Il giovane Omuta Toshikiyo è l’uomo più ricco della città giapponese di S. È sposato con una donna bellissima che è riuscita a fargli superare la sua naturale misoginia e ha un caro amico, bello e spiantato. Un giorno Toshikiyo cade da una rupe e muore. Riaprirà gli occhi in una bara, trasformato in un demone tornato dall’Inferno e, una volta evaso dalla tomba di famiglia, scoprirà che la sua precedente vita non era affatto idilliaca come sembrava ma nascondeva molti inganni. Crollata ogni certezza, decide di dare inizio alla sua vendetta, ispirandosi al nume tutelare di Edmond Dantès, Conte di Montecristo, e guidato da un forte istinto di giustiziere. Edogawa Ranpo, autore di culto anche in Occidente, ha dato vita a un’opera lucida e spietata come un revenge movie del cinema orientale e insieme debitrice al gotico e al noir di Marie Corelli e Edgar Allan Poe, creando un ibrido letterario ricco di fascino, profondamente perturbante.
In questo momento, di fronte a me, quel brav’uomo del professore del carcere attende sornione l’inizio della mia lunga storia. Di fianco, invece, un abile stenografo è intento a temperare la matita, pronto a scattare al primo movimento delle mie labbra. […] Sì, sono uno spietato assassino!
Il demone dai capelli bianchi (pubblicato la prima volta nel 1932) è un romanzo che ha dei chiari riferimenti al classico de Il Conte di Montecristo. Il protagonista è il visconte Omuta, uomo che possiede una grande fortuna e che ha una profonda amicizia con Kawamura. I due giovani condividono tutto, vivono quasi in simbiosi. Quando Omuta si innamora perdutamente della bellissima Ruriko, sembra aver trovato la felicità assoluta, ma durante una scampagnata insieme alla giovane moglie e al fidato amico, il protagonista viene coinvolto in un incidente. Omuta si risveglierà dopo cinque giorni nella tomba di famiglia e, una volta compreso il tradimento da parte delle persone più importanti della sua vita, deciderà di crearsi una nuova identità per seguire il sentiero della vendetta.
Edogawa Ranpo era un grande amante della letteratura occidentale e anche se per almeno metà libro la trama è abbastanza prevedibile, per il riferimento evidente al Conte di Montecristo, la storia mi ha coinvolta con l’ambientazione noir e spesso grottesca. Con uno stile fluido, il lettore segue il racconto del protagonista.
Omuta si racconta, sembra quasi di averlo al nostro fianco, mentre svela i suoi pensieri e riflette sulle sue azioni, spesso raccapriccianti. Il lettore non può fare altro che leggere (e ascoltare) le sue parole.
Ho trovato ben costruita la caratterizzazione dei personaggi: l’evoluzione estrema, ma anche molto realistica di Omuta, la brama di Kawamura e l’ambizione e la vanità di Ruriko. Un trio che rappresenta bene alcuni lati oscuri del genere umano.
Il demone dai capelli bianchi è un viaggio nella psicologia di un uomo che evolve i suoi pensieri ottusi quando raggiunge la felicità, per poi mutare completamente nel momento in cui viene ferito. Vendetta, rimorso, rancore, avidità e ambizione, questi sono gli elementi portanti di questo romanzo.