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Il posto magico di Wormell | Recensione

Il posto magico 

Wormell 

Provate a immaginare una Grande Città Nera, avvolta da una coltre di fumo e fuliggine, dove i tetti si susseguono all’infinito. Laggiù, in una casetta lunga e stretta, vivono Clementine e i suoi perfidi zii. Confinata nell’umida cantina che le fa da cameretta, Clementine è felice solo quando sogna un posto lontano, molto lontano, dove al posto dei tetti ci sono colline, al posto delle strade ruscelli. Clementine è convinta che esista davvero, quel suo Posto Magico, e che prima o poi riuscirà a raggiungerlo. Così un giorno, con l’aiuto del suo migliore amico – un gatto molto intelligente di nome Gilbert – decide di scappare per sempre dalla città e di arrivare finalmente lì dove ha sempre sognato di stare. Un’avventura che commuove come un classico e fa ridere come le storie di Roald Dahl, scritta e illustrata dall’artista Chris Wormell.

Capita che l’apparenza inganni, è vero, ma non è questo il caso. Quei due erano dei mostri. Malvagi e crudeli, più di quanto possiate immaginare.

Ambientato nella Grande Città Nera, dove l’aria è resa pesante dal fumo e la fuliggine, il lettore scopre la storia di Clementine. Una bambina che vive chiusa nello scantinato di casa e viene maltrattata e sfruttata dagli zii che, per come si comportano, sembrano più dei mostri che degli esseri umani. Ad allietare in qualche modo le giornate tristi e grigie di Clementine, c’è Gilbert, un gatto che la aiuterà a trovare il suo posto magico.

Devo dire che mi aspettavo di più da questa lettura. La trama è molto semplice, lineare, non ci sono particolari intrecci o colpi di scena. La storia si alterna con Clementine, che vive segregata in casa e inizia a scoprire la bellezza del cielo e la sensazione piacevole del sole sulla  pelle, e i piani dei perfidi zii.

Mi è piaciuta molto l’ambientazione, mi ha rievocato l’atmosfera cupa di una Londra passata, e ho apprezzato alcuni elementi classici che sono presenti nel romanzo come: la bambina maltrattata che sogna un posto migliore e gli zii crudeli.

La presenza di Gilbert dà una nota “fantastica” alla storia. Il gatto si palesa sempre nel momento del bisogno. E’ un felino furbo, scaltro e intelligente. Ad accompagnare la storia ci sono delle illustrazioni che spesso sono inserite in sequenza per rappresentare al meglio alcune scene.

Un libro carino che si legge velocemente, dallo stile semplice e leggero.

Credo che sia una buona lettura per i bambini che si approcciano al passaggio dai libri per più piccoli a quelli per ragazzi, proprio perché la trama è molto semplice e le illustrazioni accompagnano la storia rendendola interessante e dinamica. 

#Prodottofornitoda @Rizzoli

Tutti giù per aria di Rosella Postorino | Recensione

Tutti giù per aria

Rosella Postorino

Tina non sa cosa le è saltato in mente quel pomeriggio, quando ha accettato di giocare a pallavolo con i compagni. Di solito fa solo le cose che sa fare bene, perché ha sempre paura di sbagliare. Gli altri bambini la chiamano ‘perfettina’ e non la trovano molto divertente: la perfezione non ha mai fatto ridere nessuno! La palla cadrà nel fume, Tina per riprenderla precipiterà giù da una cascata e da qui tutto avrà inizio. Recuperata da un’enorme signora-mongolfera, viene portata in volo fino a uno strano paese, pieno di personaggi strampalati, quel giorno in festa per la Fiera degli Scarti e l’annuale Caccia al Tesoro. Chi arriverà primo? Ma soprattutto, cosa vinceranno gli altri? Perché, quando si gioca insieme, nessuno perde mai.

Tina faceva tutto bene, e quello che non sapeva fare bene preferiva non farlo. Per esempio non raccontava mai le barzellette e neppure si avvicinava al gruppo quando i compagni se le raccontavano. Aveva sempre paura di non capirle, di ridere al momento sbagliato o di fare scena muta quand’erano finite. 

Una storia per ragazzi avventurosa e fantasiosa.

Rossella Postorino è un’autrice che tutti conoscono per “Le assaggiatrici”, romanzo che ha vinto il Premio Campiello, ma con “Tutti giù per aria” l’autrice fa il suo esordio nella letteratura per ragazzi. 

La protagonista è Tina, una bambina di otto anni che ha paura di sbagliare e che per questo motivo fa solo ciò che le riesce bene. Per il suo essere “perfettina” non è ben vista dai suoi compagni di scuola. Un giorno si troverà a giocare a pallavolo con gli altri bambini, la palla cadrà nel fiume e Tina, per riprenderla, precipiterà da una cascata che la porterà in un mondo surreale con personaggi bizzarri. 

Tutti giù per aria è una storia leggera e fantasiosa. Tina è una protagonista deliziosa e, leggendo di lei, mi sono ricordata di alcune situazioni di quando ero bambina. La storia prende corpo quando Tina viene salvata da Gianna Baloon, la signora mongolfiera, e questa è solo una delle persone bizzarre che Tina incontrerà nella sua avventura. 

Punto forte del romanzo è sicuramente la fantasiosa caratterizzazione dei personaggi. Oltre alla signora mongolfiera, un altro personaggio fantastico è Giangi, il parrucchiere che taglia i capelli a forma di frutta e ortaggi. Ci sono tante altre figure strambe e fantasiose, ma non ve le descrivo per non rovinarmi la sorpresa nella lettura. Ho trovato la storia piacevole, anche se mi aspettavo qualcosa in più, ma sicuramente è un ottimo esordio nella letteratura per ragazzi. 

Il lettore si trova in una specie di Paese delle Meraviglie con personaggi bizzarri. La storia è molto carina, dallo stile scorrevole, e tratta del tema dell’imperfezione e della paura di sbagliare.

Nel libro sono presenti delle deliziose illustrazioni, realizzate da Alessandra Cimatoribus, sia a matita che a colori, che rappresentano i personaggi surreali che incontra la piccola Tina. 

Un’avventura che che catapulta una bambina perfetta in un mondo imperfetto. 

#Prodottofornitoda @Salani

 

Kitchen di Banana Yoshimoto | Recensione

Kitchen 

Banana Yoshimoto

“Non c’è posto al mondo che io ami più della cucina…”. Così comincia il romanzo di Banana Yoshimoto, “Kitchen”. Le cucine, nuovissime e luccicanti o vecchie e vissute, riempiono i sogni della protagonista Mikage, rimasta sola al mondo dopo la morte della nonna, e rappresentano il calore di una famiglia sempre desiderata. Ma la famiglia si può non solo scegliere, ma anche inventare. Così il padre del giovane amico Yuichi può diventare o rivelarsi madre e Mikage può eleggerli come propria famiglia, in un crescendo tragicomico di ambiguità. Con questo romanzo, e il breve racconto che lo chiude, Banana Yoshimoto si è imposta all’attenzione del pubblico italiano mostrando un’immagine insolita del Giappone , con un linguaggio fresco e originale, quasi una rielaborazione letteraria dello stile dei fumetti manga.

Non c’è posto al mondo che io ami più della cucina. 

Un romanzo delicato e dalla scrittura fluida. 

Kitchen è il terzo volume che leggo di Banana Yoshimoto e devo dire che mi sono approcciata alla lettura aspettandomi molto, dato che questo è considerato il lavoro migliore dell’autrice. 

Mikage è una ragazza che rimane sola al mondo dopo la morte della nonna e per problemi economici è costretta a cambiare casa. Proprio nel momento del bisogno arriva Yuichi, un giovane che conosceva sua nonna e le propone di stare a casa sua fin quando non trova una nuova sistemazione. 

Ma perché proprio il titolo Kitchen? Perché la protagonista ha un rapporto particolare con la cucina e il cibo. Per lei la cucina non è solo un luogo dove preparare il pranzo e la cena, ma è un posto che richiama calore, famiglia e sua nonna. 

Il romanzo parla della solitudine dei giovani e della morte, due punti che spesso riscontro nei romanzi di Yoshimoto, la quale ha l’abilità innata di trattare in modo così fluido e leggero questi concetti senza però sminuirne l’importanza. 

Devo dire che mi aspettavo molto di più da questa storia. Mikage è una protagonista che a volte non mi ha convinta particolarmente e l’ho trovata molto statica. Ho però adorato la caratterizzazione di Yuichi, un ragazzo introverso che vive da solo con un padre che ha fatto l’operazione per diventare una donna. Questo particolare ha dato più corpo alla storia sollevando altri punti interessanti inerenti alla società giapponese. 

Il rapporto di Mikage e Yuichi si evolve lentamente e tutto nasce dal dolore, due anime che si completano stando vicine. 

Anche se mi aspettavo molto di più da questo libro, Kitchen è stata comunque una piacevole lettura ed è sicuramente un titolo da tenere in libreria se amate lo stile di Banana Yoshimoto. 

Cigni selvatici di Jung Chang | Recensione

Cigni selvatici. Tre figlie della Cina

Jung Chang

La storia vera di “tre figlie della Cina” (l’autrice, sua madre, sua nonna) le cui vite e le cui sorti rispecchiano un secolo di storia cinese, un tempo di rivoluzioni, di tragedie e di speranze: dall’epoca dei “signori della guerra” all’occupazione giapponese e poi russa, dalla guerra civile tra i comunisti e il Kuomintang alla lunga Marcia di Mao e alla Rivoluzione Culturale. Allevata come una “Guardia rossa”, Jung Chang raccoglierà infine l’eredità di dolore e di speranza di sua nonna e di sua madre, opponendosi al regime, che le deporterà i genitori in un campo di rieducazione e la esilierà ai piedi dell’Himalaya, fino all’insperata occasione di espatrio, nel 1978, verso l’Inghilterra.

Fu mia madre, in fondo, a ispirarmi la stesura di Cigni Selvatici, la storia di mia nonna, di mia madre e mia, sullo sfondo dei turbolenti avvenimenti della Cina del ventesimo secolo. 

Cigni Selvatici è un romanzo che nasce dalla volontà dell’autrice, Jung Chang, di voler raccontare la sua storia e quella di sua madre e di sua nonna in un periodo storico della Cina molto travagliato.

Il libro parte dagli inizi del 1900 e l’autrice introduce la storia partendo dalla bisnonna, una donna che è stata costretta a sposare un ragazzo di 14 anni, di ben sei anni più piccolo di lei. Chang spiega che in quel periodo era del tutto normale che la moglie fosse di qualche anno più grande del marito perché doveva rappresentare non solo l’amante, ma anche colei che contribuiva alla crescita del suo uomo. Questo è solo uno dei piccoli particolari della cultura orientale che tratta Chang.

L’autrice racconta le varie fasi politiche e culturali della Cina nel corso del Novecento, in modo da dare un dettagliato quadro storico al lettore al fine di comprendere al meglio le storie di vita di queste donne. Ho apprezzato molto l’aspetto storico e le varie particolarità sulla cultura cinese, che vengono raccontate dall’autrice in modo semplice e scorrevole. Si ha l’impressione di sentire tutta la storia narrata da un’amica.  

Molto interessanti e coinvolgenti sono le parti che riguardano la storia della bisnonna, della nonna e della madre, ma ho trovato un po’ lenta e prolissa la parte proprio dell’autrice. Personalmente i personaggi non mi hanno molto coinvolta, più che un classico romanzo sembra quasi un saggio scorrevole che nel delineare la situazione storica, politica e culturale aggiunge un pizzico di novità narrando la storia di queste donne. 

Ad aiutare il lettore nell’orientarsi facilmente in questa storia c’è non solo l’albero genealogico dell’autrice, ma vi è anche uno schema riassuntivo che delinea i tratti storici più importanti in relazione agli avvenimenti della famiglia di Chang. Questa piccola chicca l’ho molto apprezza perché risulta non solo ben curata da un punto di vista grafico, ma aiuta sicuramente nel non perdersi nella lettura. 

Cigni Selvatici non racconta solo la storia vera di tre donne che hanno combattuto e superato le avversità del complicato ventesimo secolo Cinese, ma racconta in modo scorrevole tutte le tappe storiche e politiche di quel periodo. 

 

Ferryman – Amore eterno di Claire McFall | Recensione

Ferryman – Amore eterno

 Claire McFall

Dylan ha quindici anni e quando una mattina decide di andare a trovare il padre, che non vede da molto tempo, la sua vita subisce un drastico cambiamento: il treno su cui viaggia ha un terribile incidente. Dylan sembrerebbe essere l’unica sopravvissuta tra i passeggeri e, una volta uscita, si ritrova in aperta campagna, in mezzo alle colline scozzesi. Intorno non c’è anima viva, a parte un ragazzo seduto sull’erba. L’adolescente si chiama Tristan e, con il suo fare impassibile e risoluto, convince Dylan a seguirlo lungo un cammino difficile, tra strade impervie e misteriose figure che girano loro intorno, come fossero pronte ad attaccarli da un momento all’altro. È proprio dopo essersi messi in salvo da questi strani esseri che Tristan le rivela la verità… lui è un traghettatore di anime che accompagna i defunti fino alla loro destinazione attraverso la pericolosa terra perduta.
A ogni anima spetta il suo paradiso, ma qual è quello di Dylan? L’iniziale ritrosia di Dylan e l’indifferenza di Tristan si trasformano a poco a poco in fiducia e in un’attrazione magnetica tra i due ragazzi che non sembrano più volersi dividere. Arrivati al termine del loro viaggio insieme, Dylan proverà a sovvertire le regole del suo destino e del mondo di Tristan, pur di non perderlo.

 

C’era qualcosa di insolito nel modo in cui sedeva lì, una figura solitaria in un luogo isolato. Dylan non riusciva a immaginare come vi fosse arrivato, a meno che anche lui non fosse stato sul treno.

Ferryman è il primo volume di una trilogia fantasy young adult con una storia d’amore che va oltre la morte. 

Dylan è una ragazzina di quindi anni che rimane vittima di un incidente ferroviario e, quando si risveglia, si trova da sola con un ragazzo silenzioso e introverso di nome Tristan, il quale la convincerà a seguirlo in un cammino molto difficile. Ben presto Tristan le svelerà che in realtà lei è morta e lui è il suo traghettatore di anime, che ha il compito di proteggerla dai pericoli insidiosi della terra perduta e di accompagnarla dove vanno tutte le anime.

Lo stile di scrittura di Claire McFall è semplice e la narrazione scorre che è un piacere. L’autrice accompagna il lettore nello scenario cupo e lugubre della terra perduta, in cui i demoni non aspettano altro che rubare le anime ai traghettatori per cibarsene. 

Una delle cose che ho apprezzato del romanzo è proprio l’ambientazione, che ho trovato interessante e originale per la caratterizzazione di questo universo che si trova tra il mondo dei vivi e l’Aldilà.

Dylan ha tutti gli elementi della tipica protagonista dei young adult: impacciata, vittima di bullismo a scuola e con una situazione familiare disastrosa. Ammetto di non averla amata perché a tratti l’ho trovata infantile, con poco carattere e, personalmente, non apprezzo molto questa tipologia di personaggio. Altra cosa che mi ha lasciata perplessa è l’amore che prova la protagonista per il suo traghettatore. Questo suo affetto così forte da voler arrivare anche a prendere decisioni estreme e importanti pur di stare con lui, l’ho trovato ingiustificato e poco trattato, non si percepisce il motivo della crescita di questo sentimento, ma essendo che è solo il primo volume di una trilogia mi aspetto qualche spiegazione nei prossimi volumi. 

La trama è molto lineare, non ci sono colpi di scena e il tutto si sofferma molto su quello che provano i due protagonisti. Ho apprezzato particolarmente il silenzioso e impassibile Tristan, il quale sembra proprio lui affrontare un percorso di crescita che gli permette di avere più coscienza di se stesso. Il traghettatore è una figura che affascina subito perché il suo unico obiettivo è quello di portare al sicuro le anime, ma quando incontra Dylan inizia a provare sensazioni che non avrebbe mai pensato di provare. 

Personalmente mi aspettavo qualcosa di più da questo volume, ma essendo solo il primo capitolo di una trilogia, immagino che la storia prenda più consistenza nei prossimi volumi. Nonostante questo è un libro che mi ha intrattenuto e che ho letto velocemente.

Ferryman è una lettura leggera, scorrevole, che ti porta nei meandri oscuri della terra perduta e ti fa scoprire un mondo misterioso, insieme a un traghettatore di anime risoluto e al suo amore.

 

#Prodottofornitoda @FaziEditore

James Biancospino e le sette pietre magiche di S. Chialchia | Recensione

James Biancospino e le sette pietre magiche

S. Chialchia

Agli albori del XVI secolo l’eterna lotta tra il Bene e il Male non si svolge solo con spade e pugnali, ma anche attraverso il dominio di antiche e misteriose pietre magiche: la vittoria arriderà a chi si dimostrerà più abile nel controllarne l’arcano potere. James Biancospino, un timido ragazzo del terzo millennio, si trova suo malgrado coinvolto nella guerra senza esclusione di colpi tra la Confraternita della Luce e la terrificante setta degli Oscuri. Attraverso viaggi avventurosi e mirabolanti battaglie, James scopre un po’ alla volta il valore di parole come onore, dovere, coraggio, sacrificio, amicizia e amore, che doneranno un nuovo senso alla sua vita.

Le sorti dell’umanità sarebbero state decise in quello scontro. Epico, memorabile, consacrato al coraggio e alla speranza, certo; ma quanta morte e quanto sangue avrebbero dovuto affrontare quegli eroi, affinché il Bene trionfasse sul Male?

Un fantasy avventuroso con un intrigante viaggio nel tempo dalle sfumature dark.

James è un ragazzo di diciotto anni, sensibile e timido che è maturato prima dei suoi coetanei per la vita non facile che ha avuto fin dall’infanzia. Viene abbandonato in tenera età dal padre, di cui conosce solo il nome, ed è cresciuto da una madre poco presente a causa del suo lavoro da hostess.

La vita del protagonista scorre tra la routine quotidiana e strani incubi che gli tormentano il sonno fin quando, per uno scherzo del destino, perde i sensi vicino al bosco e si risveglia nello stesso posto, ma nel passato. Prima di svenire James aveva stretto tra le mani una pietra, che si scopre essere una delle sette pietre magiche superiori, la quale lo trasporta indietro nel tempo, precisamente nel XVI.

James Biancospino e le sette pietre magiche è una storia ricca di magia, mistero, battaglie e per i romantici non manca la storia d’amore. Le vicende si spostano in vari luoghi nell’Italia rinascimentale e ho apprezzato molto questo scenario che trovo si presti magnificamente per il periodo storico raccontato dall’autore. 

Il protagonista incontra molti personaggi nella sua avventura che però ho trovato poco approfonditi, probabilmente perché questo è solo il primo volume della trilogia, ma avrei preferito una maggior caratterizzazione. 

Lo stile di scrittura è semplice e ricercato. L’autore realizza una storia dinamica in cui si evidenziano i tipici messaggi di questo genere di fantasy. Il tutto si sviluppa sulla classica dinamica della lotta tra il bene e il male rappresentato dallo scontro tra le due fazioni: la Confraternita della Luce e la setta degli Oscuri.

Si riscontrano altri passaggi classici come l’ambizione e l’egoismo dell’uomo che prevale sui buoni sentimenti, e la crescita personale del protagonista che è resa molto bene. Personalmente mi è piaciuto molto James, è un ragazzo tenero, insicuro di sé e introverso che si trova coinvolto in una situazione che mai avrebbe immaginato, neanche nei suoi sogni.

Una storia che intrattiene, con un finale forse un po’ frettoloso, ma se cercate una classica avventura fantasy in cui c’è l’antico scontro tra il bene e il male, allora vi consiglio questa lettura.

 

#Prodottofornitoda @Aporema Edizioni

 

Il dottor Nabokov e la bicicletta alata di Claudia Perfetti | Recensione

Il dottor Nabokov e la bicicletta alata

Claudia Perfetti

A Jean Paul Sartre, filosofo tormentato, viene recapitato un oggetto misterioso. Nel tentativo di scoprire di cosa si tratta, si rivolge al dottor Benjamin Nabokov, professore e inventore di cui ha sentito parlare. I due, insieme a Nina, una studentessa del professore con il dono straordinario di vedere le cose del “mondo invisibile”, iniziano a indagare, consapevoli di dover andare oltre la realtà per capire da dove viene l’oggetto misterioso e cosa significano le visioni di Nina. E se la scienza non si limitasse a spiegare i fenomeni visibili? E se la filosofia riuscisse a ergersi oltre le cose del mondo? Il dottor Nabokov, Sartre e Nina uniranno le loro forze per scoprire che quell’universo misterioso esiste davvero, oltre l’essere, oltre il nulla.

 

Le cose assumono un senso solo se qualcuno le osserva e a seconda dei punti di vista cambiano: un quadro è un quadro, ma nello stesso tempo può essere incanto per qualcuno e paura per qualcun altro.

Il Dottor Nabokov e la bicicletta alata è una storia misteriosa e dinamica, in cui la filosofia e la scienza si intrecciano, creando un’ambientazione accattivante. 

Il lettore conosce subito il Dottor Nabokov, un sessantacinquenne che ha dedicato la sua vita alla ricerca della verità e che veste perfettamente i panni del professore di fisica e matematica. Il filosofo Jean Paul Sartre riceve uno strano oggetto e contatterà proprio Nabokov per chiedergli di aiutarlo nel capire qualcosa in più a riguardo. Nell’indagine e lo studio sulla natura di questo misterioso oggetto si unirà anche Nina, una studentessa che ha un dono molto particolare e che tiene nascosto.

Come ho detto prima, la storia è molto dinamica proprio perché si seguono non solo le varie situazioni dei tre personaggi citati, ma dalla seconda parte del romanzo si scopre un altro “mondo”, altre figure particolari e affascinanti che rendono il libro ancora più accattivante e la trama prende sempre più consistenza.

Lo stile di scrittura è scorrevole e poetico, l’autrice fa delle bellissime riflessioni anche filosofiche, prendendo a esempio temi attuali. Il ritmo della storia è veloce e devo dire che all’inizio non mi ha disturbato la cosa, anzi, Claudia Perfetti introduce in modo fluido e diretto molti concetti e situazioni interessanti, peccato che, nel corso della lettura, ho notato che ci sono alcuni momenti che si svolgono troppo velocemente. Per questo ritmo serrato non sono riuscita a entrare in sintonia con i personaggi che ho trovato un po’ freddi. Avrei preferito qualche pausa, anche perché l’autrice realizza una trama ben articolata e, secondo il mio punto di vista, rallentare il ritmo sarebbe servito ad assimilare meglio gli avvenimenti.

A parte questo particolare, Claudia Perfetti racconta una storia piacevole, avvolta dal magnetismo creato dalla filosofia, dalla scienza e con un pizzico di fantasia.

#Prodottofornitoda @BookaBook

IO E CHARLOT di A. Di Genova | Recensione

Io e Charlot

Arianna di Genova

Successe una cosa inaspettata. Quasi senza accorgermene mi vestii con un paio di pantaloni troppo grandi per me, una giacchetta troppo piccola e infilai ai piedi due scarpe da gigante. Raccolsi un bastone di bambù e calzai una bombetta nera sulla testa. Incollai anche due baffetti corti corti sotto il naso. Era nato Charlot…

 

Raccolsi un bastone di bambù e calzai una bombetta nera sulla testa. Quel tipo di cappello era spassoso perché era davvero stretto per la mia capigliatura folta e riccioluta. Incollai anche due baffetti corti corti sotto il naso.
E adesso? Che dovevo fare?
Non avevo nessuna idea su come si sarebbe comportato in scena quel tipo che avevo creato, così malandato eppure pieno di dignità.

Io e Charlot è un libro che tratta della storia di Charlie Chaplin, o per meglio dire, è proprio Chaplin che racconta con parole semplici la sua vita.

Il libro è indirizzato a un pubblico per ragazzi e per questo la narrazione ha uno stile delicato.
Il protagonista racconta del suo passato come se stesse narrando una favola della buona notte.

La vita di questo grande artista è complicata, piena di delusioni, sconfitte e di amori molto discussi, ma l’autrice sintetizza la sua storia, soffermandosi principalmente sul suo passato, su quando era bambino, sul rapporto d’affetto che aveva con il fratello maggiore, sulla madre malata e sul percorso della nascita del personaggio per il quale viene ricordato ed elogiato: Charlot.

Il testo è accompagnato da delle deliziose illustrazioni di Alessandro Sanna che nella loro semplicità, realizzate con linee sottili e spesse, sono dinamiche.

Ottimo libro da regalare ai ragazzini per far scoprire questo grande personaggio.