Un borioso yakuza assassinato dai sicari del clan rivale, un affermato professionista seduttore in virtù della propria disabilità, un uomo in difficoltà coniugali perdutamente innamorato di una cinica starlette, un attore kabuki vittima dell’invidia, una coppia di clochard post-bancarotta morta assiderata in un parco: protagonisti e comprimari dalle vite più o meno intrecciate si ritrovano all’Inferno, luogo/non-luogo dove è difficile distinguere tra ricordi e immaginazione. Vagano nei meandri di se stessi e in quelli di una città indeterminata i fantasmi di Inferno, e liberi dalle emozioni rivivono frammenti di vita passata fatti di bugie, tradimenti ed errori. Spesso imprigionati in contrappassi pulp, ripensano alle circostanze tragicomiche della loro morte, fino a concludere di essere artefici del destino che ineluttabile li ha inghiottiti. Costruito su un agile meccanismo di flashback e flashforward, “Inferno” è un romanzo polifonico, connotato da una sorprendente gamma di toni: metafisici, oscuri, semantici e talvolta comici, sui rapporti tra sé e gli altri; vi si trovano evocazioni del nuovo cinema fantastico giapponese, Koreeda Hirokazu e Kurosawa Kiyoshi in primis, e di un certo immaginario occidentale, da Brian De Palma a Quentin Tarantino. Quando il passato chiama, i fantasmi tornano a mescolarsi con i vivi in situazioni in cui il tempo non rappresenta una costante. L’inferno è realtà, è sogno, o passaggio verso un altro aldilà?
Inferno è ciò che è reale e irreale.
Inferno è dove si svegliano vivi e morti.
Inferno è quel luogo dove scompare la differenza tra ricordo e immaginazione, e dove psiche e coscienza assumono forme concrete.
La persona non sempre sa come ci finisce in questo posto e non sa se mai se ne andrà.
Yasutaka racconta di protagonisti concreti e realistici che si svegliano in questo mondo surreale che apparentemente sembra il mondo di tutti i giorni. Pochi di loro hanno la coscienza di essere morti, altri raggiungono questo luogo per altre vie.
Con uno stile diretto e scorrevole, il lettore scopre le vite di alcuni personaggi, fa un viaggio nella loro psiche e nei loro peccati. Alcuni di essi sono stati influenzati dagli eventi della vita come Yuzo, un orfano di guerra che, rimasto senza genitori, intraprende il cammino della criminalità. Oltre a lui si snodano le vite dei suoi due amici di infanzia: Takeshi che sfrutta il suo problema fisico per portarsi a letto donne impegnate per poi mollarle e Nobuteru che con il tempo si è dedicato agli affari loschi. Questi sono solo alcuni dei personaggi che il lettore conoscerà.
La lettura salta tra presente e passato, coscienza e vita reale, in un percorso di emozioni, di rammarichi e di violenza. Se siete deboli di stomaco vi avviso che ci sono alcune scene particolarmente forti, ma il tutto è contestualizzato in relazione all’ambientazione.
Ho apprezzato molto la narrazione, i tempi e soprattutto l’intreccio con i vari personaggi che ha chiuso il cerchio della storia. Il finale potrebbe lasciare un po’ perplessi, ma visto com’è il libro mi aspettavo una conclusione del genere.
Una lettura “fuori di testa” che vi terrà incollati alle pagine per scoprire le vite tormentate dei personaggi.
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