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Intervista a Daisy Franchetto

Chi è Daisy Franchetto?
Rispondo con una citazione tratta da “Alice nel paese delle meraviglie”: Non son stata io, io in persona a levarmi questa mattina? Mi pare di ricordarmi che mi son trovata un po’ diversa. Ma se non sono la stessa dovrò domandarmi: Chi sono dunque?
È unadomandache mi pongo spesso, ma una risposta soddisfacente non l’ho ancora trovata. Credo sia un po’ questo il senso del vivere: conoscersi, cercarsi, perdersi qualche volta e poi trovarsi differenti. Temo di non aver risposto alla domanda di partenza.

Come è nata la passione per la scrittura?
È nata tardi, per mia fortuna. Ho sempre scritto molto per lavoro e qualche volta per diletto, ma fino a sei anni fa, non avevo mai pensato di poter scrivere un romanzo. Una professoressa di italiano delle medie, poi, aveva castrato ogni mia fantasia a riguardo. C’è voluto un bel po’ per recuperare l’autostima.

Qual è il tuo stile?
Non so se ne ho uno. Forse chi mi legge saprebbe definirlo meglio di me. Cerco di essere diretta e di avere una scrittura essenziale, ma accompagno il lettore con amore lungo il racconto.

Il genere letterario che preferisci di più?
Tutto. Sono una divoratrice di libri. Saggi, romanzi di tutti i generi. Purché una storia mi solletichi, sono in grado di leggere qualsiasi cosa.

Quale genere letterario non ti piace?
Non saprei. Non mi piacciono i libri superficiali, scritti per intrattenere senza profondità. Non mi piacciono i libri che inneggiano alla violenza e all’intolleranza, ce n’è già troppa in giro.

Come nascono le tue storie?
Vorrei rispondere per caso, ma non è proprio così. Qualsiasi evento può essere fonte di ispirazione, ma poi mi rendo conto che c’è una trama più complessa sotto e spesso la ignoro anche io. La conosce solo il mio inconscio.
In genere ti immedesimi nei tuoi personaggi?
I personaggi dei miei libri sono pezzi di me, esplosi all’esterno, amplificati, grottescamente deformati o angelicamente colorati. Nei miei libri spesso compaiono anche scorci dei miei sogni.

Come è nata la tua ultima opera?
Dall’immagine di una casa. Una casa che racchiudeva molti personaggi e che fosse rappresentazione simbolica della psiche umana. Ma a spingere la scrittura è stato anche un grande dolore che necessitava di una guarigione.

Stai lavorando a qualche altro libro?
Sto scrivendo l’ultimo episodio della mia trilogia.

Il tuo sogno?
Avere sempre qualcosa di speciale da raccontare e condividere con gli altri. Scrivere, scrivere, scrivere!

Contatti:

Intervista a Guglielmo Bin

Chi è Guglielmo Bin?
Ho 27 anni e vivo per l’arte. Per il resto lavoro, e colui che lavora si chiama in quel modo.

Come è nata la passione per la scrittura?
Non nasce. Ci nasci.

Qual è il tuo stile?
Quello di un chirurgo emotivamente instabile.

Il genere letterario che preferisci di più?
Amo la sperimentazione, non c’è un genere preciso: direi anzi che adoro tutti i generi nati dalla fusione di altri generi.

Quale genere letterario non ti piace?
Virtualmente tutti e nessuno, leggere sopra.

Come nascono le tue storie?
Non nascono. Ci nasci.

In genere ti immedesimi nei tuoi personaggi?
Sì, nella stessa misura in cui non lo faccio. Come ognuno di noi, del resto: non esiste l’immedesimazione totale, così come non esiste il distacco completo.

Come è nata la tua ultima opera?
Una sera d’agosto di due anni fa, anno 2013. Mi annoiavo, ero stanco e molto, molto triste…

Stai lavorando a qualche altro libro?
C’è qualcosa in cantiere, ma nulla di concreto. Non ho fretta, tuttavia: non intendo campare di letteratura. Sono molto realista, per questo scrivo: non c’è attività più inutile e nobile della letteratura. Per tutto il resto, c’è la vita.

Il tuo sogno?
Continuare a sognare il più possibile, non importa cosa.

Contatti:
Facebook: https://www.facebook.com/guglielmo.bin.7

Intervista a Giada Strapparava

Chi è Giada Strapparava?
Giada Strapparava è una ragazza nata in provicia di Verona nel 1994. È una grande appassionata di crimonologia, mentalismo, medicina legale e naturopatia.
Come è nata la passione per la scrittura?
C’è sempre stata. Ho iniziato a scrivere il diario quando ero ancora molto piccola. Sin da bambina adoravo i temi, come le lezioni di Antologia e di Epica. Crescendo poi mi sono resa conto che non riuscivo a spiegarmi come volevo io con le parole, anzi, mi innervosivo e basta perché a volte nemmeno facevo il discorso che dovevo fare. Scrivere per me è stato un po’ come iniziare a spiegare l’alstratto.
Qual è il tuo stile?
Uhm, trovo difficile rispondere a questa domanda. A livello di forma, mi piacciono molto i periodi brevi e diretti. Adoro scrivere monologhi e lavorare su temi violenti e tematiche forti. Mi piace soffermarmi sul piano mentale dei personaggi: creare sgomento psicologico e lavorare sui dettagli che circordano il protagonista all’interno di una stanza o di uno sfondo, soffermandomi con particolare attenzione su tutti gli stati d’animo del soggetto.
Il genere letterario che preferisci di più?
Generalmente leggo thriller, horror, distopici e fantasy. Una lettura per colpirmi deve avere pochi limiti e possedere una carica emotiva elevata, quindi molte volte non mi soffermo sul genere, piuttosto sulla forza del contenuto.

Quale genere letterario non ti piace?
Solitamente non leggo rosa, ma mi è capitato di leggere libri di questo genere che ho apprezato molto. Diciamo che il troppo romantico e banale non mi piace e mi annoia, ma se all’interno di una storia d’amore si inserisce azione, dinamicità e suspance allora sì, potrei leggere un romanzo rosa.

Come nascono le tue storie?
Nascono lavorando attivamente sulla psiche della mente umana. Mi piace soffermarmi sulle debolezze e sulle lacune che l’uomo per natura possiede e da lì creare una storia strutturata su avvenimenti e fatti che convertiti riportano a messaggi più profondi. Nei miei scritti mi piace molto lanciare dei messaggi che porteranno il lettore poi in separata sede a riflettere. Sì, c’è molta violenza in ciò che scrivo, ma che bisogno c’è di scandalizzarmi per la realtà?!

In genere ti immedesimi nei tuoi personaggi?
Sempre. Ogni personaggio possiede una parte di me: un mio fallimento, un mio dolore, una mia debolezza o una mia forza. Scrivere thriller psicologici oltre a essere estremamente meditativo ci insegna anche quando siamo fragili, ma sopratutto come la mente risulta essere la più potente arma letale.

Come è nata la tua ultima opera?
Scrissi il primo capitolo quasi due anni fa, come un piccolo racconto di poche pagine perfettamente autoconclusivo che poi ho ampliato fino a generare un romanzo. L’egoismo del respiro è stato lungo e dannato. Ho avuto diversi blocchi perché non mi sono impostata tracce o scalette: è nato da solo, pagina dopo pagina senza schemi prefissati.

Stai lavorando a qualche altro libro?
Sì, attualmente sto lavorando al mio secondo romanzo. Questa volta però farò un eccezzione: non si tratterà di un thriller, sinceramente non so nemmeno che genere dargli. I temi violenti mi piacciono e in ogni libro ci saranno questo genere di sfumature. Però posso dire che i ricordi, la colpa, la sincronia e il dolore sono i suoi ingredienti fondamentali.

Il tuo sogno?
Mi piacerebbe moltissimo continuare a studiare e diventare medico legale. Mi piacerebbe poi fare delle specialistiche in criminologia e mentalismo e naturopatia. Le malattie mentali mi affascinano moltissimo. Sicuramente continuerò a scrivere e mi muoverò sempre all’interno di questa sfumatura della letteratura. Le idee nella mia testa per i prossimi libri ci sono e ho intenzione di ascoltarle.
Contatti:

Link Amazon:http://www.amazon.it/Legoismo-del-respiro-Giada-Strapparava-ebook/dp/B00UW7HVSA/ref=sr_1_2?ie=UTF8&qid=1426757530&sr=8-2&keywords=strapparava

Intervista a Beatrice Fiaschi

Presentati.

Salve a tutti i lettori di questo interessantissimo blog che da subito ha attirato la mia curiosità di internauta. Sono una lettrice come voi che si cimenta con la scrittura da quando ero bambina e sono riuscita a fare di questa passione un vero e proprio mestiere, lavorando come giornalista free-lance e collaborando con diverse case editrici.

Come è nata la passione per la scrittura?
La passione per la scrittura è nata con me, per cui non saprei spiegare come, è sempre stato qualcosa per cui non sono mai riuscita a capire io stessa il motivo: sento che è così e non potrebbe essere diversamente.

Qual è il tuo stile?
Ritengo il mio stile semplice e immediato, molto diretto, pochi giri di parole. Ma molto emozionale e coinvolgente, perché le parole non devono descrivere, devono far sentire.

Il genere letterario che preferisci di più?
Sono sempre stata – e continuo a essere – una gran divoratrice di classici, dunque reputo questo il mio genere preferito e il settore della letteratura dal quale ho attinto maggiormente nel corso degli anni. Nello stesso tempo – anche se all’apparenza possono sembrare dei mondi opposti – posso dirmi anche molto amante della fantascienza. E un posto a parte merita anche la poesia.

Quale genere letterario non ti piace? 
Leggendo molto anche per lavoro posso affermare di accostarmi davvero a tutto e di dare una chance a ogni genere, ammettendo l’alta qualità di un romanzo anche nel caso in cui esso non corrisponda esattamente ai miei gusti personali. Ma quando leggo per scelta, solitamente evito il genere storico oppure i romanzi troppo sdolcinati.

Come nascono le tue storie?
Le mie storie nascono in quei momenti della giornata in cui mi sento particolarmente stanca della realtà che mi circonda e ho il bisogno di inventarmene un’altra per sentirmi meglio. Così mentre sono in metro o mentre cammino per strada, l’occhio mi cade su qualche dettaglio del paesaggio o su qualche persona in particolare e da lì iniziano le libere associazioni che, grazie a una buona dose di fantasia, fanno nascere delle storie a volte allegre, a volte drammatiche, a volte assurde, in cui la realtà che mi circonda prende un altro aspetto e viene trasposta in un mondo fantastico. Poi spero di ricordarmele, la sera, per metterle su carta.

In genere ti immedesimi nei tuoi personaggi?
Credo che tra autore e personaggio ci sia un continuo scambio di energia, ogni personaggio che ho inventato aveva una piccola parte di me al suo interno che poi, attraverso il processo dell’immedesimazione, mi ha restituito, mostrandomi talvolta parti di Beatrix che non conoscevo e che a volte mi piacciono molto, altre volte invece detesto, ma è bello così, fa parte del gioco delle parti. Anzi la scoperta di me stessa attraverso i miei personaggi si fa sempre più ricca di risvolti interessanti.

Come è nata la tua ultima opera?
Sembra banale, ma la mia ultima opera è nata in maniera del tutto spontanea e non voluta. Una sera del gennaio 2013 mi siedo alla scrivania come tutte le sere, accendo il pc e mi dico “stasera inizio a scrivere un libro”, poi la storia ha preso forma da sola e pian piano si è sviluppata ed è cresciuta con me nella mia mente. Un’idea di base diciamo che la covavo da tempo, ma non aveva una sua fisionomia ben precisa, questa si è generata man mano che le parole fluivano.

Stai lavorando a qualche altro libro?
Sto lavorando a un altro romanzo sempre rispondente al genere fantastico e con alcuni elementi simili a “La leggenda degli Intarsicats”. Infatti anche nel prossimo romanzo saranno protagonisti gli animali – stavolta i cani – e saranno anche in questo caso delle creature non proprio comuni, con incredibili poteri. A colorare il tutto ci sarà una storia thriller in sottofondo e anche una storia d’amore un po’ più complessa e matura di quella del primo libro.

Il tuo sogno?
Il mio sogno? Si è praticamente già realizzato perché era quello di pubblicare un romanzo. E ora miro sempre più in alto, perché sogno di poterne pubblicare anche un altro e poi altri ancora. Insomma il mio sogno è di riuscire a scrivere per tutta la vita.

Contatti: 

Intervista a Francesca Rossini

Chi è Francesca Rossini?
Sono un’insegnante e una mamma, una lettrice vorace, che ha scoperto anche la passione per la scrittura.
Vivo a Manziana, un paesino nella provincia nord di Roma e quando ho un po’ di tempo libero scrivo su varie piattaforme, soprattutto the incipit e scrivo articoli sul blog ‘il momento di scrivere’. Oppure leggo e dipingo. Ecco qui in poche righe tutte le mie passioni.

Come è nata la passione per la scrittura?
Mi piace scrivere da sempre, fin dalle scuole elementari amavo inventare storie di ogni tipo. Ricordo che quando riuscii a mettere mano su una vecchia macchina da scrivere, non facevo che ticchettare infiammandomi i polpastrelli. Ma non avevo mai scritto qualcosa di lungo e impegnativo, solo due anni fa, quando mi sono accorta che la storia che scribacchiavo su una vecchia agenda, stava diventando davvero corposa, ho preso coscienza che forse sì, potevo provare a creare un romanzo.

Qual è il tuo stile?
Non mi piacciono troppi giri di parole. Il mio scrivere è semplice e diretto. Mi piace descrivere le azioni come se avessi in mano una cinepresa invece che una penna. E mi piace far agire i miei personaggi secondo la psicologia che ho creato per loro. La parte che amo di più è infatti delineare i lati caratteriali.

Il genere letterario che preferisci di più?
Senz’ombra di dubbio il thriller, il mistero, l’azione. Ma leggo un po’ di tutto, non sono una fissata di un genere specifico, che legge solo quello.

Quale genere letterario non ti piace?
Come dicevo prima, leggo di tutto, più che un genere è una modalità di scrittura che non amo: odio le storie che non hanno trama, che sono solo un susseguirsi di frasi auliche, che stanno lì per dar sfoggio della bravura dell’autore, senza trasmettere nulla.

Come nascono le tue storie?
Non so nemmeno io come nascono, vengono così, quando meno me l’aspetto. Di solito di notte, mentre dormo, oppure mentre guido per andare a lavoro. L’idea mi colpisce improvvisa e inizio a fantasticarci su. Qualche volta resta sul mio pc sotto il file: ‘idee o incipit’, qualche altra penso che valga la pena svilupparla e la trasformo in un racconto. Oltre a Phoenix altri due lavori sono stati ritenuti da me degni di un maggiore approfondimento e sono in fase ‘ampliamento’

In genere ti immedesimi nei tuoi personaggi?
Molto, anzi moltissimo, il gioco per me è tutto lì: l’immaginare una vita completamente diversa, non per forza più bella, è una forma di evasione che adoro e ancor più entrare nella mente di qualcun altro, seppur inventato, provare a vedere le cose da una prospettiva completamente differente dalla mia, mi affascina terribilmente.

Come è nata la tua ultima opera?
Ormai è aneddoto risaputo, ma ve lo narro volentieri: aspettavo l’ultima poppata di mia figlia appena nata, all’una di notte, non volevo dormire perché mi sarei svegliata ancor più insonnolita, così mi mettevo ad ascoltar musica al buio o guardando i video sul pc. Lì in quel lasso di tempo è nato phoenix, non so neanch’io come: un’idea, una semplice traccia che poi è diventato qualcosa di sempre più grande. Alla fine ho sentito l’esigenza di scriverlo. Non so spiegare bene il perché, o forse semplicemente non c’è unperché: è accaduto e basta.

Stai lavorando a qualche altro libro?
Ho molta carne sul fuoco, spero di riuscir a concludere per bene tutto: ho il seguito di Phoenix, che è già a buon punto. Un romanzo completamente diverso, scritto per metà e anche progetto nuovo insieme ad altri autori, di cui però mi sembra prematuro parlare.

Il tuo sogno?

Ho tanti sogni. Quello più grande è che vada in porto la traduzione in inglese e spagnolo di Phoenix, che dovrebbe esser pronta per agosto e che lo sbarco all’estero vada bene e il mio lavoro possa essere apprezzato al di fuori dell’Italia.

Contatti:

Amazon Phoenix

Intervista a Erika Baima

 Presentati

Ciao a tutti mi chiamo Erika e ho trent’anni, al momento sono una delle tante persone in cerca di un lavoro stabile, nel frattempo però mi adatto a qualsiasi lavoro mi capiti purché sia serio. Sono sposata da sei anni e ho una bambina di cinque. Vivo a Rocca Canavese un paese in provincia di Torino dove regna pace, verde e tranquillità.
Nel tempo libero amo leggere, scrivere e fare lunghe passeggiate camminare mi rilassa ed è anche la mia fonte di ispirazione per la scrittura.

Quale genere letterario preferisci?
Scrivo quello che amo leggere e nell’ultimo periodo ho davvero letto tanto, amo le storie d’amore ma in esse ci deve sempre essere quel pizzico di suspense e d’intrigo. Mi piacciono i romanzi erotici dove però la componente non sia solo il sesso, ma che la storia parli anche di qualcos’altro per esempio di segreti o cose simili, oppure che il personaggio abbia dei problemi da risolvere.  Penso che un romanzo per definirsi erotico non debba mai cadere nel volgare altrimenti perde quella componente di attrazione che dovrebbe dare quel tipo di lettura. Un romanzo mi piace se in esso c’è il giusto mix di ingredienti: passione, intrighi, suspense e colpi di scena.

Quale genere letterario non ti piace?
Non amo i romanzi storici e i fantasy.

Qual è il tuo stile?
Il mio stile è moderno anche se non nego che spesso ai miei personaggio do un tocco un po’ retrò. I miei romanzi sono rosa/erotici con un pizzico di trhiller.

Come nascono le tue storie?
Le mie storie nascono dalla mia fantasia e qualche volta in esse cerco di mescolare fatti reali che non implicano però la presenza di persone che realmente esistono, possono essere ricordi, o stralci di una conversazione o posti visitati.

In genere ti immedesimi nei tuoi personaggi?
Nei miei romanzi c’è sempre qualcosa di me in un personaggio, spesso però faccio fare a loro quello che in realtà io non farei. I miei personaggi sono sempre molto coraggiosi e determinati. In Segreti sì mi sono immedesimata molto con un personaggio ma non voglio svelare quale. Di quel personaggio c’è tanto di me e molto di come vorrei essere. Del resto invece gli antagonisti sono quasi sempre senza scrupoli nelle mie storie.

Com’è nata la tua passione per la scrittura?
Sin dai tempi della scuola mi appassionava inventare storie e spesso sui diari buttavo giù delle frasi. Amavo fare i temi in classe. In passato avevo scritto pagine e pagine di storie senza però avere mai il coraggio di finirle.

Come è nata la tua ultima opera?
Segreti è il mio primo romanzo nato per caso dopo che due persone venendo a conoscenza di questa mia passione per la scrittura mi hanno spronata a cominciare, innanzitutto per me stessa e poi per gli altri. Scrivere mi dà serenità, creare storie, personaggi mi fa sognare. Far parlare i miei personaggi è come recitare, spesso mi trovo a recitare davanti al pc i dialoghi scritti per vedere se funzionano o no. Penso anche che scrivere non sia facile e che non basti solo avere una buona fantasia, la tecnica è fondamentale e questa a mio avviso si può solo imparare nel campo ovvero leggendo tanto e scrivendo molto.
Ho scritto un altro romanzo che ho fatto partecipare ad un concorso letterario di cui però non posso dire nulla perché l’opera dev’essere un inedito.

Stai lavorando a un altro libro?
Ho un romanzo in revisione e ho cominciato a scriverne un altro, quest’ultimo però sarà molto più erotico rispetto agli altri.

Il tuo sogno?
Avere un lavoro vero questa è la mia priorità ora, e sinceramente arrivare al cuore dei miei lettori (se ne avrò) con i miei romanzi questa per me sarebbe una gran soddisfazione. Scrivere per far sognare le persone sarebbe davvero un gran bel punto di arrivo. La strada è in salita a piccoli passi cerco di percorrerla e poi chissà.

Contatti: 
mail egriga@hotmail.it    
Pagina facebook Erika Baima Pagina Romanzo Segreti

Intervista a Martina Semilia

Chi è Martina Semilia?
Martina Semilia è una ragazza di 23 che comincia a scrivere alle scuole medie un po’ per gioco, un po’ per passione. Questo mi porta a scegliere il Liceo Classico Mariano Buratti di Viterbo per proseguire gli studi ed effettivamente la scelta risulta azzeccata in quanto i professori mi incoraggiano e mi sostengono. E’ proprio durante gli anni del liceo che alla scrittura si affianca la passione per il cinema, nello specifico per la regia, ma per mancanza di mezzi continuo a scrivere, anzi a descrivere quelle che per me sono delle visioni, delle immagini in movimento. E così mi creo un mio stile, fatto appunto per lo più di “impressioni” d’inchiostro invece che su pellicola.
Adesso sono una studentessa di Scienze della Comunicazione dell’Università di Verona, abito a Bologna con mio marito e mia figlia. Sono una ragazza molto attiva, di quelle che non riescono a stare ferme un attimo, e così agli impegni familiari e di studio ne sommo molti altri di varia natura: in mezzo a questi però rimane fissa la scrittura, a cui sicuramente riesco a dedicare meno tempo, ma non meno passione.

Come è nata la passione per la scrittura?
Come dicevo prima la passione vera e proprio è figlia di un’altra passione e cioè quella per la regia. Mi trovavo a 15 anni a rincorrere un sogno lontanissimo e difficilissimo da raggiungere. Per girare qualche scena c’era bisogno di cineprese, location, attori, soldi e una quantità di scartoffie burocratiche impressionanti. Decisi quindi di mettere un attimo da parte la passione per la macchina da presa e per non perdere le idee usavo il mezzo più a portata di mano e con il quale riuscivo ad esprimermi meglio in ogni circostanza: la scrittura. Cercai quindi di trasferire nero su bianco queste immagini che mi giravano nella testa proprio come se fossero pezzetti di film, descrivevo quelle scene cercando di sottolineare con le parole quello che in un film si riesce a fare con pochissime studiate inquadrature. Scrivere era quindi diventato una necessità da soddisfare immediatamente, e così è rimasto.

Qual è il tuo stile?
Penso di poter definire il mio stile “introspettivo” dato che scrivo spessissimo di come vengono vissuti determinati sentimenti dai miei personaggi. Mi piace definirmi anche “sentimentale”, ma non nel senso di letteratura rosa, piuttosto proprio perché mi piace eviscerare i vari sentimenti che si provano, anche quelli peggiori.

Il genere letterario che preferisci di più?
Leggo davvero di tutto, dal fantasy allo storico.
In generale posso dire che gli scrittori che leggo con più piacere sono la Mazzantini e Valerio Evangelisti…che infatti scrivono generi opposti!

Quale genere letterario non ti piace?
Tendenzialmente non mi attirano molto i classici polizieschi.

Come nascono le tue storie?
Al momento ho scritto solo racconti, più o meno brevi. Le storie che si presentano nella mia testa arrivano all’improvviso e sono fugaci. Come dicevo sono delle immagini che io vedo scorrere davanti ai miei occhi, finché scorrono loro scorre anche la penna, non mi pongo limiti.
Spesso nascono da un “qualcosa” di reale che mi capita di vedere o sentire, dipende molto anche dal mio stato d’animo, mi capita di catturare un pensiero, o un esperienza vissuta, una notizia, un sentimento, e tutto parte da lì, sento che devo assimilare la cosa e poi trasformarla in parole.

In genere ti immedesimi nei tuoi personaggi?
Sì, ma solo ed esclusivamente quando scrivo. I miei personaggi di solito sono completamente differenti da me, a volte compiono azioni o scelte che io non farei mai e poi mai, però sì, quando devo scrivere di “Francesca” io sono lei, perché devo pensare come lei per poterla caratterizzare al meglio. A volte durante lo studio di un personaggio mi capita di pensarci nei momenti più inaspettati, in fila alle poste ad esempio! Mi piace pensare che i miei personaggi siano accanto a me e provare a immaginarmi cosa farebbero in quelle situazioni apparentemente “normali”. Mi aiuta molto effettivamente, ma è una cosa che mi viene anche molto naturale…spero di non sembrare pazza! A me viene sempre da ridere quando ne parlo! 😀

Come è nata la tua ultima opera?
Se per ultima opera intendiamo l’ultimo racconto scritto, allora questo è “Addii” ed è anche il mio primo racconto edito. L’ho scritto per partecipare ad un concorso on line indetto dalla casa editrice Arpeggio Libero dove bisognava scrivere appunto un racconto sul tema “un bacio abbandonato”in massimo 3013 battute.
Per me che di solito mi dilungo nella descrizione di percezioni e particolari è stata durissima, ho tagliato davvero tanto dalla prima bozza. Però alla fine ce l’ho fatta. Tutti i racconti del concorso sono stati pubblicati in un antologia dal titolo appunto “3013: per un bacio abbandonato”.
In questa occasione ho quindi conosciuto la casa editrice Arpeggio Libero, della quale avevo anche sentito parlare un’amica che aveva appena pubblicato con loro la sua prima raccolta di racconti (Marta Tempra n.d.A) e ho quindi deciso di mandare anche io i miei scritti sebbene nutrissi pochissime speranze. E invece pochi mesi dopo mi ritrovo a firmare un contratto con loro per la pubblicazione del mio primo libro, una raccolta di racconti: “Coriandoli”.
E’ uscito a gennaio, ma io ancora non riesco a crederci, anche perché sono capitata in mani d’oro davvero. Tutto lo staff di Arpeggio è fantastico, non mi hanno mai lasciato sola, sanno sempre ascoltarti se hai bisogno di un consiglio o di qualsiasi cosa. Ho già fatto le mie prime due presentazioni, una proprio nel mio ex Liceo ed è stato davvero emozionante, ma l’editore era lì presente a sostenermi ed è stato merito suo se sono andate davvero benissimo entrambe.

Stai lavorando a qualche altro libro?
Uhm….ni?! Non parto con l’idea di scrivere un libro. Intanto scrivo, se ne sento il bisogno, se ho qualcosa da raccontare. Se ne verrà fuori un libro allora tanto meglio, se verrà pubblicato poi…apoteosi! Non parto prefissandomi certe mete, sono molto egocentrica nella scrittura, scrivo innanzitutto per me stessa, per soddisfare un mio bisogno.
Comunque sto lavorando su qualcosa di nuovo e diverso da “Coriandoli”, sto un po’ esplorando altri generi e stili
J

Il tuo sogno?            
Ho tanti sogni, troppi. La mia è una mente sognatrice per eccellenza. Il mio sogno per eccellenza ormai è diventato la serenità J
In campo letterario ovviamente spero che lo scritto nuovo su cui sto lavorando possa effettivamente concretizzarsi in una nuova pubblicazione!

Intervista a Riccardo RaGe Gramazio

Presentati.
Sono Riccardo Gramazio, sono nato a Milano quasi ventinove anni fa e sono l’autore di Sonnifera, romanzo pubblicato da Lettere Animate.

Come è nata la passione per la scrittura?
E’ una passione che mi accompagna da sempre. Ho iniziato a scrivere molto presto, da bambino, più che altro poesie e racconti. Le prime composizioni mature, quelle da me riconosciute, sono arrivate intorno ai vent’anni. Ovviamente, sono state le infinite letture a ispirare di volta in volta la mia creatività. 

Qual è il tuo stile?
Non saprei rispondere precisamente. Con il tempo ho però imparato a scorgere punti d’incontro tra i vari lavori, cardini che, spesso inconsciamente, non riesco proprio ad abbandonare. Amo passare, per esempio, da momenti crudi e asciutti a momenti intensi e introspettivi, mantenendo, spero, sempre alto il livello d’intrattenimento.

Il genere letterario che preferisci di più?
Leggo molto e non mi pongo particolari limiti. Probabilmente anche per questo sono un autore difficile da etichettare o da collocare in un genere preciso. Spesso, dopo aver letto un thriller o un noir, apro un classico, un testo umoristico o una raccolta poetica.

Quale genere letterario non ti piace?
Non vado molto d’accordo con i fantasy e con i rosa troppo rosa.

Come nascono le tue storie?
Le storie sono in giro, mimetizzate con il quotidiano. Annoto ogni idea e aspetto la giusta ispirazione. A volte il processo è davvero lungo…

In genere ti immedesimi nei tuoi personaggi?
Abbastanza, soprattutto se il romanzo è narrato in prima persona. Tuttavia, non ho ancora scritto storie palesemente autobiografiche. Per quello usufruisco di altri canali: la musica, la poesia…

Come è nata la tua ultima opera?
Con Sonnifera sono riuscito a eliminare un bel po’ di pensieri alquanto negativi. E’ un romanzo molto libero, anarchico, seppur ricco di dettagli e di tensioni varie. La storia è nata in maniera più che naturale e, solo in corsa, ho capito quale strada avrebbe intrapreso.

Stai lavorando a qualche altro libro?
In questo periodo sto rileggendo la prima bozza di un testo piuttosto strano, una sorta di noir/pulp.

Il tuo sogno?

Vorrei essere letto da tanti…