Dopo quarantun anni, due uomini, che da giovani sono stati inseparabili, tornano a incontrarsi in un castello ai piedi dei Carpazi. Uno ha passato quei decenni in Estremo Oriente, l’altro non si è mosso dalla sua proprietà. Ma entrambi hanno vissuto in attesa di quel momento. Null’altro contava per loro. Perché? Perché condividono un segreto che possiede una forza singolare: “una forza che brucia il tessuto della vita come una radiazione maligna, ma al tempo stesso dà calore alla vita e la mantiene in tensione”. Tutto converge verso un “duello senza spade” ma ben più crudele. Tra loro, nell’ombra il fantasma di una donna.
Non ho mai letto nulla di Sándor Márai e proprio qualche tempo fa mi sono imbattuta in una sua citazione che mi ha colpita talmente tanto da voler leggere qualcosa di questo autore (la citazione l’ho inserita anche nel secondo racconto di Aki il Bakeneko che trovate su amazon XD).
Alla prima occasione degli sconti Adelphi ho acquistato Le braci, un romanzo che parla dell’amicizia di due uomini che hanno condiviso gran parte della loro infanzia e giovinezza, per poi separarsi per ben quarantun anni. Passato questo tempo si incontreranno di nuovo per parlare dei fatti accaduti anni prima, ma le cose non sono semplici, soprattutto perché tra loro c’è il fantasma di una donna.
Punto di forza del romanzo è sicuramente la scrittura. Sándor Márai ha uno stile fluido e l’ho trovato molto poetico soprattutto per le metafore, più volte ho riletto alcuni passaggi trovandoli malinconici ed eleganti. La malinconia è il sentimento che regna per gran parte del libro, a volte questa emozione viene stemperata dalla tensione crescente perché man, mano che si va avanti si scopre qualcosa in più sugli avvenimenti che hanno determinato la rottura dell’amicizia.
Henrik e Konrad si conosco da bambini, e da quel momento nasce un’amicizia quasi viscerale, a tratti ho anche pensato che ci fosse qualcosa in più tra i due. Nonostante la diversa situazione economica e sociale in cui vivono, i due giovani crescono insieme e si sostengono a vicenda. Un giorno Konrad presenta al suo migliore amico la bella Krisztina e da quel momento le cose cambieranno.
La trama è lineare, non ci sono colpi di scena, o per lo meno io ho trovato i vari passaggi prevedibili, ma sono stata catturata dalla potenza delle pagine di Márai. Più che sui personaggi, l’autore si focalizza sulle relazioni. L’amicizia è il punto cardine che viene messo in discussione, come anche l’amore e il rispetto. Devo dire che non ho molto apprezzato Krisztina come personaggio, a volte mi ha ricordato un po’ Daisy del Grande Gatsby, sono entrambe donne deboli emotivamente, figure che non hanno il coraggio di prendere una decisione se non spinte all’estremo. Eppure sarà proprio questa fragilità di Krisztina a determinare la rottura di questa bella amicizia.
Una lettura che ho apprezzato molto e che consiglio di recuperare se siete attratti dalla scrittura di Márai.