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Ragazzi della tempesta di Elle Cosimano | Recensione

In una gelida notte d’inverno, Jack Sommers è chiamato a scegliere tra vivere per sempre, secondo le antiche leggi magiche di Gaia, o morire. Jack sceglie di vivere e in cambio da quel momento in poi sarà un Inverno. Come le altre Stagioni, ogni anno Jack deve dare la caccia e uccidere chi viene prima di lui. Le leggi di Gaia sono chiare: l’Inverno uccide l’Autunno, l’Autunno uccide l’Estate, l’Estate uccide la Primavera, la Primavera uccide l’Inverno. Questo significa che Jack uccide Amber. Amber uccide Julio. Julio uccide Fleur. E Fleur uccide Jack. Sono tutti addestrati a cacciare e uccidere, e tutti a turno muoiono. Ma quando Jack e Fleur – Inverno e Primavera – sono attratti l’uno dall’altra contro ogni buon senso e regola della natura, la legge spietata che governa le loro vite eterne a un tratto diventa qualcosa di personale e di doloroso. Fleur verrà bandita per sempre, se insieme non troveranno il modo per fermare il ciclo naturale delle cose. Quando le quattro Stagioni si coalizzano, mettendo a rischio la loro immortalità in cambio di amore e libero arbitrio, la loro fuga attraverso il Paese li condurrà in un luogo in cui saranno costretti a difendersi contro un creatore che vuole annientarli.

Un fantasy young adult con un’ambientazione originale. 

Ragazzi della tempesta è una lettura che mi ha intrattenuto e trovo che il punto di forza di questa storia sia proprio l’ambientazione originale. I nostri protagonisti, che rappresentano le quattro stagioni, si trovano a vivere in una sorta di Hunger Games premeditato. La stagione che arriva, per prendere il sopravvento, deve uccidere quella precedente. Di conseguenza Jack (inverno) deve uccidere Amber (autunno), Amber deve uccidere Julio (estate), Julio deve uccidere Fleur (primavera) e Fleur deve uccidere Jack. Un ciclo continuo che non ha mai fine perché a ogni morte, questi ragazzi adolescenti e immortali, ritornano in vita.  Non esistono solo loro quattro perché questo sistema coinvolge altri ragazzi che sono sparsi per il mondo, tutti sotto il controllo di Cronos. I giovani vivono nell’Osservatorio che è una struttura dove ci sono delle rigide regole e sono monitorati continuamente. Una delle regole principali è che ragazzi di stagioni diverse non devono fare amicizia, ma le cose si complicano quando Jack (inverno) capisce di essere innamorato di Fleur (primavera).

Come ho già detto all’inizio mi è piaciuto molto il mondo che ha costruito Cosimano: le regole, le restrizioni, la gerarchia che si trova nell’Osservatorio. E ho apprezzato anche la caratterizzazione dei quattro ragazzi che sono ben delineati. La storia si alterna con il punti di vista di Jack e Fleur, ma avrei preferito leggere anche qualche capitolo dal punti di vista di Julio e Amber che trovo che siano una coppia più interessante sia per la costruzione dei personaggi che per l’iter che percorrono durante la storia.

Personalmente ho apprezzato molto di più la prima parte della storia, ovvero la presentazione di questo universo e dei personaggi, la seconda parte si sofferma sulla fuga dei quattro ragazzi che cercano di scappare da questo sistema di Cronos. Quest’ultima parte l’ho trovata a tratti un po’ ripetitiva e spesso anche prevedibile, ma comunque scorrevole.  Il finale lascia dei punti interrogativi, personalmente non mi ha fatto impazzire, l’ho trovato un po’ forzato, ma ci sono delle questioni ancora aperte e sono curiosa di sapere come andrà avanti con la storia l’autrice. 

Ragazzi della tempesta è un fantasy che scorre con uno stile fluido, una storia che unisce magia, miti, leggende e un pizzico di fantascienza. 

 

#Prodottofornitoda @Rizzoli

Grishaverse – Tenebre e ossa di Bardugo | Review Party

Grishaverse – Tenebre e ossa

Bardugo

L’orfana Alina Starkov non ha grandi ambizioni nella vita, le basterebbe fare al meglio il suo lavoro di apprendista cartografa nell’esercito di Ravka, un tempo nazione potente e ora regno circondato dai nemici, e poter stare accanto al suo buon amico Mal, il ragazzo con cui è cresciuta e di cui è innamorata da molto tempo. Ma il destino ha in serbo ben altro per lei. Quando il loro reggimento attraversa la Faglia d’Ombra, la striscia di oscurità quasi impenetrabile che taglia letteralmente in due il regno di Ravka, lei e i suoi compagni vengono attaccati dagli esseri spaventosi e affamati che lì dimorano. E proprio nel momento in cui Alina si lancia in soccorso dell’amico Mal ferito gravemente, in lei si risveglia un potere enorme, come una luce improvvisa e intensa in grado di riempirle la testa, accecarla e sommergerla completamente. Subito viene arruolata dai Grisha, l’élite di creature magiche che, al comando dell’Oscuro, l’uomo più potente di Ravka dopo il re, manovra l’intera corte. Alina, infatti, è l’unica tra loro in grado di evocare una forza talmente potente da distruggere la Faglia e riunire di nuovo il regno, dilaniato dalla guerra, riportandovi finalmente pace e prosperità. Ma al sontuoso palazzo dove viene condotta per affinare il suo potere, niente è ciò che sembra e Alina si ritroverà presto ad affrontare sia le ombre che minacciano il regno, sia quelle che insidiano il suo cuore.

Rimasi a guardare, divisa tra paura e fascinazione.
“E’ troppo giovane” pensai. L’Oscuro comandava i Grisha da prima che io nascessi, mentre l’uomo seduto sulla pedana non sembrava molto più anziano di me. Aveva un viso affilato e bello, con una massa di folti capelli neri e chiari occhi grigi che scintillavano come quarzo. Io sapevo che i Grisha più potenti vivevano a lungo, e che gli Oscuri erano i Grisha più potenti di tutti, ma lo trovavo ingiusto e ripensai alle parole di Eva: “Non è un essere naturale. Nessuno di loro lo è.”

Dopo aver letto sei di Corvi, che ho adorato, come non immergermi in questa nuova storia di Bardugo?

Alina e Mal vengono accolti nell’orfanotrofio di Keramizin, e una volta cresciuti cominciano l’addestramento militare a Poliznay. Quando il loro reggimento attraversa la Faglia d’Ombra, Mal viene ferito gravemente durante un attacco, Alina corre in suo soccorso e all’improvviso tutto attorno a lei viene avvolto da una forte luce. Quando si risveglia viene arruolata nei Grisha, l’élite di creature magiche al comando dell’Oscuro.

Lo stile di Bardugo è scorrevole e semplice, anche in questo caso mi sono immersa nella storia facilmente. La trama è vista tutta dal punto di vista di Alina, una protagonista che però non mi ha particolarmente conquistata nella prima parte del libro. E’ una ragazza insicura di sé, in cerca del suo posto nel mondo, e all’inizio della storia mi aspettavo più uno spirito di ribellione per la situazione che le impone l’Oscuro, invece segue e si adatta semplicemente al corso degli eventi. L’ho apprezzata più verso la fine, dove c’è un’evoluzione che trovo realistica e anche adatta al suo personaggio. 

Il ritmo è ben cadenzato, ogni capitolo è un tassello per conoscere il mondo dei Grisha, esseri che hanno capacità speciali e che vivono più degli esseri umani. L’Oscuro è un personaggio enigmatico, il lettore rimane sempre nell’incertezza sulla veridicità delle sue azioni, mentre Mal, l’amico d’infanzia e primo amore di Alina, è una figura chiara, schietta e solare che ho adorato fin dalle prime pagine. Due personaggi maschili che sono il giorno e la notte, e che immagino riserveranno delle belle sorprese nei prossimi volumi.

Sono una lettrice un po’ particolare, perché tendenzialmente mi affeziono sempre di più ai personaggi secondari che a quelli principali, e questo è il caso con Genya, una Grisha che ha la capacità di migliorare l’aspetto delle persone, un potere che viene schernito dai suoi colleghi. Genya è una figura che apparentemente si presenta sempre allegra, solare, spesso frivola eppure, con poche battute e  scene, la Bardugo fa intendere che c’è molto di più dietro a questo personaggio che sono curiosa di conoscere meglio. 

L’universo che crea l’autrice è colmo di magia, intrighi politici e inganni. Un romanzo che ha la capacità di far staccare la mente dalla vita reale, che intrattiene fin dalle prime pagine, facendo immergere il lettore nel misterioso mondo dei Grisha. 

#Prodottofornitoda @Mondadori

Factory di Tim Bruno | Recensione

La Factory è uno stabilimento di animali sottoposti alla più grigia routine produttiva. Da molte stagioni Scorza, un ratto solitario, ha scoperto il modo di entrarvi, aprendosi un varco in una grata di ferro arrugginito. È così che riesce a rubare il foraggio destinato agli animali d’allevamento. La Factory è diventata la sua dispensa privata: cibo a volontà e tepore anche in inverno. Ma un giorno il ratto cade sul tapis roulant che riempie i trogoli e si ritrova muso a muso con A550, un vitello chiazzato da una macchia bianca proprio al centro della fronte. Scorza scopre così che quel corpo fumante di vapore è in grado di parlare e di provare emozioni. È l’inizio di un’amicizia e l’amicizia, si sa, fa la rivoluzione.

«Aspetta!» gridò il vitello.
Scorza si fermò, senza voltarsi.
«Avevi detto che avrei avuto un nome vero.»
Il ratto esitò.
«Fiore» disse infine.
«Fiore?» ripeté il vitello. «Che cos’è un fiore?»
«Un fiore» rispose il ratto, «è la cosa più bella che esista nel mondo di fuori. La più splendente e…»
“La più effimera” disse Vibrissa.

Il lettore conosce Scorza, un topolino egoista e famelico che spesso si aggira nel cuore della Factory per procacciarsi del cibo. Un giorno, mentre è alla ricerca di pezzi di formaggio, fa conoscenza con un vitello di nome A550. Le visite di Scorza diventano sempre più frequenti e il vitello gli chiede ogni giorno di raccontargli qualcosa del mondo esterno. A550 sarà solo il primo animale con cui farà conoscenza il topolino.

Tim Bruno parla delle situazioni disagiate in cui si trovano gli animali nella Factory, un sistema che adottano gli umani per la produzione alimentare.

La storia scorre in modo fluido e delicato. Il lettore si sente subito coinvolto dai poveri animali che sono imprigionati nella Factory, ignari del mondo di fuori e del loro destino. Scorza è un protagonista particolare che potrebbe suscitare rabbia al lettore per il suo egoismo. Un topolino combattuto tra il pensare solo a se stesso e il cercare di aiutare gli altri animali imprigionati nella Factory. 

Una scena che ho amato di questo libro è quando Scorza dà un nome vero a questi animali, che sono identificati solo con una sigla. Un gesto forte e pieno di significato perché dà loro un’identità.

Sarà che quando ci sono di mezzo gli animali divento particolarmente sensibile, ma spesso ho avvertito una stretta al cuore nel corso della lettura che ho trovato intensa e piena di messaggi. 

Factory è una storia per ragazzi che parla degli allevamenti intensivi. Un tema importante che l’autore riesce a trattare con delicatezza e grande emotività per un pubblico giovane. 

#Prodottofornitoda @Rizzoli 

 

L’emporio dei piccoli miracoli di Higashino | Recensione

L’emporio dei piccoli miracoli

Higashino

Tre giovani ladri un po’ pasticcioni – Shota, Kohei e Atsuya – hanno appena svaligiato una casa in una piccola cittadina di campagna, quando vengono lasciati a piedi dall’auto con cui sarebbero dovuti scappare. Decidono allora di nascondersi in un vecchio negozietto che sembra abbandonato, l’Emporio Namiya. Nel cuore della notte, però, succede qualcosa di strano: una lettera viene infilata sotto la serranda abbassata del negozio. È una richiesta di aiuto, indirizzata all’anziano proprietario dell’Emporio, che anni addietro era diventato celebre perché dispensava massime di saggezza e consigli di vita a chiunque gli chiedesse una mano. I tre, così, decidono di fare le sue veci e depositano una risposta scritta fuori dalla porta. Shota, Kohei e Atsuya, pensando di aver risolto la questione, tornano a discutere della fuga all’alba, ma dopo qualche istante giunge la replica, e questa volta capiscono che incredibilmente quelle lettere sono inviate da qualcuno che vive nel 1979, più di trent’anni indietro rispetto al loro presente. Da quel momento, le lettere di aiuto si moltiplicano, inviate da nuovi mittenti, ognuno con i propri problemi, tutti diversi e tutti complicati. Coinvolti in quella bizzarra macchina del tempo, i tre ladri decideranno di prestare il proprio aiuto a tutti quelli che lo richiedono, provando con le loro risposte a cambiare, in meglio, il passato. Scegliendo il miglior destino possibile per quei perfetti sconosciuti.

Un emporio è diventato famoso perché risolve qualunque problema. Il negozio in questione è l’Emporio Namiya, nella città di XX. Se di notte si infila nella buca sulla serranda una lettera in cui si parla dei propri tormenti, la mattina si trova la risposta nella cassetta per il latte dietro il negozio. 

Una storia delicata e magica che riscalda il cuore.

Shota, Kohei e Atsuya sono tre ladri, non proprio professionisti, che dopo una rapina decidono di nascondersi in una struttura abbandonata: “L’emporio Namiya”. Tra i battibecchi e le imprecazioni di questi tre personaggi, ecco che all’improvviso ricevono una lettera nella cassetta per il latte. Una lettera d’aiuto da una persona che si firma Lepre nella Luna.

I tre ladri, un po’ scettici, alla fine inizieranno una conversazione epistolare con Lepre nella Luna, dandole dei consigli e una volta risolto il suo problema ecco che arriveranno altre lettere. Ben presto Shota, Kohei e Atsuya comprendono che l’emporio abbandonato è un collegamento tra il passato e il presente, e che quelle lettere provengono da un anno diverso da quello loro.

L’emporio dei piccoli miracoli è stata una lettura delicata e spensierata. Il concetto di questa struttura abbandonata che collega il presente e il passato non è molto originale, ma le storie narrate nelle lettere le ho trovate delicate, altre struggenti, altre tenere. Non si tratta di un romanzo avvincente, non ci sono grandi colpi di scena, ma l’alternanza passato e presente rende la narrazione più dinamica.

Tra i vari personaggi che vengono presentati è impossibile non affezionarsi ai tre ladri scapestrati che nel corso della storia matureranno una nuova visione della vita.

Una storia delicata che intreccia magia e realtà, che insegna quanto sia importante parlare ed esternare i propri problemi, e quanto sia indispensabile trovare qualcuno in grado di ascoltare.

L’inverno della strega di Arden | Recensione

L’inverno della strega

Arden

Una ragazza può fare la differenza…
Mosca è in preda alle fiamme, e per salvarsi Vasja deve fuggire via, inseguita da tutti coloro che la accusano di morte e distruzione. Raggiunge così il regno della Mezzanotte, una terra magica fatta di ogni mezzanotte passata, presente e futura.
Ma rimanere lì sarebbe una condanna a morte per tutta la sua famiglia e per le sue terre…
Intanto il Gran Principe di Mosca è in preda alla rabbia e alla frustrazione, e sceglie alleati che lo condurranno su un percorso di guerra e rovina. E, mentre Medved, il fratello gemello di Morozko, sta scatenando il caos nella città stanca, un esercito di tatari si sta preparando ad attaccare e minaccia i confini della Rus.
Vasja si ritroverà nel mezzo di una guerra tra due Stati, tra religione e folklore e tra antichi fratelli.
Sarà in grado di salvare la Russia, Morozko e il magico mondo che custodisce?

«Chi sei?»
«Sono una strega» rispose Vasja. Il sangue continuava a sgorgare copiosamente dalla sua ferita e ora le gocciolava dalla mano.
«Ho colto bucaneve in pieno inverno, sono morta per mia scelta, e ho pianto per un usignolo. Ora, il mio destino non è più scritto da nessuna parte.»

Finalmente, dopo tanta attesa sono riuscita a leggere l’ultimo volume della serie “La notte dell’inverno” di Katherine Arden. Ho iniziato il primo volume “L’orso e l’usignolo” non molto entusiasta della quarta di copertina e invece la storia mi ha preso fin dalle prime pagine, facendomi innamorare dell’ambientazione e dei personaggi. Il secondo volume l’ho trovato un po’ lento, almeno per metà libro, ma si intuisce che è un capitolo di preparazione per un finale spettacolare.

Gli eventi riprendono esattamente dove ci ha lasciato “La ragazza nella torre”, Vasja si trova circondata da nemici umani e non, e una guerra imminente è alle porte.

Fin dal primo volume “L’orso e l’usignolo” si capisce il tono femminista di questa serie, la protagonista nel terzo volume ritrova se stessa, capisce cosa vuole, abbraccia anche il suo lato più oscuro, si sacrifica per il bene della sua famiglia e della Russia, ma rimane sempre ferma sulle sue certezze e in quello in cui crede.

L’ambientazione è  enigmatica e oscura, con una forte presenza fiabesca per il folklore russo. In questo capitolo conclusivo il ritmo è serrato, pagina dopo pagina il lettore viene preso dagli eventi e non riesce a smettere di leggere. Il personaggio di Vasja è in crescita e ne “L’inverno della strega” si concretizza sempre di più diventando una figura forte, indipendente, coraggiosa e astuta. Una ragazza che soffre, si sacrifica per ciò che ama, ma che non perde mai di vista ciò che desidera realmente.

Sono rimasta molto felice di come altri personaggi abbiano preso più spazio nel volume conclusivo. Tra quelli che ho amato fin dall’inizio ci sono Sasa, il fratello maggiore di Vasja, una figura forte, determinata e dal buon cuore, ho adorato l’approfondimento su padre Konstantin, il prete diviso tra il desiderio e la fede. Ma la vera scoperta è stato il cattivo principale della storia, Medved, il demone portatore di paura e di caos. Un cattivo ironico, smaliziato e lascivo che con il suo modo di fare riesce a prendersi gioco di umani e creature incantate.

Una nota che non ho molto apprezzato sono i capitoli incentrati sulla “storia d’amore” della protagonista con un personaggio. Ho trovato che stonassero con il mood della trama, anche perché fin dai primi due volumi non c’erano le premesse per questo trasporto amoroso, ma questo può essere dettato semplicemente dal fatto che non sono una persona particolarmente romantica.

La notte dell’inverno è una trilogia fantasy originale e fiabesca. Ci sono battaglie, magia, intrighi politici, tradimenti e amori. Per quel che mi riguarda è diventata la mia saga del cuore.
E voi cosa aspettate? Leggete L’orso e l’usignolo!

Io sono Zelda di MacDonald | Recensione

Io sono Zelda 
E  questa è la mia leggenda
Andrew David MacDonald

 Zelda adora i vichinghi: ne conosce a memoria tradizioni e miti, ne ammira il coraggio e la possibilità che offrivano a tutti di diventare eroi di una leggenda. Anche alle donne (le valchirie erano più forti di tutti). Anche alle persone quasi invisibili come lei. Zelda è invisibile perché è diversa, che, come è solita spiegare, «è un modo più carino per dire ritardata». È nata con un disturbo cognitivo per il quale gli altri non la ritengono in grado di decidere per se stessa, anche se ormai ha ventun anni e ha le idee molto chiare sulla vita, che organizza rigorosamente in liste da seguire. A prendersi cura di lei è Gert: il suo fratello, il suo guerriero, l’unica famiglia che le resti. Gert è bravissimo a sopravvivere alle battaglie della vita, ma anche a mettersi nei guai. Così, quando Zelda scopre che il fratello ha trovato un metodo discutibile e pericoloso per guadagnare i soldi necessari a mantenere entrambi, decide di prendere in mano la situazione.

Io sono venuto fuori sano, ma gli alcolici che nostra madre beveva sono stati un veleno per l cervello di Zelda, che così è nata con la sindrome alcolica fetale.
Dicevano che probabilmente non avrebbe mai imparato a leggere e che avrebbe dovuto essere seguita da qualcuno per tutta la vita. Si sbagliavano […]

Una storia che parla di diversità e di famiglia.

La protagonista della storia è Zelda, una ragazzina che nasce con un disturbo cognitivo. Zelda ama i vichinghi, si sente una vera e propria guerriera e vede come un eroe suo fratello Gert, il quale provvede a lei ed è la sua unica famiglia.
Le cose si complicano quando scopre che suo fratello entra in un giro losco. 

Io sono Zelda è un libro che mi ha sorpreso, mi aspettavo una lettura piacevole e si è rivelata qualcosa di più.
La storia è vista dal punto di vista della protagonista e trovo che l’autore abbia fatto un buon lavoro nel rendere così naturale e realistica Zelda, esaltando i suoi punti di forza, ma anche le sue debolezze e ricalcando le problematiche che tutte le ragazze hanno nel periodo dell’adolescenza. 

La storia non parla solo di lei, della sua crescita, del suo amore, della sua “diversità” che è vista come un peso più dagli altri che da lei stessa, ma la trama si articola anche con la storia di Gert che pur di provvedere alla sorella è disposto ad autodistruggersi, entrando in un giro losco che comprometterà non solo la sua vita. 

La scrittura è scorrevole e realistica, proprio perché è dal punto di vista di Zelda e questa scelta stilistica permette al lettore di entrare più in sintonia con la protagonista e con la sua storia. Inoltre ho trovato bellissimo e ben realizzato il rapporto di amore, di fiducia e di complicità che c’è tra i due fratelli.

Un libro dal ritmo ben cadenzato, con i giusti momenti di pausa. Una storia che va contro il pregiudizio verso la diversità, che parla di coraggio, di forza di volontà e del grande rapporto tra due fratelli. 

#Prodottofornitoda @Sperling&Kupfer

 

Review Party | Il giorno dopo il lieto fine di Alice Chimera

Il giorno dopo il lieto fine

Alice Chimera

Nessun lieto fine. Detto così suona assai traumatico.
Ma se le favole non fossero proprio come ce le raccontano quando siamo bambini?
Cosa accadde realmente subito dopo il classico “happy end”?
Ce lo racconta Alice Chimera. Partendo dal noto finale disneyano, scopriremo cosa la sorte ha riservato alle varie protagoniste.
Le mele diverranno una vera e propria persecuzione per Biancaneve; Cenerentola si troverà sposata a un principe che la considera un giocattolo sessuale; Ariel non è diventata davvero umana e non potrà avere figli; Jasmine rimpiangerà la libertà perduta; Alice, che avrebbe voluto crescere e diventare donna, si ritroverà a rimpiangere il Paese delle Meraviglie e la spensieratezza dell’infanzia…
Alcune note esplicative accompagnano le favole e ne approfondiscono gli aspetti originari che hanno ispirato i lungometraggi.

Cosa succede nelle fiabe dopo il “e vissero per sempre felici e contenti”? C’è qualcosa dopo, quel qualcosa che nessuno ci ha mai raccontato, ed ecco che arriva Alice Chimera che ripropone in una nuova edizione la sua raccolta di racconti “Il giorno dopo il lieto fine”.

Ho avuto il piacere di leggere anni fa questo lavoro di Chimera, e come la prima volta ho divorato la lettura con piacere. 
L’autrice riprende le fiabe classiche Disney, va oltre la fine che tutti noi conosciamo e ci propone uno scenario spesso triste, altre volte ingiusto, ma anche realistico.
Una vetrina “realistica” che smonta il lieto fine delle fiabe con toni grotteschi. 

Sette racconti che vedono come protagoniste Biancaneve, Ariel, Belle, Cenerentola, Jasmine, Aurora e Alice.
La Bella e La Bestia è tra i classici della Disney che più adoro e indovinate? E’ anche il mio racconto preferito della raccolta di Alice Chimera perché inaspettato, originale e dalle sfumature gotiche. 
In questa storia troverete brividi, una punta di horror e un finale inaspettato.
Lo stile di scrittura è semplice e accurato, va dritto al punto non perdendosi in troppe descrizioni dando ampio campo d’azione alle principesse infelici.

Ogni racconto si apre con una delicata illustrazione e si chiude con una nota dell’autrice che fa un piccolo focus sulla fiaba. 


Se amate le rivisitazioni e siete pronti a conoscere il finale della storia delle nostre eroine Disney, allora tuffatevi in questa lettura.

#Prodottofornitoda @AliceChimera

 

La memoria di Babel. L’Attraversaspecchi 3 di Dabos | Recensione

La memoria di Babel. L’Attraversaspecchi 3

Christelle Dabos

Dopo due anni e sette mesi passati a mordere il freno su Anima, la sua arca, per Ofelia è finalmente arrivato il momento di agire, sfruttare quanto ha scoperto nel Libro di Faruk e saputo dai frammenti di informazioni divulgate da Dio. Con una falsa identità si reca su Babel, arca cosmopolita e gioiello di modernità. Basterà il suo talento di lettrice a sventare le trappole di avversari sempre più temibili? Ha ancora una minima possibilità di ritrovare le tracce di Thorn?

Era un individuo spigoloso sia di corpo che di carattere, senza mai una frase amorevole, un gesto galante o una battuta scherzosa, uno che preferiva la compagnia dei numeri a quella degli uomini. 
Doveva esserci un buon motivo per guardarlo in faccia. 
Ofelia ne aveva due. 

Presa dall’entusiasmo del secondo volume di questa saga, che ho apprezzato molto, mi sono immersa subito nella lettura del terzo capitolo.

Ofelia è da più di due anni che non vede Thorn e, quando riesce ad avere una pista da seguire, decide di partire per Babel alla ricerca di suo marito.  Tra inganni, nuovi incontri e vari pericoli, Ofelia si troverà ad avere a che fare con una società completamente diversa dalla sua dell’arca Anima e da quella del Polo. 

Se il secondo libro della saga mi aveva conquistato anche per il ritmo serrato, qui torniamo di nuovo alla lentezza del primo volume, se non anche di più. Lento, lento, lento. Per almeno metà del libro succede poco o niente. Credo che la pecca sia il fatto che ci troviamo in un’arca diversa con tutti personaggi nuovi e il lettore così si deve riabituare alla nuova arca, alle sue regole, fare nuove conoscenze e prendere confidenza con questo scenario distopico. 

Thorn continua a essere un personaggio bellissimo: sfaccettato, tormentato e ben studiato. Ne La memoria di Babel inizia un po’ a scoprirsi, a far vedere di più la sua fragilità, ma sempre troppo poco per i miei gusti.
Mentre tutti gli altri personaggi mi sembrano ben caratterizzati e naturali, l’unica che stona in tutta la storia è proprio Ofelia che, a mio parere, continua a essere troppo costruita, sembra che la Dabos la costringa a fare determinate cose che non hanno molto senso solo per allungare il brodo. 

La trama è interessante, ma l’ho trovata anche un po’ confusionaria, se non avessi sentito i commenti riguardo all’ultimo volume della saga sarei più fiduciosa nel comprendere la dinamica della storia, ma ahimé ho i miei dubbi a questo punto.

In conclusione, ho apprezzato gli ultimi capitoli di questo terzo volume, ma nel complesso non mi ha convinto per la lentezza, la confusione e l’incoerenza della protagonista. Verso la fine c’è quella vena romantica che tutte le lettrici aspettano di leggere dal primo volume, ma avrei preferito che l’autrice scrivesse qualche frase in più, proprio per scoprire meglio l’evoluzione del loro rapporto.