In una piccola e spettrale città chiusa dentro mura che la separano dal resto del mondo, vivono abitanti privi dell’ombra e dei sentimenti, tranquilli al riparo di ogni emozione. Tra di loro, un nuovo arrivato ha il compito di leggere “i vecchi sogni” nel teschio degli unicorni, unici animali del luogo, cogliendo frammenti di memorie e di un’altra vita, di un’altra possibile dimensione. In parallelo, in un’asettica disumana e futuribile Tokyo, un uomo sarà coinvolto da uno scienziato tanto geniale quanto sconsiderato in un esperimento a rischio della vita che lo porterà a calarsi nei sottosuoli della città, in lugubri voragini animate da creature mostruose e maligne, metafore delle paure che agitano la coscienza di tutti. Ed è proprio lì, nel buio fondo della mente, che si troverà la chiave dell’enigma, la soluzione del mistero che lega i personaggi dei due mondi, che sono in realtà l’uno il riflesso dell’altro. Sarà possibile lo scambio tra le due dimensioni, il passaggio in entrambi i sensi, o il viaggio sarà senza ritorno?
Ho un rapporto di odio e amore con Murakami.
L’ultimo libro che ho letto è stato Kafka sulla spiaggia, un titolo che tutti amano, ma che io purtroppo non ho apprezzato. Questa volta mi sono approcciata a una storia che è sulla stessa scia del realismo magico di Kafka sulla spiaggia, ma che mi ha coinvolta molto di più.
Murakami crea due storie parallele, pregne di realismo magico e con personaggi di cui non si sanno i nomi.
I capitoli si alternano in due mondi diversi “la fine del mondo” e “nel paese delle meraviglie”. Nel primo scenario c’è un’ambientazione cupa, un po’ claustrofobica, in cui il protagonista arriva in una città isolata dal mondo dove vivono personaggi privi di ombra e senza sentimenti. Il protagonista è un uomo che, mentre inizia il lavoro come “lettore di sogni”, cercherà a tutti i costi di riappropriarsi della sua ombra e di non perdere la capacità di provare sentimenti. Nello stesso momento incontra una giovane ragazza che gli ruberà il cuore.
Nel paese delle meraviglia invece ci troviamo in una città cupa, cibernetica, frenetica, dove il protagonista verrà coinvolto da uno scienziato nei suoi piani ben poco chiari all’inizio. Qui ci sono creature misteriose che abitano sottoterra: gli Invisibili.
Ogni volta che leggo un libro di Murakami già so che mi devo preparare a un viaggio spericolato, colmo di elementi onirici e situazioni fuori di testa. Sarò onesta, non è stata una lettura scorrevole, o per lo meno io ho fatto un po’ fatica a seguire la trama per la sua particolarità, ma allo stesso tempo mi ha tenuta incollata alle pagine. Il romanzo gioca di contrasti con messaggi e scene, il non dare un nome ai personaggi è come se li rendesse meno definiti, ma non per questo freddi.
Ho apprezzato molto di più la storia ne “la fine del mondo” forse perché ho amato l’ambientazione grottesca e a tratti fiabesca. Il ritmo di questa storia scorre in modo più fluido a differenza della trama ne “il paese delle meraviglie” dove c’è sicuramente più azione e anche spiegazioni scientifiche e filosofiche di quello che succede.
Più che una semplice lettura è una vera e propria esperienza nella mente dell’autore. Si entra in contatto con il suo mondo onirico e surreale, e ancora mi chiedo come possa aver pensato a determinate cose.
Se vi è già familiare la penna di Murakami, soprattutto per quanto riguarda le sue storie basate sul realismo magico, allora vi consiglio di recuperarlo 🙂