Il giorno dopo il lieto fine
Alice Chimera
Nessun lieto fine. Detto così suona assai traumatico.
Ma se le favole non fossero proprio come ce le raccontano quando siamo bambini?
Cosa accadde realmente subito dopo il classico “happy end”?
Ce lo racconta Alice Chimera. Partendo dal noto finale disneyano, scopriremo cosa la sorte ha riservato alle varie protagoniste.
Le mele diverranno una vera e propria persecuzione per Biancaneve; Cenerentola si troverà sposata a un principe che la considera un giocattolo sessuale; Ariel non è diventata davvero umana e non potrà avere figli; Jasmine rimpiangerà la libertà perduta; Alice, che avrebbe voluto crescere e diventare donna, si ritroverà a rimpiangere il Paese delle Meraviglie e la spensieratezza dell’infanzia…
Alcune note esplicative accompagnano le favole e ne approfondiscono gli aspetti originari che hanno ispirato i lungometraggi.
Cosa succede nelle fiabe dopo il “e vissero per sempre felici e contenti”? C’è qualcosa dopo, quel qualcosa che nessuno ci ha mai raccontato, ed ecco che arriva Alice Chimera che ripropone in una nuova edizione la sua raccolta di racconti “Il giorno dopo il lieto fine”.
Ho avuto il piacere di leggere anni fa questo lavoro di Chimera, e come la prima volta ho divorato la lettura con piacere.
L’autrice riprende le fiabe classiche Disney, va oltre la fine che tutti noi conosciamo e ci propone uno scenario spesso triste, altre volte ingiusto, ma anche realistico.
Una vetrina “realistica” che smonta il lieto fine delle fiabe con toni grotteschi.
Sette racconti che vedono come protagoniste Biancaneve, Ariel, Belle, Cenerentola, Jasmine, Aurora e Alice.
La Bella e La Bestia è tra i classici della Disney che più adoro e indovinate? E’ anche il mio racconto preferito della raccolta di Alice Chimera perché inaspettato, originale e dalle sfumature gotiche.
In questa storia troverete brividi, una punta di horror e un finale inaspettato.
Lo stile di scrittura è semplice e accurato, va dritto al punto non perdendosi in troppe descrizioni dando ampio campo d’azione alle principesse infelici.
Ogni racconto si apre con una delicata illustrazione e si chiude con una nota dell’autrice che fa un piccolo focus sulla fiaba.
Se amate le rivisitazioni e siete pronti a conoscere il finale della storia delle nostre eroine Disney, allora tuffatevi in questa lettura.
#Prodottofornitoda @AliceChimera
La memoria di Babel. L’Attraversaspecchi 3
Christelle Dabos
Dopo due anni e sette mesi passati a mordere il freno su Anima, la sua arca, per Ofelia è finalmente arrivato il momento di agire, sfruttare quanto ha scoperto nel Libro di Faruk e saputo dai frammenti di informazioni divulgate da Dio. Con una falsa identità si reca su Babel, arca cosmopolita e gioiello di modernità. Basterà il suo talento di lettrice a sventare le trappole di avversari sempre più temibili? Ha ancora una minima possibilità di ritrovare le tracce di Thorn?
Era un individuo spigoloso sia di corpo che di carattere, senza mai una frase amorevole, un gesto galante o una battuta scherzosa, uno che preferiva la compagnia dei numeri a quella degli uomini.
Doveva esserci un buon motivo per guardarlo in faccia.
Ofelia ne aveva due.
Presa dall’entusiasmo del secondo volume di questa saga, che ho apprezzato molto, mi sono immersa subito nella lettura del terzo capitolo.
Ofelia è da più di due anni che non vede Thorn e, quando riesce ad avere una pista da seguire, decide di partire per Babel alla ricerca di suo marito. Tra inganni, nuovi incontri e vari pericoli, Ofelia si troverà ad avere a che fare con una società completamente diversa dalla sua dell’arca Anima e da quella del Polo.
Se il secondo libro della saga mi aveva conquistato anche per il ritmo serrato, qui torniamo di nuovo alla lentezza del primo volume, se non anche di più. Lento, lento, lento. Per almeno metà del libro succede poco o niente. Credo che la pecca sia il fatto che ci troviamo in un’arca diversa con tutti personaggi nuovi e il lettore così si deve riabituare alla nuova arca, alle sue regole, fare nuove conoscenze e prendere confidenza con questo scenario distopico.
Thorn continua a essere un personaggio bellissimo: sfaccettato, tormentato e ben studiato. Ne La memoria di Babel inizia un po’ a scoprirsi, a far vedere di più la sua fragilità, ma sempre troppo poco per i miei gusti.
Mentre tutti gli altri personaggi mi sembrano ben caratterizzati e naturali, l’unica che stona in tutta la storia è proprio Ofelia che, a mio parere, continua a essere troppo costruita, sembra che la Dabos la costringa a fare determinate cose che non hanno molto senso solo per allungare il brodo.
La trama è interessante, ma l’ho trovata anche un po’ confusionaria, se non avessi sentito i commenti riguardo all’ultimo volume della saga sarei più fiduciosa nel comprendere la dinamica della storia, ma ahimé ho i miei dubbi a questo punto.
In conclusione, ho apprezzato gli ultimi capitoli di questo terzo volume, ma nel complesso non mi ha convinto per la lentezza, la confusione e l’incoerenza della protagonista. Verso la fine c’è quella vena romantica che tutte le lettrici aspettano di leggere dal primo volume, ma avrei preferito che l’autrice scrivesse qualche frase in più, proprio per scoprire meglio l’evoluzione del loro rapporto.
Gli scomparsi di Chiardiluna. L’Attraversaspecchi: 2
Christelle Dabos
Secondo volume della saga dell’Attraversaspecchi (dopo il primo, Fidanzati dell’inverno), Gli scomparsi di Chiardiluna trascina il lettore in una girandola di emozioni lasciandolo, alla fine, con una voglia matta di leggere il terzo volume.
Sulla gelida arca del Polo, dove Ofelia è stata sbattuta dalle Decane perché sposi suo malgrado il nobile Thorn, il caldo è soffocante. Ma è soltanto una delle illusioni provocate dalla casta dominante dell’arca, i Miraggi, in grado di produrre giungle sospese in aria, mari sconfinati all’interno di palazzi e vestiti di farfalle svolazzanti. A Città-cielo, capitale del Polo, Ofelia viene presentata al sire Faruk, il gigantesco spirito di famiglia bianco come la neve e completamente privo di memoria, che spera nelle doti di lettrice di Ofelia per svelare i misteri contenuti nel Libro, un documento enigmatico che nei secoli ha causato la pazzia o la morte degli incauti che si sono cimentati a decifrarlo. Per Ofelia è l’inizio di una serie di avventure e disavventure in cui, con il solo aiuto di una guardia del corpo invisibile, dovrà difendersi dagli attacchi a tradimento dei decaduti e dalle trappole mortali dei Miraggi. È la prima a stupirsi quando si rende conto che sta rischiando la pelle e investendo tutte le sue energie nell’indagine solo per amore di Thorn, l’uomo che credeva di odiare più di chiunque al mondo. Sennonché Thorn è scomparso…
«Quando volete che torni?»
«Io?» fece Ofelia, stupita che le chiedesse la sua opinione.
«Immagino che dipenda più che altro dai vostri impegni. Cercate soltanto di non dimenticare il matrimonio.»
Era chiaramente una battuta, ma Thorn le rispose con indecifrabile serietà.
«Non dimentico mai niente»
Solo la settimana scorsa vi ho parlato del primo volume della serie Attraversaspecchi, ho comprato subito il seguito e se il primo capitolo non mi aveva conquistata completamente, questo secondo volume mi ha rapita fin dalle prime pagine.
Ofelia viene presentata a sire Faruk, lo spirito di famiglia dell’arca Polo, il quale aspira a far leggere a Ofelia il Libro, un manoscritto misterioso che sembra impossibile da decifrare. Nello stesso momento a Chiardiluna iniziano a esserci delle scomparse misteriose e la nostra protagonista indagherà su questi avvenimenti insieme a Thorn.
Ne Gli Scomparsi di Chiardiluna ho trovato un ritmo molto più incalzante e veloce rispendo al primo volume. C’è sempre una base fantasy, ma questa volta con una vena investigativa e mistery. Le ambientazioni sono sempre particolari e ben curate, l’autrice dedica molta attenzione allo sfondo della storia e alla caratterizzazione fisica dei personaggi che sono tutti particolari e riconoscibili.
Ofelia è un personaggio che purtroppo continua a non piacermi particolarmente, ma devo ammettere che verso la fine del libro si riscatta un po’ e l’ho trovata più coerente rispetto al primo volume. In questo secondo capitolo l’autrice pone una maggiore attenzione su Thorn, si scopre qualcosa in più sul suo passato, su sua madre e sulle sue abilità. Forse è questo uno dei motivi per cui ho amato questo libro, perché finalmente la Dabos racconta qualcosa in più su questo personaggio introverso e apparentemente freddo. La coppia protagonista farà dei piccoli passi in avanti, non ci sono scene romantiche plateali e forse è proprio questo uno degli aspetti che apprezzo di questo libro. La loro “relazione” non viene sminuita da situazioni già lette e sentite.
Mano, mano che si va avanti con la storia vengono scoperte le carte, alcune fanno nascere altri punti interrogativi, altre invece danno rivelazioni interessanti. Il lettore viene trascinato dal turbinio di mistero e azione fino ad arrivare a un finale struggente che lascia con il fiato sospeso.
Cosa dire? Ho amato questo secondo volume, adoro Thorn che posso dire essere diventato uno dei miei personaggi letterari preferiti, e non vedo l’ora di andare avanti con la saga per scoprire cosa succederà.
Good Luck girls
di Davis
Le chiamano ragazze della Buona Fortuna, ma tutti ad Arketta sanno che quelle ragazze sono tutto tranne che fortunate: vendute ancora bambine a una “casa di benvenuto”, marchiate con un tatuaggio maledetto e intrappolate in una vita che non avrebbero mai scelto. Quando una di loro uccide accidentalmente un uomo per legittima difesa, fuggono in cinque dalla casa di benvenuto e intraprendono un viaggio pericoloso e impossibile alla ricerca della libertà, della giustizia e della vendetta, in un mondo che ha negato loro ogni diritto. Inseguite dai poteri più corrotti e malvagi di Arketta, la loro unica speranza è riposta in una storia della buonanotte tramandata da una ragazza della Buona Fortuna all’altra, una storia a cui solo le più giovani e disperate tra loro sono disposte a credere. Perché possano sopravvivere, non basterà la buona fortuna. Servirà tutta la forza della loro amicizia.
Ma un simbolo non solo ti marchiava a vita come proprietà di una casa di benvenuto. Era anche stregato.
Le chiamano ragazze della Buona Fortuna, ma sono tutto tranne che fortunate.
Good Luck Girls è un libro che mescola l’atmosfera fantasy e western, e che parte con una base realistica. Ci troviamo in una casa di benvenuto in cui giovani ragazze hanno il compito di intrattenere gli uomini. Le cose si complicano quando Clementine uccide il suo primo cliente, così sua sorella Aster decide di scappare via dalla casa di benvenuto e con loro si uniscono anche altre tre ragazze. Il loro primo obiettivo, per conquistare la libertà, è quello di trovare Lady Ghost, una donna capace di eliminare il marchio stregato che portano sulla pelle e che le segna come ragazze di piacere.
Non pensavo che il mix fantasy-western funzionasse, ma devo dire che Davis riesce a creare, con uno stile immediato e fluido, un’ambientazione che immerge il lettore in una storia colma di azione.
Inizialmente si potrebbe pensare che la protagonista indiscussa della storia sia Clementine, ma in verità la narrazione si sposta più sulla sorella maggiore Aster e la saccente e perfida Violet. Le due ragazze sono ben caratterizzate, a differenza di Clementine, Tansy e Mallow che sono personaggi che vengono un po’ più trascurate, ma essendo il primo volume di una serie mi aspetto di scoprire qualcosa in più su di loro nel prossimo libro.
Punto forte del romanzo, secondo me, è l’ambientazione che parte da una base molto realistica perché si parla di una casa del piacere. Le ragazze vengono sottoposte a trattamenti non piacevoli per evitare possibili figli, il lettore avverte la loro la pressione e paura nel ricevere un cliente, l’ansia nel chiudersi con lui nella stanza… insomma Davis affronta la dinamica della prostituzione in modo intenso senza mai essere volgare o cruda nello stile.
Il romanzo è colmo di messaggi e critiche molto importanti, tra cui si parla di disparità di genere e di classe. In questo universo di sono i sanguepuro e i sanguesporco, quest’ultimi fruttati dai primi e facilmente riconoscibili perché sono privi di ombra.
Il libro ha un ritmo serrato, forse c’è troppa azione, capitolo dopo capitolo le cinque ragazze insieme a Zee, un ragazzo che le aiuterà nella loro impresa, affronteranno mille peripezie e imprevisti. Forse questa eccessiva azione non permette di approfondire bene i personaggi, non c’è un attimo di pausa in cui il lettore si sofferma su di loro.
In conclusione Good Luck Girls l’ho trovato un romanzo piacevole e soprattutto diverso dal solito, il primo volume di questa serie mi ha convinto e sono curiosa di leggere il seguito.
Fidanzati dell’inverno – L’attraversaspecchi
di Dabos
In un universo composto da ventuno arche, tante quanti sono i pianeti che orbitano intorno a quella che fu la Terra vive Ofelia. Originaria dell’arca “Anima”, è una ragazza timida, goffa e un po’ miope ma con due doni particolari: può attraversare gli specchi e leggere il passato degli oggetti. Lavora come curatrice di un museo finché le Decane della città decidono di darla in sposa al nobile Thorn, della potente famiglia dei Draghi. Questo significa trasferirsi su un’altra arca, “Polo”, molto più fredda e inospitale di Anima, abitata da bestie giganti e famiglie sempre in lotta tra loro. Ma per quale scopo è stata scelta proprio lei? Tra oggetti capricciosi, illusioni ottiche, mondi galleggianti e lotte di potere, Ofelia scoprirà di essere la chiave fondamentale di un enigma da cui potrebbe dipendere il destino del suo mondo. Fidanzati dell’inverno è il primo capitolo di una saga ricca e appassionante che sta conquistando migliaia di lettori giovani e adulti.
Le vecchie dimore hanno un’anima, si sente spesso dire.
Su Anima, l’arca in cui gli oggetti prendono vita, le vecchie dimore avevano più che altro la tendenza a sviluppare un carattere orribile.
Dopo averne sentito tanto parlare, ecco che mi immergo nella saga di Christelle Dabos. Fidanzati dell’inverno è una storia che ha riscosso molto successo tra i lettori e io sono una di quelle persone che più sente parlare bene di un libro e più preferisce evitare la lettura.
Ci troviamo in un mondo in cui esistono le arche, la nostra protagonista Ofelia, vive nell’arca Anima, ed è una ragazza molto timida, introversa, che ama la lettura e soprattutto non ha alcun interesse nelle relazioni sentimentali. La sua vita viene stravolta quando le viene imposto un matrimonio con un uomo che viene dall’arca Polo, il giovane Thorn.
Ofelia parte con Thorn per andare a vivere nel suo mondo, tanto freddo e diverso dal suo, e fino al giorno delle nozze non deve rivelare la sua identità perché il suo futuro marito è circondato da nemici che lo disprezzano.
Partiamo col dire che mi è piaciuta molto l’ambientazione e soprattutto il contrasto degli usi e costumi tra le due arche. Ad Anima sono tutti una grande famiglia, si percepisce calore, amore, c’è la stessa atmosfera che crea una famiglia numerosa e chiassosa. Sull’arca Polo la situazione è completamente diversa, ci sono famiglie ben schierate, pronte ad accoltellarsi tra loro per realizzare le proprie ambizioni. Thorn è un figlio bastardo e per questo motivo non è visto di buon occhio dalle persone che lo circondano. L’ambientazione è ben delineata, particolare e originale, e gli intrighi tra le varie famiglie si susseguono andando avanti con la storia.
Il romanzo gioca di contrasti non solo con le atmosfere delle due arche, ma anche con i caratteri dei personaggi principali. Personalmente ho adorato Thorn, un figlio illegittimo che viene maltrattato fin da bambino dai suoi stessi fratellastri, allontanato dalla famiglia del padre e costretto a chiudersi in se stesso, trovando come suo unico obiettivo il lavoro da intendente amministrativo. Purtroppo l’autrice non si sofferma molto su di lui perché la storia si focalizza su Ofelia, ma è un personaggio che ha tante sfaccettature: all’apparenza freddo, austero e rude, ma in realtà è solo un ragazzo ferito che cerca di sopravvivere. Ofelia è una protagonista che non mi ha più di tanto convinta, spesso l’ho trovata troppo statica, ferma… si limita semplicemente a guardare ciò che succedere attorno a lei.
Per quanto riguarda la dinamica amorosa non c’è nessun colpo di fulmine o amore travolgente. I due protagonisti si studiano, si guardano con sospetto, in alcuni momenti cercheranno di darsi fiducia a vicenda e mi domando, con il seguito dei libri, come evolverà la loro relazione.
L’autrice scrive molto bene, ma ho trovato il ritmo troppo lento. Almeno per le prime duecento pagine non succede assolutamente nulla, e gli intrighi si susseguono lentamente, alcuni li ho trovati anche prevedibili.
In conclusione questo primo capitolo della saga l’ho trovata piacevole. Non mi ha catturata più di tanto la storia, ma ho amato tantissimo il personaggio Thorn ed è solo per lui che mi sono convinta ad acquistare anche il secondo volume.
Ne rimarrò delusa? Ve lo dirò quando inizierò il secondo capitolo XD
Il clan dei lupi. La leggenda dei quattro
O’Donnell
Sono quattro. Eredi di clan avversari. Uniti per sopravvivere. Lupo, tigre, serpente, aquila: quattro clan nemici. Gli Yokai, potenti mutaforma, governano il mondo. Maya, l’erede del clan dei lupi, e Bregan, del clan delle tigri, sono i garanti della pace, impegnati nel delicato compito di odiarsi meno di quanto disprezzino gli umani. Ma come resistere all’istinto più profondo, forte e sconvolgente, quando in gioco c’è il futuro del proprio popolo?
[…] la pace non sarebbe durata ancora a lungo e le guerre per il territorio sarebbero potute ricominciare in qualsiasi momento.
La leggenda dei quattro – il clan dei lupi è il primo volume di una saga fantasy che ha come protagonisti i mutaforma. In un’ambientazione moderna esistono questi quattro clan di yokai: Lupai, Taigan, Rapai e Serpai. Quattro tribù di mutaforma che hanno delle regole molto rigide tra di loro per non innescare una nuova guerra. In questa storia gli umani sanno della loro esistenza, ma tendono a tenersi comunque ben lontani, soprattutto dai mutaforma che frequentano la loro stessa scuola.
La situazione degenera quando viene trovato morto un componente del clan Lupai e così, i quattro eredi dei Clan: Maya, Bregan, Nel e Wan decidono di collaborare per trovare il vero colpevole ed evitare una guerra tra le tribù.
Adoro i libri per ragazzi e amo quando nelle storie ci sono i mutaforma, ma devo ammettere che mi aspettavo molto di più da questa lettura.
Lo stile di O’Donnell è semplice e scorrevole, una lettura piacevole da fare soprattutto quando si vuole leggere qualcosa di leggero e non impegnativo.
Ho apprezzato molto la caratterizzazione dei quattro ragazzi del Clan. Maya è l’erede dei Lupai, una ragazza forte che ha un gran senso del dovere, spesso si trova a combattere contro un sistema maschilista che non la vorrebbe come erede del Clan.
Bregan è il tipico sbruffone che adora fare a botte, spesso è impulsivo e si fa prendere la mano dalla rabbia, ma quando qualcuno fa del male a Maya è il primo pronto a mettere tutto in discussione per salvarla.
Nel è l’erede Rapai intelligente e assennata, giudiziosa e combattiva.
In ultimo abbiamo Wan, l’erede Serpai, devo dire che è il mio preferito. E’ un personaggio velenoso, pungente, strafottente che non si fa scrupoli di uccidere.
Questo fantastico mix crea un bel gruppo di personaggi interessanti, peccato che ho trovato la storia molto lenta. Parliamo di un libro che conta poco più di 230 pagine e per le prime 120 non si fa altro che spiegare il mondo in cui ci troviamo (che è molto semplice) e si presentano i personaggi. La trama è molto lineare, a tratti un po’ noiosa, ma è nelle ultime pagine che inizia a farsi più interessante.
Questo primo volume de La leggenda dei quattro l’ho trovato molto carino, ma mi è mancato quel qualcosa di più per farmi coinvolgere particolarmente dalla storia. Rifletterò se andare avanti o meno con la saga.
La ragazza nella torre – La notte dell’inverno 2
Katherine Arden
Orfana e sola, costretta ad abbandonare il suo villaggio, Vasja dovrà rassegnarsi a trascorrere la vita in un convento o a permettere alla sorella maggiore di darla in sposa a un principe moscovita. Entrambe le strade la condannano a una vita in una torre, tagliata fuori dal vasto mondo che invece desidera esplorare. Così sceglie una terza via: travestendosi da ragazzo cavalca attraverso il bosco per sfuggire a un destino che altri hanno scritto per lei. A Mosca, intanto, la corte imperiale è scossa da lotte di potere e tumulti. Nelle campagne alcuni banditi razziano i campi, bruciano i villaggi e rapiscono le fanciulle. Dopo essere partiti per sconfiggere i briganti, il Gran principe e i suoi boiardi si imbattono in un giovane uomo in groppa a un magnifico destriero. Solo Sasa, un monaco guerriero, capisce che il “ragazzo” altri non è che sua sorella, creduta morta dopo la fuga dal suo villaggio in seguito all’accusa di stregoneria. Ma quando Vasja dà prova del suo valore in battaglia, cavalcando con una destrezza eccezionale e con un’inspiegabile forza, Sasa realizza che dovrà a tutti i costi mantenere il segreto della sua vera identità, per salvare la vita dell’unica persona in grado di fronteggiare le forze oscure che minacciano di distruggere l’impero…
Una figura umana apparve sull’uscio. Il cavallo aguzzò le orecchie; la ragazza si irrigidì nervosamente.
-Vieni dentro, Vasja- disse l’uomo. -Fa freddo.-
Rieccomi a parlare del secondo volume della serie La notte dell’Inverno – La ragazza nella torre di Arden.
Come sapete ho amato il primo volume L’orso e l’usignolo e non vedevo l’ora di immergermi nella lettura di questo secondo capitolo.
La ragazza nella torre inizia esattamente da dove finisce l’Orso e l’usignolo. Vasja parte alla scoperta del mondo, è uno spirito libero, che vuole viaggiare e mettersi alla prova. Il destino di una ragazza che vive in una Russia medievale è quello o di sposarsi o di passare il resto della vita in convento, ma la nostra protagonista non vuole sottostare a queste imposizioni dettate da una società maschilista.
Vasja è un personaggio forte e determinato, che però non è privo di fragilità e ingenuità.
L’autrice riesce a caratterizzare i personaggi alla perfezione, anche quelli che non approfondisce particolarmente. Lo stile scorrevole ha il potere di immergere il lettore nell’ambientazione magica della tundra russa.
Nel primo volume della serie si accenna a una situazione politica interessante che viene approfondita in questo secondo capitolo. Il lettore incontra di nuovo Sasa, il fratello maggiore di Vasja, diventato un monaco guerriero. Sasa ha un grande ruolo nella storia perché non solo è il cugino del Gran Principe, ma è anche suo amico e confidente.
Per la prima metà del libro ho trovato molto interessanti le parti con Sasa, un personaggio positivo, coraggioso, dedito alla retta via, e che non manca di spirito politico e di furbizia. Mentre ho trovato l’inizio del viaggio di Vasja un po’ lento, a tratti noioso, ma tutto servirà alla protagonista per prepararsi a quello che le aspetta alla fine della storia. La seconda parte del libro ha un ritmo molto più incalzante e dinamico.
In questo volume Vasja si sentirà sempre più vicina al signore dell’inverno, Morozko e tra loro si instaurerà un rapporto più profondo che spero possa essere approfondito maggiormente nel terzo volume.
Tirando le somme, anche se il secondo volume di questa trilogia l’ho trovato un po’ più lento, mi ha conquistata fino alla fine.
Nel libro La ragazza nella torre aspettatevi azione, magia, intrighi politici, sentimento, coraggio e tanta, tanta voglia di essere liberi.
L’orso e l’usignolo
Katherine Arden
In uno sperduto villaggio ai confini della tundra russa, l’inverno dura la maggior parte dell’anno e i cumuli di neve crescono più alti delle case. Ma a Vasilisa e ai suoi fratelli Kolja e Alëša tutto questo piace, perché adorano stare riuniti accanto al fuoco ascoltando le fiabe della balia Dunja. Vasja ama soprattutto la storia del re dell’inverno, il demone dagli occhi blu che tutti temono ma che a lei non fa alcuna paura. Vasilisa, infatti, non è una bambina come le altre, può “vedere” e comunicare con gli spiriti della casa e della natura. Il suo, però, è un dono pericoloso che si guarda bene dal rivelare, finché la sua matrigna e un prete da poco giunto nel villaggio, proibendo i culti tradizionali, compromettono gli equilibri dell’intera comunità: le colture non danno più frutti, il freddo si fa insopportabile, le persone vengono attaccate da strane creature e la vita di tutti è in pericolo. Vasilisa è l’unica che può salvare il villaggio dal Male, ma per farlo deve entrare nel mondo degli antichi racconti, inoltrarsi nel bosco e affrontare la più grande minaccia di sempre: l’Orso, lo spaventoso dio che si nutre della paura degli uomini.
Vasilisa Petrovna era una bambina brutta: secca come una canna con le dita delle mani lunghe e affusolate e i piedi grandissimi. Gli occhi e la bocca erano sproporzionati rispetto al resto del corpo. Ol’ga la chiamava ‘rana’, e non le dava mai retta. Ma gli occhi avevano il colore della foresta durante una tempesta d’estate, e la grande bocca era adorabile. Sapeva essere sensibile quando voleva, e intelligente, a tal punto che i suoi familiari restavano sbigottiti ogni qualvolta dimenticava il buonsenso ed escogitava l’ennesima trovata folle.
Una storia avventurosa e avvincente che mi ha preso fin dalle prime pagine.
L’orso e l’usignolo è il primo volume di una trilogia fantasy, ambientato in una Russia medievale, in un villaggio situato ai confini della tundra. Vasja è una bambina che cresce circondata da tanto affetto, dai suoi fratelli, da un padre amorevole e vive immersa nella vegetazione che sa di magia e fiaba. La nostra protagonista è diversa da tutti gli altri perché fin da piccola riesce a vedere gli spiriti che la circondano, alcuni di questi sono buoni, altri sono dispettosi e altri cattivi, ma il peggiore di essi sta per arrivare, portando morte e paura ovunque.
La storia è molto più articolata di quello che sembra e possiamo dividerla in due parti. Nella prima vengono messe le basi di alcune dinamiche politiche riguardo al successore del Gran Principe di Mosca, in questi intrecci si insinua anche il potere religioso che ovviamente tende a portare l’acqua al suo mulino. Questo aspetto, che ho trovato molto interessante, viene appena accennato, immagino che si svilupperà meglio nel secondo volume. Nella seconda parte il romanzo si concentra più su Vasja, ormai ragazzina sempre più consapevole delle sue capacità e pronta a difendere le persone che ama.
Vasja viene descritta non come la tipica ragazza bella (particolare che ho apprezzato dato che in questi libri sono tutte bellissime), ma selvaggia, genuina, gentile e intelligente. Una protagonista che non accetta le etichette e si butta nelle situazioni per raggiungere il suo obiettivo. Una figura femminile forte e determinata che, soprattutto, rimane coerente con se stessa dall’inizio alla fine.
I personaggi che realizza Arden sono ben caratterizzati e sfaccettati. Ho apprezzato molto Padre Konstantin, un uomo dedito alla fede che spesso sfiora la follia e l’egocentrismo, ho adorato la dolcezza di Petr, il padre della protagonista, la tenera balia Dunja e molti altri.
Personalmente ho trovato un po’ lenta la parte finale, ma nel complesso il libro ha un buon ritmo che intrattiene fino alla fine della storia.
L’orso e l’usignolo è un romanzo che parla di libertà e di determinazione in un’ambientazione affascinante con dei tocchi di magia e di fiabe russe.