è Lazhar, un personaggio intrappolato negli specchi e che avrà un ruolo importante per la protagonista.
In questo primo volume l’autrice crea una bella e interessante ambientazione, il personaggio di Ayra è ben delineato e nel corso della storia più che azione e colpi di scena ci sono molte spiegazioni riguardo al mondo magico in cui ci troviamo. Essendo il primo volume di una serie, Ester mette le basi di questa trama articolata: introduce il mondo al lettore e dà forma ai suoi personaggi.
Una lettura piacevole e scorrevole, a colpi di magia, mistero e lotta tra luci e ombre.
Mignolina
di Handersen illustrato da Marco Mazzoni
Rospi, Maggiolini, topi e talpe: tutti vogliono fermare mignolina, la minuscola bambina appena sbocciata. Grazie a una Rondine, lei sceglie la libertà. Un nuovo sguardo su una fiaba intramontabile, che è un inno alla diversità, al coraggio e alla capacità di cambiare.
Era proprio un tulipano, ma al suo interno, sul pistillo verde, era seduta una bambina piccola, graziosa e delicata, alta poco più di un mignolo. Perciò la donna la chiamò Mignolina.
Una fiaba con delle illustrazioni dettagliate e oniriche.
Bene o male quelli della mia generazione conoscono la storia di Mignolina, una fiaba di Hans Christian Andersen che però non rientra sul podio delle fiabe più note. Infatti la storia più famosa dell’autore è La Sirenetta, di cui abbiamo avuto, e abbiano tuttora, varie rivisitazioni.
Con quest’albo non solo Rizzoli ripropone una fiaba un po’ più ricercata, ma con l’interpretazione dell’illustratore Marco Mazzoni la storia prende più corpo.
Tutto parte dal desiderio di una donna nel voler avere una figlia e grazie all’aiuto di una strega nasce Mignolina. La protagonista è una bambina delicata e bellissima, alta quanto un mignolo. Per una serie di disavventure si troverà ad avere a che fare con vari animali, i quali avranno problemi con sua la diversità.
Rileggendo la storia sono tornata un po’ bambina e, per quanto non ami particolarmente la fiaba di Mignolina, non ho potuto fare a meno di innamorarmi delle illustrazioni di Marco Mazzoni. Le tavole dalle tinte pastello sono in continua evoluzione. L’illustratore segue la crescita e il cambiamento interiore di Mignolina e così i colori e i particolari si intensificano, creando dei veri e propri capolavori. Mazzoni non realizza delle illustrazioni che rappresentano in modo letterale gli avvenimenti del racconto, ma dà una sua interpretazione molto onirica e poetica in base all’evoluzione di Mignolina.
Un racconto classico della letteratura per l’infanzia che parla di una bambina che accetta la sua diversità, prende coraggio e cresce.
#Prodottofornitoda @Rizzoli
Leopardo nero, lupo rosso
Marlon James
Mistero e magia, potere e sangue sono gli elementi portanti di questo straordinario romanzo epico, il primo fantasy ambientato in un’Africa dove leopardi e lupi si mescolano con uomini dai poteri sovrannaturali. Già opzionato per una serie televisiva, Leopardo nero, lupo rosso è il primo libro di una trilogia, accolto con enorme successo in US e UK. Nello straordinario primo romanzo della trilogia Dark Star di Marlon James, mito, fantasia e storia fanno da sfondo alle avventure dell’Inseguitore, un mercenario ingaggiato per trovare un bambino scomparso tre anni prima. L’Inseguitore è famoso per le sue doti di cacciatore solitario – «Ha un gran fiuto», dice la gente -, ma per questa missione deve lavorare con un eterogeneo gruppo di personaggi, ciascuno dei quali si porta dietro un segreto. Primo fra tutti il muta-forma Leopardo. In viaggio sulle tracce del bambino, l’Inseguitore si sposta da un’antica città all’altra, si addentra in fitte foreste, attraversa fiumi vorticosi e si scontra con mostruose creature decise a ucciderlo. In quella lotta quotidiana per la sopravvivenza, comincia allora a chiedersi chi sia veramente il bambino che sta cercando, chi vuole impedirgli a tutti i costi di trovarlo e soprattutto chi mente e chi dice la verità. Leopardo nero Lupo rosso è il primo romanzo della trilogia Dark Star, scaturita dalla sfrenata immaginazione di Marlon James, già vincitore del Man Booker Prize. Opzionato da Warner per una serie TV, il libro è un fantasy epico immerso nella storia nelle leggende e nel folklore di un’Africa mitica e bellissima.
E forse è per questo che le grandi storie che ci raccontiamo sono così diverse. Perché noi raccontiamo storia per vivere e quel genere di storia ha bisogno di uno scopo, quindi quel genere di storia dev’essere una bugia. Perché alla fine di una storia vera, c’è soltanto spreco.
Un fantasy per adulti originale, violento, irriverente e cinico.
Negli ultimi tempi in Italia stanno arrivando sempre più fantasy che si rivolgono a un target maturo, e questo primo volume di una trilogia rientra proprio in questa categoria.
L’autore fonda le basi di “Leopardo nero, Lupo rosso” in uno scenario africano, originale e pieno di misticismo dove si intrecciano magia, maledizioni, streghe, anti-streghe, muta-forma, demoni, divinità, riti di iniziazione, il tutto enfatizzato da un’atmosfera cupa e selvaggia.
Inseguitore è un uomo che fin da piccolo ha avuto un’infanzia difficile dovuta a un padre manesco, rozzo e ubriacone, e una madre che semplicemente sottostava alle violenze. Anche quando il nostro protagonista decide di scappare per trovare una sua dimensione, la sua vita viene costellata da delusioni, violenze atroci, stupri e tradimenti. Questi avvenimenti forgiano il suo carattere cinico e irascibile.
In un’alternanza tra presente e passato il lettore conosce la vita di Inseguitore e alcuni dei personaggi che intrecciano il suo cammino. Uno tra questi, che ha un ruolo importante, è Leopardo.
Leopardo è un muta-forma irriverente, è molto semplice nei suoi ragionamenti, non è scaltro e guardingo come il protagonista, e questo mix l’ho amato, trovandolo bilanciato e a tratti divertente.
Il libro ha un ritmo un po’ lento all’inizio, man mano che si va avanti il tutto diventa più incalzante. La trama principale è molto complessa per quel che riguarda la scomparsa del bambino, su chi sia, sul perché il mercante di schiavi richieda di trovarlo e le carte in tavola cambiano più volte, facendo entrare in crisi il lettore (nel senso positivo del termine) che tenta di andare avanti nella lettura cercando la verità. L’autore realizza così una trama molto intricata, non solo per gli intrighi e le cose dette e non dette sull’enigma del bambino, ma anche per la moltitudine di personaggi ben caratterizzati e complessi che interagiscono in queste poco più di seicento pagine.
Lo stile dell’autore è molto particolare, a tratti l’ho trovato un po’ confusionario soprattutto nelle descrizioni delle scene oniriche, ma devo ammettere che Marlon ha un’abilità magistrale nel raccontare le scene di violenza, alcune le ho trovate talmente ben scritte da farmi venire i brividi. Il libro è pieno di violenze di ogni tipo, non solo nelle scene, ma anche nel linguaggio. Personalmente ho trovato un po’ pesante la continua presenza di volgarità e parolacce nei dialoghi, è vero che parliamo di mercenari, ma sono dell’idea che, come in ogni cosa, il troppo storpia.
Come ho detto prima ci troviamo in un ambiente africano con tribù, riti di iniziazione e magia. Per quanto riguarda le relazioni non aspettatevi le storie d’amore tormentate e struggenti, qui è tutto molto istintivo. Eppure, in questa cornice selvaggia in cui l’uomo è un tutt’uno con la natura e i suoi istinti, il lettore scopre anche l’animo di Inseguitore a partire dalla sua prima infatuazione per l’amico Kava. Il protagonista spesso prova dei sentimenti per determinati compagni e ho adorato questo suo essere combattuto su ciò che prova e la sua maschera da uomo cinico.
Marlon James non si limita a far conoscere al lettore perfettamente Inseguitore, ma anche alcuni dei personaggi più importanti, permettendo di scorgere qualcosa sul loro passato e di comprenderli.
Leopardo nero, lupo rosso è un fantasy violento e cinico, in cui la parola d’ordine è “arrovellarsi il cervello” per la trama complessa e misteriosa. Il lettore non può far altro che farsi trascinare dall’ambientazione africana colma di magia, maledizioni e di creature fantastiche e inquietanti.
#Giftedby Frassinelli
Cigni selvatici. Tre figlie della Cina
Jung Chang
La storia vera di “tre figlie della Cina” (l’autrice, sua madre, sua nonna) le cui vite e le cui sorti rispecchiano un secolo di storia cinese, un tempo di rivoluzioni, di tragedie e di speranze: dall’epoca dei “signori della guerra” all’occupazione giapponese e poi russa, dalla guerra civile tra i comunisti e il Kuomintang alla lunga Marcia di Mao e alla Rivoluzione Culturale. Allevata come una “Guardia rossa”, Jung Chang raccoglierà infine l’eredità di dolore e di speranza di sua nonna e di sua madre, opponendosi al regime, che le deporterà i genitori in un campo di rieducazione e la esilierà ai piedi dell’Himalaya, fino all’insperata occasione di espatrio, nel 1978, verso l’Inghilterra.
Fu mia madre, in fondo, a ispirarmi la stesura di Cigni Selvatici, la storia di mia nonna, di mia madre e mia, sullo sfondo dei turbolenti avvenimenti della Cina del ventesimo secolo.
Cigni Selvatici è un romanzo che nasce dalla volontà dell’autrice, Jung Chang, di voler raccontare la sua storia e quella di sua madre e di sua nonna in un periodo storico della Cina molto travagliato.
Il libro parte dagli inizi del 1900 e l’autrice introduce la storia partendo dalla bisnonna, una donna che è stata costretta a sposare un ragazzo di 14 anni, di ben sei anni più piccolo di lei. Chang spiega che in quel periodo era del tutto normale che la moglie fosse di qualche anno più grande del marito perché doveva rappresentare non solo l’amante, ma anche colei che contribuiva alla crescita del suo uomo. Questo è solo uno dei piccoli particolari della cultura orientale che tratta Chang.
L’autrice racconta le varie fasi politiche e culturali della Cina nel corso del Novecento, in modo da dare un dettagliato quadro storico al lettore al fine di comprendere al meglio le storie di vita di queste donne. Ho apprezzato molto l’aspetto storico e le varie particolarità sulla cultura cinese, che vengono raccontate dall’autrice in modo semplice e scorrevole. Si ha l’impressione di sentire tutta la storia narrata da un’amica.
Molto interessanti e coinvolgenti sono le parti che riguardano la storia della bisnonna, della nonna e della madre, ma ho trovato un po’ lenta e prolissa la parte proprio dell’autrice. Personalmente i personaggi non mi hanno molto coinvolta, più che un classico romanzo sembra quasi un saggio scorrevole che nel delineare la situazione storica, politica e culturale aggiunge un pizzico di novità narrando la storia di queste donne.
Ad aiutare il lettore nell’orientarsi facilmente in questa storia c’è non solo l’albero genealogico dell’autrice, ma vi è anche uno schema riassuntivo che delinea i tratti storici più importanti in relazione agli avvenimenti della famiglia di Chang. Questa piccola chicca l’ho molto apprezza perché risulta non solo ben curata da un punto di vista grafico, ma aiuta sicuramente nel non perdersi nella lettura.
Cigni Selvatici non racconta solo la storia vera di tre donne che hanno combattuto e superato le avversità del complicato ventesimo secolo Cinese, ma racconta in modo scorrevole tutte le tappe storiche e politiche di quel periodo.