Mentre l’Imperatore Celeste tenta di rafforzare il suo potere, un terrore indicibile si diffonde nel regno, minacciando la fragile pace che Xingyin ha costruito a così caro prezzo quando ha liberato sua madre. Costretta a fuggire da casa sua, la ragazza si avventura tra le terre inesplorate del Regno Immortale in cerca d’aiuto. Ma le alleanze mutano più veloci delle maree, e Xingyin deve lottare contro rancori e nemici del passato per aprirsi una nuova via, trovando sostegno dove non avrebbe mai immaginato. Più di tutto, deve scoprire la verità nascosta nel suo cuore e farsi strada attraverso la devastazione, per ribellarsi contro il male prima che distrugga tutto ciò che le è caro e i mondi che ha imparato ad amare… anche se farlo richiede il prezzo più alto di tutti. Il seguito di “La figlia della Dea della Luna” arriva al cuore dell’amatissimo mito cinese, portando a conclusione l’epopea di Xingyin, figlia della dea Chang’e e del mortale Houyi, impegnata a combattere una nuova minaccia al suo regno, in questo potente racconto che parla d’amore, sacrificio e speranza.
Tutti conoscevano il racconto di come mio padre avesse abbattuto i soli, di come mia madre fosse volata sulla luna… ma, talvolta, in quelle leggende non era importante il come, bensì il perché. Alcuni possono pensare che l’amore ci renda più deboli, ma esso ci dà una forza che non sappiamo nemmeno di possedere. Non sarei più scappata, non avrei più dubitato. Sarei uscita dalle ombre del mio passato e avrei rivolto il viso verso ciò che mi attendeva.
La perfetta conclusione di una dilogia fantasy orientale!
Nel capitolo conclusivo di questa serie, Xingyin si troverà ad affrontare tante avversità partendo dall’ostilità che ha il Regno Celeste nei suoi confronti, ai rimorsi che prova per essersi fidata di persone “sbagliate”, alla relazione in bilico con il suo principe e, per ultimo, scoprirà qualcosa in più su suo padre Houyi.
La leggenda di Chang’e continua, svelando altri misteri del mito e approfondendo personaggi che sono rimasti un po’ in disparte nel primo volume. Non mancheranno colpi di scena finali, evoluzioni delle relazioni e per i romantici continua a esserci il triangolo amoroso anche se questo secondo volume si concentra prevalentemente sulla dinamica politica tra gli immortali. Per quanto riguarda i personaggi in questo secondo capitolo non ho tanto apprezzato Xingyin che ho trovato un po’ troppo “statica” per alcune situazioni (che non rivelo per non fare spoiler) e proprio questo suo atteggiamento tende a far perdere un po’ di mordente alla trama.
Ben strutturati i personaggi secondari, anche se avrei preferito una maggiore introspezione, soprattutto per il mio personaggio preferito Wenzhi. Nel complesso, anche se ho preferito più il primo volume, ho apprezzato questa dilogia. Sicuramente se siete amanti dei c-drama lo adorerete!
«L’amore è incomprensibile, una forma di pazzia». Nel candore dello sguardo di Elba il manicomio diventa un luogo buffo e terribile, come la vita, che Viola Ardone sa narrare nella sua ferocia e bellezza. Dopo “Il treno dei bambini” e “Oliva Denaro”, “Grande meraviglia” completa un’ideale trilogia del Novecento. In questo romanzo di formazione, il legame di una ragazzina con l’uomo che decide di liberarla rivela il bisogno tutto umano di essere riconosciuti dall’altro, per sentire di esistere. Elba ha il nome di un fiume del Nord: è stata sua madre a sceglierlo. Prima vivevano insieme, in un posto che lei chiama il mezzomondo e che in realtà è un manicomio. Poi la madre è scomparsa e a lei non è rimasto che crescere, compilando il suo “Diario dei malanni di mente”, e raccontando alle nuove arrivate in reparto dei medici Colavolpe e Lampadina, dell’infermiera Gillette e di Nana la cana. Del suo universo, insomma, il solo che conosce. Almeno finché un giovane psichiatra, Fausto Meraviglia, non si ficca in testa di tirarla fuori dal manicomio, anzi di eliminarli proprio, i manicomi; del resto, è quel che prevede la legge Basaglia, approvata pochi anni prima. Il dottor Meraviglia porta Elba ad abitare in casa sua, come una figlia: l’unica che ha scelto, e grazie alla quale lui, che mai è stato un buon padre, impara il peso e la forza della paternità. Con la sua scrittura intensa, originale, piena di musica, Viola Ardone racconta che l’amore degli altri non dipende mai solo da noi. È questo il suo mistero, ma anche il suo prodigio.
Oggi sono qui a parlarvi dell’ultimo libro di Viola Ardone “Grande Meraviglia”.
Questo è quel caso in cui un libro mi è piaciuto così tanto da non riuscire a trovare le parole adatte per parlarne, ma cercherò attraverso questo post di trasmettervi tutte le sensazioni che ho provato leggendo questa storia.
Con uno stile delicato e intimo, Viola Ardone racconta non solo della legge Basaglia, della chiusura dei Manicomi, di come il più delle volte venivano rinchiuse non solo persone sane che erano considerate “scomode” (vuoi per ruolo sociale, vuoi per comportamenti fuori dal comune ecc.), ma tratta anche delle atroci pratiche mediche per “curare” i disagi e le patologie dei pazienti, il più delle volte resi pazzi proprio per questi metodi.
Detta così il registro del libro potrebbe risultare pesante, angosciante, claustrofobico, eppure con abile maestria l’autrice riesce a trattare questo tema così delicato in modo leggero, ma senza sminuirlo, introducendo la figura stramba e divertente del Dottore Fausto Meraviglia, amico dei gatti e dei pazzi!
Così il lettore conosce la storia di Elba e di Meraviglia, si parla di varie relazioni: quella con la famiglia, con gli amici, con i colleghi di lavoro, e soprattutto si affronta la relazione più complicata che possiamo avere, quella con noi stessi.
La prima parte del romanzo aggancia il lettore attraverso gli occhi di Elba, la quale racconta del mezzomondo e di tutti i suoi abitanti più o meno strambi, dalla seconda parte c’è il punto di vista di Fausto Meraviglia, un personaggio irriverente, stacanovista e con una visione della vita tutta sua.
Se avete voglia di leggere un libro che vi prenda dalla prima pagina in poi e che vi trascini in un turbinio di riflessioni e di situazioni che vi faranno spuntare il sorriso nonostante la tematica, vi consiglio assolutamente di immergervi nella lettura 🙂
È quasi un capriccio, uno scherzo, quello di tagliarsi i baffi, da parte del protagonista di questo inquietante romanzo. Ma ci sono scherzi (Milan Kundera insegna) che possono avere conseguenze anche molto gravi. Il nostro non più baffuto eroe si troverà infatti proiettato di colpo – lui che voleva solo fare una sorpresa alla moglie – in un universo da incubo: perché tutti quelli che lo conoscono da anni, e la moglie per prima, affermano di non averli mai visti, quei baffi, e che dunque nella sua faccia niente è cambiato. Il mondo comincia allora ad apparirgli «fuor di squadra», e il confine tra la realtà e la sua immaginazione sempre più sfumato. Delle due l’una: o è pazzo, o è vittima di un mostruoso complotto, ordito dalla moglie con la complicità di amici e colleghi, per convincerlo che è pazzo. Non gli resta che fuggire, il più lontano possibile. Ma servirà? O non è altro, la fuga stessa, che il punto di non ritorno? Per nessun lettore sarà facile ripensare a questo libro – in cui ritroviamo le atmosfere visionarie e paranoiche di quel Philip K. Dick sul quale Emmanuel Carrère ha scritto – senza un brivido di turbamento.
Avete voglia di un libro fuori di testa, ma che vi prende pagina dopo pagina?
Allora I baffi di Carrère è la storia perfetta.
Tutto parte dal protagonista (di cui non si saprà mai il nome) che un giorno, un po’ per scherzo, un po’ per uscire dalla routine della sua vita perfetta composta da una moglie amorevole, amici e un lavoro, decide di tagliarsi i baffi.
Che sia una metafora? Un gioco? Un gesto ancora più complesso? Questo lo decide il lettore, fatto rimane che dopo questa azione nessuno delle persone a lui vicine nota il cambiamento perché per loro lui non ha mai avuto i baffi. Da qui è un crescendo di situazioni assurde, deliranti, che mano, mano degenerano mettendo in dubbio chi sia il pazzo, o i pazzi. Forse è tutto un sogno? Forse un’illusione? E’ la vita reale?
Insomma di sicuro c’è una base pirandelliana sul concetto dell’identità, eppure la bellezza di questa storia è che oltre a prendere e trascinare in un turbinio di pazzia, pagina dopo pagina, lascia grande interpretazione al lettore sulla chiave di lettura di questa storia.
Quindi se avete voglia di un libro del genere, leggetelo! Io personalmente l’ho già regalato a due persone e lo regalerò anche a natale XD
Sorha è riuscita a rompere l’incantesimo che imprigionava i suoi fratelli nei corpi di cigni e, con il suo amore, ha sconfitto generazioni di odio e unito due culture. Grazie al suo coraggio e al suo sacrificio, la pace e la gioia sono tornate a Sevenwaters. Ma dopo anni di relativa tranquillità, nuove ombre vanno addensandosi sull’Irlanda del Nord e sui figli di Sorha: la primogenita Niamh deve piegarsi a un matrimonio di convenienza e, mentre il giovane Sean si appresta a ereditare il titolo, spetterà alla sua gemella Liadan – che ha preso dalla madre il dono della Vista e le doti di guaritrice – compiere il destino della famiglia di Sevenwaters. Per farlo dovrà intraprendere un viaggio alla scoperta di un mondo che sa essere tanto meraviglioso quanto oscuro e crudele. Un’esperienza che la cambierà per sempre, insegnandole a quale prezzo è stata conquistata la serenità che ha sempre conosciuto. Tra insidie e dilemmi, Liadan avrà bisogno di tutta la sua forza per fronteggiare proprio coloro che ama di più. Perché la sua ricerca del vero amore potrebbe essere per tutti loro una condanna… o la salvezza.
Una scrittura poetica e fiabesca, con una trama avvincente e piena di colpi di scena!
Ormai per me è chiaro! La serie Sevenwaters è entrata nel mio cuore. Adoro la scrittura dell’autrice e la sua bravura nella caratterizzazione dei personaggi, ma andiamo per gradi!
Nel libro La figlia della foresta il lettore segue la storia di Sorha, ripercorrendo la fiaba dei Sei cigni. In questo secondo volume la protagonista è sua figlia Liadan, forte come la madre, e intelligente e pacata come il padre Red. Liadan forse è la chiave per impedire l’arrivo del male, la degna erede di Sevenwaters eppure il suo cammino cambierà quando incontrerà l’Uomo Dipinto, un essere crudele e spietato.
L’autrice ha creato dei personaggi che entrano nel cuore del lettore, caratterizzandoli in modo magistrale. Liadan, una ragazza silenziosa, che ha molte cose in comune con la madre, ma che si dimostrerà anche più grintosa e determinate nel raggiungere i suoi obiettivi. La storia d’amore in questo volume è più passionale, rispetto alla storia tra Sorha e Red che invece è più fiabesca e romantica, ma non certo meno intensa. Il gemello di Liadan è molto simile allo zio Liam e poi c’è la sorella maggiore, la bella e frivola Niamh.
Le vicende si susseguono in modo incalzante tra intrighi politici e tradimenti, il lettore incontrerà personaggi che ha lasciato nel primo volume e dovrà dire addio ad altri (quindi preparate i fazzoletti!).
Insomma non ci sono parole per descrivere la bellezza di questa serie. Ogni volta è un viaggio di emozioni tra tristezza, rabbia e gioia. Questa è la magia di Sevenwaters, la magia di sentirsi parte di una storia.
Khai Diep non ha sentimenti. Si irrita quando le persone lo costringono a modificare la sua routine ed è contento se i conti sui registri quadrano al centesimo, ma non conosce emozioni comuni come il dolore o l’amore. La sua famiglia sa che il suo autismo lo porta a gestire l’emotività in modo diverso; tuttavia, davanti all’ennesimo muro che Khai erige, la madre prende in mano la situazione e torna in Vietnam per trovargli la sposa perfetta. Ho Chi Minh City. Esme Tran, una ragazza di razza mista, si è sempre sentita fuori posto e quando si presenta l’opportunità di andare in America a incontrare un potenziale marito, non si lascia scappare l’occasione di poter inseguire il suo personale Sogno americano. Sedurre Khai, però, non è così semplice. Le lezioni d’amore da lei impartite sembrano funzionare solo su sé stessa: cosa difficile da credere ma è irrimediabilmente affascinata da un uomo convinto di non essere in grado di provare amore per nessuno. Ma Khai sarà costretto a capire che, forse, alcune delle sue previsioni risultano avere un margine d’errore e che c’è più di un modo d’amare, basta crederci fino in fondo.
Una sposa in prova è il secondo volume di una trilogia scritta da Hoang, ma ogni volume è autoconclusivo, quindi è possibile leggerli separatamente.
Parto con il dire che mi sono avvicina a questa serie per curiosità, uscendo fuori dalla mia comfort zone di lettura. Ho letto il primo volume “The Kiss Quotient”, attirata dal fatto che la protagonista ha la sindrome di Asperger, ma la storia e la dinamica della coppia non mi hanno convinta, anzi, ho provato antipatia per i personaggi. Ho deciso poi di leggere anche il secondo volume perché il protagonista (che ha la stessa sindrome) compare nel primo volume e mi aveva incuriosito.
Ebbene, a differenza di The Kiss Quotient, Una sposa in prova l’ho trovata una lettura più delicata, tenera e ho apprezzato l’evoluzione della coppia.
Il protagonista è Khai, un ventisettenne che ha questa forma di autismo che non gli permette di essere empatico con chi lo circonda, tende a isolarsi, ad avere una sua rigida routine che per nulla al mondo vuole interrompere. La madre lo costringe a passare del tempo con Esme, una ragazza madre che fa un lavoro umile per provvedere a sua figlia, ma cercherà di migliorare la sua situazione conquistando Khai.
Ho apprezzato molto il doppio punto di vista. E’ stato interessante guardare il mondo attraverso gli occhi del serioso Khai e ho empatizzato molto con la tenera e sfortunata Esme. La storia scorre in modo delicato, con momenti simpatici, intimi e spesso imbarazzati tra la coppia protagonista. Entrambi i personaggi fanno un percorso di crescita, soprattutto Khai, il quale piano piano inizia ad aprirsi e a farsi conoscere.
In questo percorso Khai trova sempre il sostegno di suo fratello maggiore Quan, il quale lo aiuterà a capire i suoi reali sentimenti e a fare chiarezza su un trauma passato. Mi è piaciuta molto Esme perché anche se prova un forte sentimento per Khai non perde di vista la sua priorità, ovvero trovare una via per migliorare la vita sua e quella di sua figlia, soprattutto nel momento in cui capisce che potrebbe realizzarsi.
Si tratta di un romanzo rosa, ci sono dei cliché tipici e ho trovato forse troppo veloci alcuni tempi, ma nel complesso è stata una lettura che mi ha intrattenuto.
Insomma, il secondo tentativo di libro fuori dalla comfort zone di lettura è andato a buon fine. Se avete voglia di una storia leggera, romantica, che però sia anche un po’ articolata sia per la questione sentimentale che per la trama, vi consiglio questo libro.
Red è l’unica secondogenita nata da secoli, e come tale sa che la aspetta un destino ineludibile: verrà sacrificata al Lupo nella Foresta nella speranza che lui restituisca al mondo gli dèi che ha rapito. Red ne è quasi felice: tormentata da un misterioso potere che non è in grado di controllare, almeno nel Wilderwood non potrà fare del male a coloro che ama. Non più. Ma le leggende non dicono la verità. Il lupo non è un mostro, è un essere umano. I poteri di Red non sono una maledizione, sono una vocazione. Ma se non imparerà a controllarli gli dèi, divenuti mostri, inghiottiranno il Wilderwood, e il mondo intero.
Un libro young adult fantasy che riprende elementi fiabeschi dai toni cupi.
Per il lupo è il primo volume di una dilogia che attinge ad alcuni elementi della favola de La bella e la bestia, viene pubblicizzato più come retelling di Cappuccetto Rosso, ma sinceramente trovo ci siano più cose in comune con la prima favola.
Il Wilderwood è un luogo intriso di magia dove la vegetazione ha vita propria ed è alla continua ricerca della Seconda figlia per il Lupo, il quale è il guardiano di questo luogo misterioso e oscuro. Red, essendo la seconda figlia, ha sempre saputo di essere destinata al Lupo e decide di sua spontanea volontà di sacrificarsi perché ha un obiettivo, e a nulla servono i piani di fuga pensati da sua sorella Neve per salvarla da questa condanna.
Il libro si sofferma principalmente su Red, sul suo percorso nel Wilderwood, sull’incontro con il burbero Lupo di nome Eammon, ma ci sono anche dei capitoli che si concentrano su Neve, sulla sua continua e disperata ricerca di una soluzione per riportare a casa sua sorella.
All’inizio la lettura risulta un po’ lenta, questo perché viene introdotta l’ambientazione e alcune situazioni politiche, ma dopo la prima parte la storia scorre in modo avvincente. Ho apprezzato molto Red, un personaggio femminile forte, determinato e soprattutto pratico. Bellissimo anche il co-protagonista maschile Eammon, ovvero il lupo, un uomo che ha molte cicatrici sia nel fisico che nell’animo e proprio per il suo destino è una figura solitaria, silenziosa, burbera e un po’ scontrosa, eppure, mano, mano che passa del tempo con Red si scioglie e arriva più di una volta ad arrossire in sua presenza. La loro storia si evolve in modo lento, nasce tutto da un sentimento di fiducia e di comprensione, per poi concretizzarsi in qualcosa di più profondo.
Ho apprezzato anche il punto di vista di Neve, la sorella che è destinata a regnare, ma l’unico suo interesse è salvare sua sorella ed è disposta a tutto per questo, anche macchiarsi le mani di sangue.
La trama scorre in modo avvincente, verso la fine ho trovato due passaggi che non mi sono stati molto chiari e la fine di un personaggio cardine l’ho trovata troppo sbrigativa, ma nel complesso è una lettura che mi ha tenuta incollata alle pagine e sono curiosa di sapere come andrà avanti con il secondo volume!
Nell’Irlanda del X secolo, sospesa tra mito e storia, vive Lord Colum di Sevenwaters con i suoi sette figli, sei ragazzi e una bambina, Sorha. Sarà proprio lei, la più piccola della famiglia, a proteggere la casata e difendere la loro terra dai nemici britanni: il padre, infatti, è stato stregato da Lady Oonagh e i fratelli sono stati colpiti da un incantesimo che solo la ragazza potrà sciogliere. Per riuscirci, dovrà sostenere un lungo esilio da Sevenwaters e affrontare imprese durissime, che la feriranno nel corpo e nell’anima. E quando si troverà prigioniera degli avversari, la sua stessa vita – insieme a quella di coloro che ama – sarà in pericolo. Sorha conoscerà la paura, il tradimento, ma anche l’onore, la lealtà. E soprattutto l’amore. Basato su una solida conoscenza del mondo celtico e ispirato all’antico racconto “I sei cigni”, ripreso anche dai Grimm e da Andersen, “La figlia della foresta” intreccia tipici elementi fiabeschi (la matrigna malvagia, la metamorfosi magica, l’imposizione del silenzio) con le vicende di una vera famiglia che affronta difficoltà di ogni genere mettendo a dura prova i propri valori. È un’indimenticabile storia di coraggio che nasce dalla perdita, e di vite per sempre trasformate, capace, come le migliori leggende, di risvegliare in chi legge allo stesso tempo il senso del meraviglioso e la consapevolezza dei misteriosi schemi dell’esistenza.
La figlia della foresta è libro così bello, intenso e fiabesco che non lo definisco solo una meravigliosa lettura, ma è un vero e proprio viaggio nei sentimenti umani.
Ci troviamo nell’Irlanda medievale, il severo e battagliero Lord Colum di Sevenwaters vive con i suoi sette figli, sei maschi e una femmina. E’ proprio attraverso gli occhi di quest’ultima, della piccola Sorha che conosciamo la sua storia. Lei, una tredicenne coraggiosa dal cuore puro, amante delle fiabe e delle erbe mediche, cresciuta senza madre, ma avvolta dall’affetto dei suoi fratelli e dalla magia che si respira nelle foreste di Sevenwaters. Queste terre sono popolate da creature incantate e misteriose, un luogo dove ogni angolo nasconde una favola. La vita di Sorha cambia quando il padre decide di sposare l’ammaliante e perfida Lady Oonagh, la quale lancerà un’incantesimo sui fratelli e sarà proprio la nostra protagonista che tenterà di distruggere la maledizione.
Ecco, questa è solo una parte della trama, che è molto più densa di avvenimenti. La prima cosa che ho adorato è l’ambientazione, si respira magia fin dalle prime pagine: a volte questo elemento è più predominante, altre volte è solo un velo che avvolge la protagonista.
In genere siamo abituati, con i libri di oggi, a leggere di eroine che prendono in mano un’arma, si lanciano nel combattimento e nell’apprendimento di potenti incantesimi, ma qui Sorha non è così, la sua è una battaglia fatta di silenzi, lacrime trattenute, parole non dette, sofferenza fisica e mentale. Una lotta forse più dura di una classica battaglia.
La caratterizzazione dei personaggi è impeccabile, l’autrice con poche parole e gesti riesce a dare una personalità ben netta a tutti i personaggi! Se nelle prime pagine potreste fare fatica a ricordare tutti e sei i nomi dei fratelli di Sorha, vi assicuro che andando avanti (anche di poco) vi saranno ben chiari. Oltre ai fratelli, che ho adorato, ho amato Red, un personaggio chiave della storia. Red è un ragazzo che ha difficoltà a esprimere i propri sentimenti, eppure con pochi gesti l’autrice riesce a far trapelare ciò che sente e, come per la protagonista, anche lui intraprende un viaggio per capire cosa desidera realmente dalla vita.
La trama scorre in modo impeccabile con i giusti tempi, è un vero e proprio viaggio costellato di emozioni!
Ci tengo a dire che La figlia della foresta è il primo volume di una trilogia, al momento non si hanno notizie sulla pubblicazione degli altri due volumi. Anche se ci sono delle situazioni lasciate aperte, in questo volume c’è la conclusione della storia di Sorha, quindi se vi ispira la trama o vi ho incuriosito, fatevi un regalo e leggete questo libro meraviglioso fatto di magia, amore, coraggio e favole!
“Mimi e Kodachi sono due sorelle gemelle cresciute nella cittadina di Fukiage. Allevate da una coppia di amici dei genitori perché in un incidente stradale il padre è rimasto ucciso e la madre giace tuttora in coma, compiuti i diciotto anni decidono di trasferirsi a Tōkyō, dove vivono una vita tranquilla, ciascuna intenta a inseguire le proprie inclinazioni. All’improvviso, però, Kodachi svanisce nel nulla. Mimi va a cercarla e torna a Fukiage, dove incontra personaggi misteriosi e scopre verità e leggende bizzarre sulla propria famiglia e su se stessa. Dove è finita Kodachi? Ritornerà? Si risveglierà la loro mamma? Una storia di amore e di sofferenza, di solitudine e spaesamento. Una riflessione sui sentimenti e sulla necessità di innescare il cambiamento che può trasformarci nella versione migliore di noi stessi.
Un romanzo dai tocchi fiabeschi con elementi di realismo magico!
Per quel che mi riguarda, Banana Yoshimoto ha il potere di farmi sentire a casa con la sua scrittura poetica e delicata.
Le strane storie di Fukiage mi ha fin da subito attirato non solo per la copertina, che trovo magnetica sia per i colori che per la grafica, ma anche per la trama che ti fa già prevedere una storia un po’ fuori dagli schemi.
Il lettore conosce le gemelle Mimi e Kodachi, due ragazze che si portano dentro il trauma dell’incidente dei loro genitori che è stato causa della morte del padre e dello stato comatoso della madre. Le gemelle si fanno forza negli anni, si trasferiscono a Tokyo per trovare la loro strada, ma tutto cambia quando un giorno Kodachi scompare. Mimi ritorna a Fukiage per cercarla, luogo dove si raccontano storie misteriose e dove si dice ci sia una via che porta a un’altra dimensione.
Così inizia il viaggio di Mimi che non solo è un viaggio fisico, ma anche interiore nel superamento di dolori e di sensi di colpa che non ha mai elaborato. Tra incontri con personaggi strambi e riferimenti a lungometraggi animati giapponesi, si svolge questa trama fiabesca con una punta di magia dove l’impossibile diventa possibile, dove il confine tra sogno e realtà non è così netto, ma si fonde in modo elegante ed elaborato.
Si tratta di una storia introspettiva in cui il lettore conosce per bene i pensieri e il passato di Mimi, ma l’autrice, anche se con poche righe, introduce egregiamente anche gli altri personaggi misteriosi e bislacchi, li caratterizza in modo così particolare che fin da subito si distinguono.
Una storia breve e delicata che sono sicura sarà apprezzata da chi ama le ambientazioni surreali e da chi è affascinato dalle storie che trattano dei sogni e dell’inconscio.
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