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SCRIVI di M. Brogi | Recensione

Scrivi

Marianna Brogi

Due donne, due tempi fra loro lontani, un paese antico e remoto, due storie che si intrecciano nel tempo, in un dialogo appassionato e riflessivo. I due fili narrativi di Celeste e Dorotea si dipanano parallelamente, attraverso un affresco affascinante di tempi e luoghi, nelle sfaccettature dell’Italia del Novecento, fino a confluire in un’unica corrente narrativa, potente ed evocativa.

Questa è la storia di come la scrittura è diventata strumento di cura e di forza, di come le parole spesso valichino la volontà e portino i fatti narrati già dove si sarebbero conclusi per davvero.

Un romanzo dallo stile delicato che parla di vita e della passione per la scrittura.

Dorotea è una donna insoddisfatta del lavoro che svolge, ma per la crisi del 2008 comprende che non può mollare tutto e dedicarsi alla sola e unica cosa che la fa stare bene con se stessa: la scrittura.

La perdita di due persone a lei care, che hanno avuto un ruolo importante nella sua crescita, le dà la spinta di scrivere di loro. Così racconta di Celeste, una donna che ha avuto un passato difficile e che, nonostante la differenza di età con Dorotea, le ha sempre parlato apertamente del suo trascorso come se fosse una sua coetanea.
La seconda persona è Marcello, un ragazzino che fin da piccolo si è preoccupato di provvedere al benessere dei suoi fratelli e della sua famiglia, maturando prima del tempo, ma che presto viene attirato dalla delinquenza e dalla droga.

La struttura del romanzo è resa dinamica dai capitoli che si alternano con le riflessioni di Dorotea sulla vita, sulla scrittura e sulla crisi economica che sta vivendo, e i capitoli che raccontano le storie di questi due personaggi importanti per lei.

Ho amato molto la figura di Celeste, il suo passato, la sua storia con il casanova Igino, come anche ho trovato interessante il vissuto di Marcello. L’autrice racconta, con un linguaggio fine ed elegante, di vite intense, strazianti, ingiuste e cupe. Personalmente mi avrebbe fatto piacere leggere di più su questi due personaggi che sono dei pilastri importanti per  Dorotea.

Scrivi di Marianna Brogi è una storia lineare, che tratta di storie di vita non sempre felici, ma intense e coinvolgenti.

#Prodottofornitoda  @Geeko Editor

RANOCCHIO SALVA TOKYO di Murakami | Recensione

RANOCCHIO SALVA TOKYO

Murakami

Quando Katagiri rientrò nel suo appartamento, ad attenderlo c’era un ranocchio gigante. Eretto sulle zampe posteriori, superava i due metri. E aveva anche un fisico massiccio. Katagiri, alto appena uno e sessanta e mingherlino, si sentì sopraffatto dal suo aspetto imponente. – Mi chiami Ranocchio, – disse il ranocchio.

 EBOOK                   CARTACEO

Come scrisse Joseph Conrad, il vero terrore è quello che gli uomini provano per la loro immaginazione.

Un piccolo racconto con tanti punti di riflessione.

Ranocchio salva Tokyo è il primo lavoro che leggo del maestro Murakami e devo dire che, anche se mi ha lasciato un po’ spaesata al termine della lettura, non mi ha deluso.

Katagiri è un uomo di quarant’anni che lavora come impiegato alla Cassa di credito e di sicurezza di Tokyo. Il protagonista si presenta come un uomo comune che fa un lavoro rischioso perché spesso si relaziona con malavitosi, non gli viene riconosciuto nessun merito nell’ambito lavorativo, ha passato la sua vita a crescere e a “sistemare” (laurea e matrimonio) i suoi fratelli senza ricevere neanche affetto o gratitudine in cambio. Vive da solo e non ha una persona con la quale confidarsi e passare del tempo. Insomma Katagiri è una persona che vive la sua vita in modo estremamente monotono: lavoro, casa, casa, lavoro.

Un giorno incontra Ranocchio, una vera  rana fuori misura, saggia e colta ed è proprio questo elemento a rompere il monotono schema di vita del protagonista. Ranocchio spiega a Katagiri che ha bisogno del suo aiuto per sconfiggere il Gran Lombrico, una creatura gonfia di odio e negatività che vive nell’oscurità.
Mentre Ranocchio deve combattere fisicamente contro il nemico che minaccia la vita tranquilla dei cittadini di Tokyo con un devastante terremoto, Katagiri ha il compito di sostenere e incoraggiare il suo bizzarro compagno di questa missione.

Il racconto breve è ben scritto, le scene, le azioni e il turbamento che prova Katagiri per quello che gli sta succedendo sono descritti con abile maestria da Murakami. Con uno stile semplice il lettore viene avvolto dalla storia fantastica e surreale che si svolge in poche pagine. Fonte di citazioni che dà motivo di riflessione è proprio Ranocchio il quale si sofferma con discorsi sulla vita e sul coraggio riportando frasi di personalità conosciute come Nietzsche o di opere letterarie di Tolstoj, di Hemingway…

Ranocchio salva Tokyo è un racconto che ha molti messaggi nascosti tra le righe, una trama che affascina e che deve essere elaborata al termine della lettura. Una storia che intreccia sogno e realtà, che tratta delle battaglie interiori che spesso ci troviamo ad affrontare per migliorare la nostra vita e per migliorarci. 

Recensione: L’impero del sogno di Vanni Santoni

L’impero del sogno

Vanni Santoni

A volte i sogni possono essere il rifugio da una realtà ingrata. Ma quando il confine tra sogno e realtà sbiadisce, la situazione può sfuggire di mano. Federico Melani, ventenne di provincia indolente e caratteriale, in rotta con tutto e tutti, comincia a fare un sogno ricorrente. Di più: un sogno seriale, che va avanti con o senza di lui. Lì le cose sono molto diverse rispetto al contesto in cui vive: è atteso con ansia, e intuisce di avere importanti responsabilità. È infatti uno dei delegati, assieme a mostri, dèi ed esseri bizzarri di ogni tipo, a un summit dove si prenderanno decisioni cruciali per il destino di molti mondi. Ma perché tutte le delegazioni hanno tre membri mentre le sedie accanto a lui sono vuote? Dove sono i suoi compagni? Ben presto Federico si ritrova così coinvolto dalla vicenda da preferire il sonno – indotto con metodi più o meno naturali – alla veglia. Sarà l’inizio di un’avventura vertiginosa che lo porterà a stringere inaspettate alleanze, a combattere creature fantastiche e archetipiche, a rubare armi mitologiche e a prendersi cura di una bambina-​impe­ratrice capace di regalare diverse sorprese.

 EBOOK                          CARTACEO

«Com’è cominciata, mi chiedi? Non lo so come è cominciata. Il momento esatto, intendo. È stata una storia strana, sai? Lo
so che lo sai, era per dire… Strana, e lunga, nonostante in tutto, di là, non siano passati che dodici giorni. Di certo, però, è cominciata con un sogno. […]»

Una storia bizzarra e surreale.

L’impero del Sogno è un romanzo che viene catalogato nel genere fantasy, ma lo definisco più un romanzo onirico/surreale.
Il protagonista è Federico Melani che si presenta al lettore come un ragazzo svogliato che ha i suoi conflitti con la famiglia, con l’ambiente universitario, con la vita in generale fin quando inizia a fare un sogno ricorrente che, con il tempo, si tramuta in un qualcosa di più complesso e interessante.
Federico si sente apprezzato nel mondo irreale, ha la sua importanza e man mano preferisce passare il suo tempo nel mondo onirico con personaggi bizzarri e affascinanti, rimanendo coinvolto in situazioni esilaranti e fantastiche. In questa avventura il protagonista affronta  la sua infanzia, i suoi ricordi, i suoi desideri e le sue paure.

Lo stile di scrittura è molto giovanile e fluido. Il lettore entra subito in sintonia con il protagonista ventenne e nel testo ci sono dei riferimenti a giochi di ruolo, fumetti, videogames e libri, citazioni che sono in linea con la trama.

La storia è interessante, ma personalmente l’ho trovata molto confusionaria soprattutto all’inizio per la predominanza di dialoghi rispetto a parti descrittive. Le avventure si evolvono in modo veloce e ritmato, coinvolgendo il lettore nelle vicende movimentate del sogno.

Se amate i mondi onirici, i personaggi bizzarri e affascinanti e le situazioni surreali, sicuramente apprezzerete L’impero del sogno.

Recensione: CRUEL CROWN di Victoria Aveyard

CRUEL CROWN

Victoria Aveyard

Two women on either side of the Silver-Red divide tell the stories no one else knows.
Discover the truth of Norta’s bloody past in these two revealing prequels to #1 New York Times bestseller Red Queen.
Also includes an exclusive excerpt of the hotly anticipated second book in the Red Queen series! Glass Sword transports readers to the world of Silver tyranny, a Red dawn rising, and one girl’s resolve to break down the system that will hold her back no longer.
Queen Song
Queen Coriane, first wife of King Tiberias, keeps a secret diary—how else can she ensure that no one at the palace will use her thoughts against her? Coriane recounts her heady courtship with the crown prince, the birth of a new prince, Cal, and the potentially deadly challenges that lay ahead for her in royal life.
Steel Scars
Captain Farley exchanges coded transmissions with the resistance as she travels the land recruiting black market traders, smugglers, and extremists for her first attempt at an attack on the capital. She was raised to be strong, but planting the seeds of rebellion in Norta is a tougher job than expected—until she stumbles upon a connection that may prove to be the key to the entire operation: Mare Barrow.


Ciao Cricche!
Se mi seguite su instagram saprete che questa estate ho iniziato a leggere qualche libro in inglese per esercitarmi di più con la lingua (che purtroppo non amo) e con questo post inauguro la rubrica “Cricche in Lingua” in cui farò delle brevi recensioni sui titoli in inglese 🙂
Ma bando alle ciance e partiamo con questo piccolo volumetto.

Cruel Crown contiene due novelle: Queen Song e Steel Scars.

Sapete ormai che la saga di Regina Rossa, per quanto abbia comunque delle pecche, mi ha conquistata e quindi non potevo lasciarmi sfuggire questo libro di poche pagine.

Queen Song è una storia dolce e struggente.
Conosciamo Coriane, la prima moglie di Re Tiberias e la madre di Cal.
Coriane è un personaggio particolare, fragile e coraggioso allo stesso tempo che non ama il mondo in cui vive, detesta la corte e se con le persone si comporta nei modi consoni imposti dall’etichetta, in privato scrive un diario in cui dà sfogo ai suoi pensieri, alle sue paure e alle sue frustrazioni. Le cose cambiano quando incontra il principe Tiberias che ho trovato ben caratterizzato, scoprendo anche una dolce somiglianza con il figlio Cal.
La novella si sofferma molto sui sentimenti e le sensazioni di Coriane la quale si scontra con la perfida e astuta Elara, si stupisce dei momenti di dolcezza con Tiberias e, verso la fine della storia, il lettore scopre l’amore che prova per suo figlio Cal.
Una storia ben organizzata, ma che mi ha lasciato un po’ di amaro in bocca, avrei voluto più un libro su Coriane che una piccola novella. 

Today Tibe said he loves me, that he wants to marry me. I do not believe him. Why would he want such a thing? […]
Tibe is as weak as I am, a lonely boy without a path of his own. I will only make things worse. I will only bring him pain. How can I do that?

Steel Scars è la storia che tratta di Farley e, purtroppo, questo racconto non mi ha convinta come il primo. La storia è un po’ lenta, Farley racconta dell’organizzazione dei rivoltosi, dei loro piani, del Capitano e si scopre qualcosa in più sul suo passato. La lettura diventa più interessante quando incontra Shade, il fratello di Mare, che trovo sia un personaggio divertente, ironico e scaltro. Se non fosse stato per lui la storia sarebbe caduta nella noia mortale.

Il volume si conclude con i primi capitoli di Glass Sword (Spada di Vetro).

Per quanto riguarda lo stile della Aveyard non l’ho trovato particolarmente complesso. Le frasi sono semplici e i termini che usa, bene o male, si ripetono nel corso della lettura dando la possibilità al lettore di assimilare meglio alcuni vocaboli. Ovviamente questo è un pensiero molto soggettivo, detto da una persona che non si sforzava con l’inglese da un annetto e che non è mai stata una cima, anzi.

Cruel Crown è un libro che non può mancare nella libreria degli amanti di questa saga e spero che venga tradotto presto in Italia.


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Recensione: Il Principe Prigioniero di C. S. Pacat

Il Principe Prigioniero

C. S. Pacat

Damen è un guerriero e un eroe per il suo popolo, nonché il legittimo erede al trono di Akielos. Ma quando il fratellastro si impadronisce del potere, Damen viene catturato, privato del suo nome e spedito a servire il principe di una nazione nemica come schiavo di piacere. Bellissimo, manipolatore e pericoloso, il suo nuovo padrone, il principe Laurent di Vere, rappresenta tutto il peggio della corte di quel paese. Ma all’interno di quella letale ragnatela politica niente è come sembra, e quando Damen si trova, suo malgrado, invischiato nelle macchinazioni per il raggiungimento del potere, è costretto a collaborare con Laurent per sopravvivere e salvare la sua casa. Per il giovane condottiero, a quel punto vige una sola regola: non rivelare mai, in nessun caso, la propria identità, perché l’uomo da cui dipende è anche colui che, più di chiunque altro, ha motivo di odiarlo…


Il Principe Prigioniero è il primo volume di una trilogia che ha ricevuto molte recensioni positive così, incuriosita, ho deciso di iniziare questa lettura scoprendo anche un nuovo genere letterario.

La storia fa parte del genere LGBT e, in questo caso, abbiamo come protagonista l’amore tra due omosessuali, anche se in questo primo volume di amore non si parla, ma andiamo per gradi.

Lo stile di Pacat è scorrevole e semplice, fin dalle prime pagine sono ben caratterizzati i due protagonisti: Damen, un giovane principe orgoglioso dai sani principi e Laurent, un personaggio austero, freddo, calcolatore, capace di mutare atteggiamento in una frazione di secondo passando dal sadico altezzoso al principe socievole ed educato dal viso angelico.

Abbiamo un’ambientazione che ricorda molto il telefilm Spartacus o comunque il periodo dell’antica Grecia in cui il piacere sessuale è tranquillamente espresso anche tra persone dello stesso sesso. A Vere è assolutamente vietato generare figli bastardi e per questo motivo tutti i cortigiani posso intrattenere relazioni sessuali (ovviamente si parla al di fuori del matrimonio) SOLO con servi del loro stesso sesso. Questa legge vale non solo per i nobili, ma anche per le persone di un ceto sociale più basso.

«Vuoi dire che uomini e donne non… ? Mai?»
Mai. Non tra la nobiltà. Qualche volta, forse, se avevano gusti perversi. Era proibito. I bastardi erano un flagello, aveva continuato il soldato. Persino all’interno della guardia, se ti piaceva farlo con le donne, lo tenevi per te. Se mettevi incinta qualcuna e poi non la sposavi, la tua carriera era finita. Meglio evitare il problema, seguire l’esempio della nobiltà e metterlo dentro agli uomini.

Non so come si evolveranno le cose nei volumi successivi, ma è una motivazione che, personalmente, non trovo che regga, mi è suonata troppo strana e forzata. Ci sono altri modi per evitare figli bastardi e, in più, tale legge non ha una storia alle spalle, non c’è un approfondimento, nulla, eppure si percepisce dalla lettura quando sia importante questo divieto.

La storia si sofferma molto sulle “scaramucce” tra Damen e Laurent e quest’ultimo non perde occasione per umiliare anche pubblicamente il suo servo orgoglioso.

Questo primo volume l’ho trovato un po’ sotto tono, la storia si movimenta verso le ultime cento pagine con una situazione politica e di intrighi che ho trovato anche un po’, purtroppo, scontata.

Tuttavia è una lettura che ha saputo catturarmi e intrattenermi per lo stile e la caratterizzazione dei personaggi, soprattutto per Laurent che trovo sia un personaggio spigoloso e meraviglioso, dalla psiche complessa e ben articolata.

Vi lascio alla video recensione 🙂

 

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