• cricchementali@gmail.com

Archivio dei tag Casa Editrice

Il canto di Penelope di Atwood | Recensione

Il canto di Penelope 
Margaret Atwood

Fedele e saggia, Penelope ha atteso per vent’anni il ritorno del marito che, dopo aver vinto la guerra di Troia, ha vagato per il Mar Mediterraneo sconfiggendo mostri e amoreggiando con ninfe, principesse e dee, facendo sfoggio di grande astuzia, coraggio e notevole fascino, e guadagnandosi così una fama imperitura. E intanto che cosa faceva Penelope, chiusa in silenzio nella sua reggia? Sappiamo che piangeva e pregava per il ritorno del marito, che cercava di tenere a bada l’impulsività del figlio adolescente, che si barcamenava per respingere le proposte dei Proci e conservare così il regno. Ma cosa le passava veramente per la testa? Dopo essere morta e finita nell’Ade, Penelope non teme più la vendetta degli dèi e desidera raccontare la verità, anche per mettere a tacere certe voci spiacevoli che ha sentito sul suo conto. La sua versione della storia è ricca di colpi di scena, dipana dubbi antichi e suggerisce nuovi interrogativi, mettendo in luce la sua natura tormentata, in contrasto con la sua abituale immagine di equilibrio e pacatezza. L’autrice di culto Margaret Atwood, con la sua scrittura poetica, ironica e anticonvenzionale, dà voce a un personaggio femminile di grande fascino, protagonista di uno dei racconti più amati della storia occidentale.

 

Che cosa può fare una donna quando una chiacchiera indecente viaggia attraverso il mondo? Se si difende sembra colpevole. Così ho aspettato ancora un po’. Ora che tutti gli altri hanno parlato a perdifiato, è giunto il mio turno. Lo devo a me stessa.

Una storia affascinante, triste e crudele, che cattura il lettore con uno stile raffinato. 

È il primo lavoro che leggo di Margaret Atwood, l’autrice che è conosciuta soprattutto per il romanzo “Il racconto dell’ancella”. La copertina semplice e di impatto ha catturato subito la mia attenzione e la trama affascinante mi ha spinto ad acquistare subito questo libro.

Tutti conoscono l’Odissea di Omero, una storia scandita dal carisma e dall’intelligenza di Ulisse, il quale affronta con astuzia e coraggio creature malvagie e pericolose battaglie. In questa storia l’autrice decide di raccontare di un personaggio dell’Odissea che merita giustizia, che ha voglia di narrare il suo punto di vista. 

Con un linguaggio elegante e poetico, Margaret Atwood dà voce a un personaggio femminile che è l’emblema della moglie devota e della fedeltà: Penelope. Una volta che Penelope inizia a raccontare la sua storia, seppur mantenendo la sua pacatezza e fragilità, ecco che le sue parole diventano un motivo di riflessione sull’essere femmina, partendo dai pregiudizi che nascono, soffermandosi sulle conseguenze delle azioni delle donne che, in un modo o nell’altro, qualsiasi cosa dicono o pensano determinano complicazioni. La vita non è facile se si nasce femmine e i problemi arrivano fin dalla tenera età. Attraverso Penelope, la Atwood tratta in modo critico e ponderato tutte le problematiche, prima citate, dell’universo femminile, evidenziando le crepe che sono presenti ancora nel nostro presente. 

Una storia che narra non solo i venti anni di estenuante attesa di Penelope che attende il ritorno del marito, ma si esplora la sua figura a tutto tondo, partendo dalla sua infanzia, dal comportamento freddo e disinteressato della madre, fino al rapporto complicato con il padre che tenta di ucciderla fin da piccola. 
Ho trovato interessato e ben delineato il rapporto tra la ingenua Penelope e la esuberante Elena, quest’ultima viene descritta come capricciosa e vanitosa, una persona che ama vedere cadere gli uomini ai suoi piedi.

I capitoli di Penelope si alternano con altri che trattano delle dodici ancelle che sono state uccise stesso da Ulisse perché avevano giaciuto con i Proci. Anche loro, come la protagonista, cercano di farsi valere nel romanzo, tentato di avere una minimo di giustizia dopo la loro morte. 

Il canto di Penelope è un romanzo lineare e scorrevole, che esplora le emozioni di uno dei personaggi più curiosi e taciturni dell’Odissea: una donna che non ha avuto la possibilità di dire la sua verità. 

Il mastino dei Baskervilles di Russell Punter | Recensione

Il mastino dei Baskervilles. Sherlock Holmes a fumetti

Russell Punter

La morte in circostanze misteriose di Sir Charles Baskerville diventa presto un caso per il più grande investigatore del mondo, Sherlock Holmes. Sir Charles è forse soltanto l’ultima vittima di una maledizione familiare che continua da generazioni? Holmes e il suo collega dottor Watson dovranno adoperare tutte le capacità e il coraggio che hanno se vogliono uscire vivi dall’incontro con il mostruoso mastino dei Baskerville! Il terrore e la suspense abbondano in questa versione a fumetti del più famoso caso di Sherlock Holmes.

Sono il dottor John Watson e per molti anni ho avuto il privilegio di condividere le avventure di Sherlock Holmes, il famosissimo investigatore. Il caso forse più noto fra tutti quelli sottoposti alla sua attenzione iniziò in un luminoso mattino di settembre, nel 1889.

Buongiorno Cricche!
Oggi sono qui per parlarvi del secondo volume che mi ha inviato la Usborne Edizioni, una casa editrice che si interessa di pubblicare libri rivolti a bambini e ragazzi.

Qualche giorno fa vi ho parlato di un loro libro che tratta dell’arte occidentale, questa volta vi presento un classico della letteratura dei gialli, Il Mastino dei Baskerville, un adattamento di Punter ispirato al romanzo di Conan Doyle.
Non mi sono mai avvicinata alle storie di Sherlock proprio perché non sono una grande appassionata del genere, ma appena ho visto la copertina accattivante non ho resistito alla curiosità di vedere la trasformazione di un classico romanzo in questa chiave grafica a fumetto.

Il Mastino dei Baskerville è uno dei più celebri romanzi della serie diThis image has an empty alt attribute; its file name is Il-mastino-dei-Baskerville-di-Conan-Doyle-stefania-siano-official-cricche-mentali.jpg Sherlock in cui si tratta di una maledizione di famiglia che dura da generazioni. Una storia che nasconde rancori familiari e feroci omicidi, in cui per un attimo sembra che il soprannaturale si intrecci con la realtà. Il fumetto si apre con Watson che introduce la storia, la quale è ben articolata con la giusta dose di mistero e adrenalina. Sherlock non può farsi sfuggire un caso così particolare e subito si fionda nelle indagini. Il protagonista è spettacolare, Holmes è intelligente, schietto e l’ho trovato anche ironico nel suo essere saccente, mentre Watson è il personaggio più equilibrato della coppia che comunque riesce a tenere testa al suo collega. Non ho letto il romanzo quindi non posso fare un paragone, ma trovo che sia stato fatto un buon lavoro in questa versione a fumetto  perché la storia scorre veloce e intrattiene il lettore.

Durante i dialoghi ci sono dei piccoli riquadri che spiegano alcuni gesti e alcune situazioni che non vengono rappresentati graficamente, ciò rende il tutto più particolare, dettagliato e fluido, permettendo una piacevole lettura.

Graficamente il lavoro è rappresentato in modo chiaro, a partire dalla disposizione delle vignette fino al font utilizzato per i dialoghi e le brevi descrizioni, il tutto per agevolare la lettura. La linea del disegno è semplice e delicata con un lieve gioco di luci e ombre, un chiaro scuro appena accennato. Devo dire che sono rimasta un po’ delusa dalla scelta dei  colori, lì ho trovati un po’ piatti, avrei preferito vedere dei toni più intensi e vivaci al fine di enfatizzare maggiormente l’atmosfera particolare ed enigmatica creata dallo stesso Sherlock, ma questo è un punto dettato dal semplice gusto personale.

Questa versione a fumetto de Il Mastino dei Baskerville l’ho trovata piacevole, veloce e scorrevole, adatto a un lettore che si vuole avvicinare per la prima volta al mondo di Sherlock e a chi vuole sperimentare questa nuova veste grafica del classico.

#Prodottofornitoda @Usborne Edizioni

Il mio amico a testa in giù di Iben Akerlie | Recensione

Il mio amico a testa in giù 

Iben Akerlie

Amanda odia stare al centro dell’attenzione. A tredici anni, quello che la fa sentire davvero sicura è passare inosservata tra i suoi compagni di scuola e studiare. Quando però la professoressa di lettere la sceglie per affiancare Lars, il nuovo arrivato, Amanda capisce che niente sarà più come prima. Perché Lars non è come gli altri, soffre della sindrome di Down, e nessuno vuole essere amico di uno così. Se Amanda dovrà passare l’intero anno insieme a lui, già si immagina le scene imbarazzanti in cortile e le battute sgradevoli dei fighi della scuola. Di Adam, ad esempio. Per cui ha una cotta colossale. Eppure… la vicinanza con Lars si rivela diversa da ogni previsione. Con lui Amanda riesce per la prima volta a essere davvero se stessa, con lui scambia occhiate d’intesa, guarda il mondo a testa in giù e inventa formule magiche, senza paura di essere giudicata… Almeno fino al giorno in cui scopre che tutti a scuola ridono di Lars. Lei farebbe qualunque cosa per difenderlo. Ma se questo significasse uscire dall’anonimato, mostrarsi in prima linea e rischiare addirittura di perdere per sempre Adam? Per Amanda è arrivato il momento di scegliere, e trovare il coraggio di essere se stessa.

Mi sono abituata alla mia doppia vita con Lars. A scuola siamo conoscenti, ma a casa di Bent siamo maghi e bevitori di caffè. I due mondi non si mescolano.

Una storia leggera e adolescenziale che tratta di solidarietà e rispetto.

Amanda è una ragazzina di tredici anni, è appena un’adolescente alle prese con le sue insicurezze, la sua timidezza e soprattutto con il suo grande amore non corrisposto: Adam.
Adam è esattamente il tipico ragazzo bello della classe che però è anche un po’ bullo, infatti la nostra protagonista è vittima di uno dei suoi scherzi e questo evento la metterà in crisi. Un giorno arriva un nuovo alunno in classe e Amanda ricopre il ruolo di tutor al fine di aiutare il nuovo studente ad ambientarsi, ma le cose si complicano quando scopre che Lars è un bambino affetto dalla sindrome di down.

Parliamo del romanzo d’esordio dell’attrice Iben Akerlie, la quale racconta una storia per ragazzi in cui vengono bilanciate parti leggere con altre più importanti. Nel libro si parla di sensibilità, di solidarietà, del fatto che chi è affetto dalla sindrome di down non è un extraterrestre, ma è una persona esattamente come noi che ha due occhi, una bocca, un cervello e soprattutto un cuore e dei sentimenti. Nel libro sono presenti scene di bullismo non solo nei confronti di Lars, ma anche di chi si comporta in modo diverso dalla massa, di chi è più sensibile, o di chi cerca di aiutare le persone in difficoltà.

Amanda è un personaggio che inizialmente risulta un po’ pesante per il suo continuo pensiero fisso per Adam, ne parla spesso, fantastica su di lui, fa cose che fa una qualsiasi tredicenne alla sua prima cotta, ma nel corso della lettura tende un po’ a stancare questo aspetto.
Ho adorato invece come è stato caratterizzato Lars che rappresenta la parte innocente e genuina della storia. Un ragazzino solare, ingenuo e giocherellone che ama il mondo di Harry Potter, adora la magia e creare incantesimi. Bellissimo anche come l’autrice racconta del rapporto tenero che ha con suo padre Bent.

Come ambientazione delle vicende abbiamo uno scenario prettamente scolastico in cui si incontrano altri personaggi che giocano un ruolo importante per lo svolgimento della storia, tra cui abbiamo i migliori amici di Amanda e le due bullette della scuola che innescano la dinamica degli episodi di bullismo. Se siete persone romantiche vi dico che la storia d’amore viene affrontata, anche se non in modo approfondito, ma è giusto così perché il focus della storia è un altro.

Un libro leggero che affronta il concetto della diversità in modo delicato e, allo stesso tempo, intrattiene il lettore con le avventure di una ragazza alle prese con i suoi primi problemi adolescenziali. 

#Prodottofornitoda @Dea Planeta Libri

Il gufo e la bambina di Beppe Tosco | Recensione

Il gufo e la bambina

Beppe Tosco

Stella è preoccupata che il suo amico gufo Cocò stia invecchiando troppo in fretta e insieme ai comuni amici, un merlo e un porcello, è decisa a trovare un rimedio allo scorrere del tempo, anche a costo di imbarcarsi in un’avventura popolata di creature bizzarre e spaventose. Intanto l’autore della storia è a sua volta alle prese con l’indisciplinato illustratore Leandro, che dovrebbe riempire le pagine di disegni seguendo le sue indicazioni. Peccato che le idee di Leandro non sempre coincidano con quelle dello scrittore…

“Tutti nella vita perdiamo il tempo,” esordì il mago.
“E come facciamo a perderlo?” chiese Stella.
“Non imparando quando se ne ha l’occasione, non studiando, non osservando ciò che andrebbe osservato, cincischiando, lasciando passare le opportunità di diventare migliori, oziando.”

Un romanzo che fin dalla trama si comprende un messaggio importante e profondo che viene stemperato dallo stile frizzante e i “battibecchi” divertenti tra l’autore e l’illustratore. 

Stella è una bambina preoccupata per il suo amico Cocò che sta invecchiando velocemente. Un giorno incontra un mago del tempo dall’aspetto singolare e bizzarro e, solo dopo avergli parlato del problema di Cocò, sembra trovare una soluzione. Così Stella, insieme ai suoi amici animali,  partono in un’avventura per raggiungere la Sala del Tempo Perso.

Si tratta di una favola per bambini di poche pagine, colma di fantasia e con uno stile di scrittura scorrevole ed esilarante. La storia ha come base un messaggio importante e delicato, tratta del tempo che ha da vivere ogni essere vivente e si sofferma anche sul rifiuto nell’accettare che questo tempo passi, infatti da qui parte la volontà di Stella di fare tutto il possibile per tenere con sé il suo amico Cocò.

Il tutto viene stemperato e alleggerito non solo dalla fantasia dell’autore, ma anche dalle scaramucce che nascono con l’illustratore Leandro che spesso accompagna il testo con immagini dettate non tanto dalle parole, ma dal suo estro creativo che spesso va in conflitto con l’idea dello scrittore.

Un romanzo divertente che intrattiene il lettore tra sorrisi e risate, in un’avventura fiabesca che parla di coraggio, amicizia e solidarietà.

#Prodottofornitoda @Bompiani

 

L’arte occidentale di Rosie Dickins | Recensione

L’arte occidentale

Rosie Dickins

La storia della pittura occidentale dall’antico Egitto all’arte moderna spiegata in maniera semplice e chiara e accompagnata da riproduzioni di oltre 160 tra le più famose opere d’arte al mondo. Una splendida introduzione alla storia dell’arte che comprende una linea del tempo, biografie degli artisti, informazioni sulla conservazione delle opere e sui materiali utilizzati per realizzarle. Pubblicato in collaborazione con la National Gallery di Londra.

L’uomo si chiede da secoli che cosa sia l’arte e perché rivesta tanta importanza: artisti e esperti del settore hanno avuto e hanno tuttora opinioni contrastanti, che talvolta portano a vere e proprie dispute […]. Il problema è che le risposte ai molti interrogativi non sono né giuste e né sbagliate; ognuno ha un diverso punto di vista e gusti personali, quindi sta a te vedere come la pensi.

Il mese scorso sono stata contattata dall’ufficio stampa della Usborne Edizioni, una casa editrice che pubblica libri per bambini e ragazzi.

Due libri mi hanno incuriosito particolarmente e oggi sono qui per parlarvi di uno di questi che fa parte della collana “arte”: L’arte occidentale.

Si tratta di un volume che ripercorre in sintesi, con un linguaggio semplice e immediato, l’arte occidentale che va dall’arte dell’antico Egitto fino a quella del XX secolo.  

Il libro è indirizzato ai bambini dai nove anni ed è stato realizzato in collaborazione con la National Gallery di Londra. Si parte con una introduzione sul concetto di arte e si analizza il suo scopo e il suo valore. Ogni capitolo affronta le correnti artistiche in modo cronologico, trattando brevemente, ma in modo preciso e chiaro, i concetti più importanti riguardo l’evoluzione dello stile e delle tecniche, soffermandosi sugli artisti e le opere più conosciuti.

Trovo questo libro realizzato benissimo, non solo per la scelta dei giusti concetti da trasmettere a un bambino, ma anche perché le nozioni vanno oltre il semplice spiegare la storia dell’arte perché si insegna a “leggere” un quadro. Si tratta dell’analisi dell’opera a partire dalla composizione, all’introduzione dei simboli, allo studio delle differenti pennellate, insomma si insegna al bambino a guardare il quadro con occhi diversi, non soffermandosi unicamente sulla bellezza e sulla prima apparenza. Il volume si conclude con capitoli che introducono la materia del  restauro, i casi sui falsi e sulle tecniche degli artisti.

La lettura scorre in modo piacevole e veloce, con delle glosse che fanno dei piccoli approfondimenti, il tutto è accompagnato da una chiara impaginazione con le foto delle opere d’arte prese in considerazione e delle piccole illustrazioni. Un ottimo lavoro, anche se avrei preferito qualche accenno in più riguardo lo sfondo storico perché ogni corrente artistica nasce e viene influenzata dalla situazione socio, politico e culturale del periodo.

Una sintesi fruibile e ben precisa dell’arte occidentale, con un linguaggio immediato e mai banale. Consigliatissimo ai bambini per un giusto approccio alla materia.

#Prodottofornitoda @Usborne Edizioni

La Coscienza di Cain – Il Patto di Constance | Recensione

La Coscienza di Cain – Il Patto

Constance

Cain è un Ingannatore di anime.
Non prova sentimenti. È inquieto, ribelle e non conosce l’umiliazione della sconfitta.
Il suo unico desiderio è quello di sbarazzarsi della propria componente umana allo scopo di diventare un demone completo.
Un vincolo di sudditanza lo lega a Rafael Solano, dietro le cui sembianze di uomo di mezza età si nasconde una creatura malvagia dal passato misterioso, che si serve di lui per perseguire i propri scopi segreti.
Durante una missione affidatagli dall’odiato “padrone”, Cain si trova faccia a faccia con una ragazza dai poteri sbalorditivi, Alexandra Dominici, che si dimostra in grado di sventare i suoi piani diabolici. Incuriosito, il ragazzo si mette sulle sue tracce e le ruba l’anima per mezzo di un vile ricatto.
Tuttavia, il patto stipulato con la giovane umana e la sete di vendetta che nutre nei confronti di Rafael, gli costeranno cari.
Durante una sanguinosa battaglia nell’antico cimitero ebraico di Praga, il mezzo demone rischierà la morte per mano della Milizia degli arcangeli. Sopravvissuto miracolosamente ma torturato nel corpo da indicibili sofferenze, dovrà fare i conti con una lenta e dolorosa presa di coscienza che lo porterà a scoprire di essere attratto da Alexandra.
Ma il piano ambizioso di Rafael non ammette contrattempi. La lotta è iniziata e porterà i protagonisti ad affrontarsi nei vicoli antichi della Edimburgo sotterranea, dove l’ambiguo Cain si troverà, suo malgrado, a collaborare con i suoi presunti nemici tradendo invece coloro che considerava alleati… Nonostante tutto, è solo l’inizio e molte cose dovranno ancora accadere.

«Non voglio più lavorare per te.»
«Per quale motivo?»
«Perché non puoi darmi ciò che voglio.»
Il demone alzò le sopracciglia e spalancò le braccia.
«Davvero? Illuminami, che cosa vorresti?»
«Voglio diventare un demone completo.»

Una storia che parla di demoni, di magia e di anime, piena di intrighi e misteri.

La Coscienza di Cain è il primo volume di una saga urban fantasy che ha un’avvincente costruzione di trama e un ritmo serrato.

Il lettore conosce subito Cain, un ragazzo problematico dal carattere scorbutico ed egoista che mantiene ben salda questa sua armatura fatta di rabbia e crudeltà, e che allo stesso tempo nasconde qualcosa dietro: un passato non facile e un presente complicato. Un personaggio che mi ha incuriosito fin da subito per come è stato realizzato.  Cain è un Ingannatore di anime ed essendo per metà umano, il suo unico obiettivo è quello di eliminare ogni barlume di umanità per diventare un demone completo.

Poco dopo scopriamo anche la seconda protagonista di questa storia che è Alexandra Dominici, una ragazza che porta sulle spalle una maledizione/dono che ha fin da piccola. Ha la capacità di sentire delle voci e vedere delle presenze, per questo disagio si rifugia nella casa famiglia di Padre Gabriel. La storia prende piede velocemente con uno stile semplice e immediato. Quando Padre Gabriel scopre che ci sono altre persone che vivono la stessa situazione di Alexandra, la nostra protagonista decide di aiutarlo al fine di comprendere fino in fondo questo dono. In una di queste missioni la ragazza scombina i piani di Cain e tale imprevisto determina l’inevitabile intreccio delle loro vite.

I capitoli si alternano dal punto di vista di Cain a quello di Alexandra, ciò permette al lettore di entrare in sintonia con i due personaggi e trovo che l’autrice abbia gestito molto bene questa struttura dando il giusto spazio a entrambi. Personalmente mi ha molto affascinato Cain, sebbene sia un personaggio complesso e spesso crudele. Parliamo di un ragazzo che vuole cavarsela da solo nella vita, non ama le imposizioni e si presenta come un Ingannatore di anime crudele e forte. Sembra lasciarsi leggermente andare con Milla (una ragazza perdutamente innamorata di lui) che però quando gli dimostra affetto e dolcezza, Cain si ritira nella sua fortezza di rabbia, mostrando aggressività e riservandole parole cattive.

L’autrice fa un ottimo lavoro sulla caratterizzazione dei personaggi, in particolar modo sul perfido e narcisista Rafael, un demone che non ammette l’imperfezione, amante del lusso e della bellezza, machiavellico e astuto. Una perfetta figura oscura per questo urban fantasy. La scrittrice, in modo sintetico ed esaustivo, permette al lettore di scorgere nel passato di alcuni personaggi e a tal proposito mi sono piaciute molto le parti proprio di Rafael.

La coscienza di Cain è una storia piena di misteri, intrighi, avventure e i demoni si combinano alla perfezione con altre creature fantastiche come le streghe e i fantasmi. Il primo volume è pieno di combattimenti e prove da superare, l’autrice mette le basi solide per un seguito che promette altrettanta azione e un maggior sviluppo dei nostri protagonisti.

#Prodottofornitoda @Genesis Publishing

Jack Bennet e la chiave di tutte le cose di F. Manni | Recensione

Jack Bennet e la chiave di tutte le cose

Fiore Manni

Jack Bennet è un bambino di dieci anni come tanti altri, forse solo un pochino più basso e più magro della media. Ogni mattina si alza, si avvolge intorno al collo la lunga sciarpa a righe azzurre che gli ha lasciato suo padre ed esce per le fumose vie di Londra. Come molti ragazzi del suo tempo lavora in fabbrica, perché la mamma è malata, e in famiglia non c’è nessun altro che possa provvedere a loro. Una mattina, sulla strada del lavoro, Jack incontra un curioso personaggio che pare sbucato dal nulla; un uomo del tutto fuori luogo, con il suo elegante completo viola nel bel mezzo della grigia città. Jack lo osserva incuriosito e lo saluta educato, poi lo ascolta con attenzione. E fa bene, perché la più grande delle avventure può cominciare in un giorno qualunque. L’uomo gli consegna una chiave, e con quella Jack inizia a viaggiare per mondi sconosciuti e bislacchi, dove incontra pappagalli tipografi, libri magici per tutte le occasioni, navi pirata, una ragazzina spavalda ma non troppo, un drago che sputa vapore e colleziona tesori. E molto, molto altro.

La vasta sala in cui si trovavano, con le pareti d’oro brillante e il soffitto che si perdeva fra le pigre nuvole rosa, era riempita di telai d’oro zecchino, su cui una grande quantità di conigli bianchi tesseva con rapidità e precisione enormi tele colorate.
L’Architetto dei Sogni mise una mano sulla spalla di JAck, indicandogli la scena che aveva davanti con il bastone di nuvole.
«Questi» disse con orgoglio «sono i conigli che tessono i sogni di tutti i mondi.»

In una Londra passata, tra la nebbia pesante e i fumi delle fabbriche, conosciamo Jack Bennet.
Jack è un bambino di dieci anni che, dopo la morte del padre, passa un periodo particolarmente difficile con la madre. La signora Bennet si ammala e così il piccolo Jack decide di provvedere a lei e trova lavoro presso una tipografia. La sua mansione è quella di recuperare la carta che si incastra nei macchinari, un ruolo perfetto per le sue mani infantili.

Un giorno incontra uno strano individuo che si presenta come il Padre di Tutte le Cose, una persona ambigua e particolare che mi ha molto affascinato per la sua caratterizzazione. Lui gli consegna una chiave capace di aprire qualsiasi serratura per accedere a mondi fantastici e così inizia l’avventura del nostro protagonista.

Lo stile di Fiore Manni è leggero e scorrevole, così delicato e sognante che sembra di leggere una favola. La storia ha un ritmo veloce, capitolo dopo capitolo il lettore affronta, insieme a Jack, mondi magici con personaggi bizzarri e particolari. 

Jack è adorabile, un bambino dolce e di buon cuore, ma che non ha fiducia in se stesso. Pensa di non avere alcuna qualità, di non essere bravo in nulla, ma in questo viaggio scoprirà quanto vale. Il lettore segue il percorso di crescita del protagonista, un cammino che lo porterà ad affrontare con coraggio le avversità e a prendere importanti decisioni.

La dinamica fantasy si sviluppa man, mano  perché si parte da un’ambientazione realistica per poi scoprire, insieme a Jack, i mondi magici che ha creato l’autrice. E così si incontrano pappagalli con il senso dell’umorismo, pirati agguerriti, creature incantate, conigli che tessono sogni e tanti altri elementi originali. Uno dei punti forti di questo libro è la caratterizzazione dei personaggi, ognuno di loro è unico e curato nel dettaglio. Personalmente ho adorato l’Architetto dei Sogni, una figura che mi ha incantato per la dolcezza del suo lavoro e ho apprezzato molto anche il Padre di Tutte le Cose, un personaggio che mantiene questo alone di mistero fino alla fine, ma che inevitabilmente affascina il lettore.

Una storia incantevole e colma di fantasia che parla di amicizia e coraggio. Una lettura adatta ai più piccoli, ma anche ai grandi che hanno voglia di un’avventura che risvegli il bambino che è in loro. 

#Prodottofornitoda @Rizzoli

Misteriosa. Le storie di Olga di carta di E. Gnone | Recensione

Misteriosa. Le storie di Olga di carta

Elisabetta Gnone

Per diventare splendidi adulti bisogna restare un po’ bambini.
Il terzo libro della serie “Le storie di Olga di carta”: una grande avventura tra realtà e fantasia

Cosa significa diventare grandi? E come si fa? «Crescere è una faccenda complicata» direbbe il professor Debrìs, e Olga lo sa bene: per rassicurare una giovane amica, che di crescere non vuole sentire parlare, le racconta la storia di una bambina a cui i vestiti stavano sempre troppo grandi, anche se l’etichetta riportava la sua età, o la sua taglia, e che saltava nei disegni per fuggire dalla realtà. La storia di Misteriosa è la storia di chi fatica a trovare il proprio posto nel mondo, fugge da responsabilità e doveri, incapace di assumersene il carico, e combatte strenuamente per restare fanciullo. È anche, però, la storia di una bambina che non si arrende. Una storia che farà ridere, pensare e spalancare gli occhi per lo stupore; e che rassicurerà Olga, i suoi amici e i lettori di tutte le età su un punto, che è certo: per diventare splendidi adulti occorre restare un po’ bambini.

 

Non fosse stato per i vestiti che le stavano grandi, sarebbe sembrata una bambina come tante: né alta né bassa, né magra né grassa, non brutta e forse anche un po’ bella, intelligente, sì, ma non un genio, insomma un tipo comune. Possedeva anche un nome comune, uno come tanti, ma tutti la chiamavano Misteriosa.

Ogni volta che leggo un libro di Elisabetta Gnone ritorno bambina.

Olga di Carta ha il potere di farmi rivivere i momenti felici della mia infanzia, spesso mi rivedo in lei, nelle sue storie e nelle sue parole. Ormai sento un legame profondo con questo personaggio e non potete immaginare la gioia che ho provato quando ho iniziato a leggere Misteriosa, il terzo capitolo della serie della giovane Papel.

Mimma invita a Balicò la sua amica  Mirina, una bambina di città che si sente un pesce fuor d’acqua nel paese pieno di vegetazione e gente genuina. Mirina è molto capricciosa e soprattutto non sopporta tutto ciò che è sporco, non apprezza sedersi a terra per la poca igiene e non ama le lunghe camminate. Nonostante il suo carattere un po’ difficile Olga cerca di fare amicizia e le racconta dell’avventura di Misteriosa, una bambina che si rifugia nella fantasia quando vuole prendere una pausa dalla realtà.

Ho amato molto la storia di Misteriosa, mi sono affezionata a lei, ho provato tenerezza e anche un po’ di tristezza in alcuni momenti. La piccola protagonista della storia di Olga non è sola, ad accompagnarla nelle sue avventure ci sono i suoi amici dai nomi singolari.
Piccola è romantica e fantasiosa, Dura è la bambina con la testa sulla spalle e i piedi ancorati a terra, Bravo ama la lettura e poi c’è il bel Selvatico.

Elisabetta Gnone ha uno stile delicato che trascina il lettore in un mondo ovattato e incantato. Olga è una ragazzina che ha il potere di incantare chiunque quando racconta le sue fantastiche storie e dietro a ogni avventura si cela un messaggio.

In questo terzo capitolo della serie, l’autrice si sofferma sull’importanza della fantasia e sul fatto che per diventare dei bravi adulti non bisogna mai lasciare andare completamente il bambino che c’è in noi. La fantasia, la spensieratezza, vedere il mondo con occhi diversi, con lo sguardo di un bambino, ecco la chiave per affrontare la vita con il sorriso. 

Ma non è tutto perché questa storia affronta anche la paura di crescere, il timore dell’ignoto e del cambiamento. In ultimo, ma non meno importante, lancia un messaggio anche agli adulti: sottolinea quanto sia importante preparare i bambini alla crescita, introducendoli al mondo in modo graduale.

Come tutte le storie di Olga di Carta non si parla solo di un’avventura, ma di un viaggio incantato che ha l’obiettivo di trasmettere un messaggio.

#Prodottofornitoda @Salani Editore