• cricchementali@gmail.com

Category ArchiveIntervista a Scrittori Criccosi

Intervista a Cristiano Montanari

Presentati.
Sono Cristiano Montanari, un grandissimo appassionato di investigazione e di gialli; talmente appassionato che ho deciso di scriverne uno! Spero che il mio romanzo d’esordio, ‘Mai La Stessa Tre Volte’, possa catturare la vostra fantasia e creare un po’ di anticipazione per ciò che verrà.

Come è nata la passione per la scrittura?
In realtà anche il mio lavoro quotidiano ha a che fare con la scrittura e l’editing, anche se non in ambito narrativo; quindi la passione per la parola c’è sempre stata. Per un po’ di anni mi sono dedicato con discreto successo alla poesia, poi ho collaborato alla stesura di un romanzo a dieci mani in Inglese – e, da lì, è nata la voglia di provare a creare qualcosa nel mio genere preferito, il giallo; e nella mia lingua madre, l’ Italiano.

Qual è il tuo stile?
Il mio stile ha – almeno nelle intenzioni – un occhio di riguardo in più verso il suono e la struttura, rispetto al giallo tradizionale. Non sono mai stato un fan dello ‘stile trasparente’, e mi piace l’idea di mettere a confronto il lettore con idee complesse, anche dal punto di vista formale. Un critico meno pietoso di me stesso direbbe, invece, che mi piacciono i paroloni e gli anacoluti. Direi che abbiamo entrambi ragione…

Il genere letterario che preferisci di più?
Ovviamente il giallo, sopratutto quello classico tutto basato sulla deduzione invece che sull’azione – mi piace, per intenderci, il giallo alla Agatha Christie o Dickson Carr. Leggo però anche moltissima fantascienza (adoro William Gibson), il fantasy tradizionale e l’horror, in particolare quello di fine ‘800 – inizio ‘900. Un altro grandissimo amore è la letteratura asiatica, classica e contemporanea.

Quale genere letterario non ti piace?
Probabilmente dovrei dire il romanzo rosa, ma in realtà ne ho letti di ottimi ultimamente! Non ho un grande amore per l’action alla Tom Clancy e trovo anche molto pesanti, in generale, i romanzi troppo legati al realismo e al verosimile: per interessarmi ci deve sempre essere un tocco di bizzarro o soprannaturale.

Come nascono le tue storie?
Le mie storie nascono da un piccolo germe, spesso un’idea ma a volte un personaggio o uno spezzone di dialogo, che lascio ‘stufare’ per un po’, periodo in cui mi limito a buttare giù note e scrivere piccoli spezzoni (che in genere poi butto via) solo per pratica. Poi scrivo un paio di stesure, che non funzionano mai e che devo in genere buttare. Arrivato alla terza stesura quasi sempre ho la struttura adatta per cominciare ad aggiungere polpa alle ossa, attraverso un lavoro di editing che mi ruba, in totale, almeno un 60% del tempo totale. E’ un processo lungo, tedioso e arrancante ma non ne conosco uno migliore…

In genere ti immedesimi nei tuoi personaggi?
Per niente; nessun personaggio mi rispecchia o mi rappresenta in ciò che scrivo. Anzi, il contrario: per me, un personaggio è essenzialmente il veicolo di un’idea o di un modo di vedere il mondo che non devo per forza condividere; e che, anzi, spesso non condivido. Immedesimarsi troppo nei propri personaggi, poi, non è un bene nel giallo perché si diventa troppo buoni verso di loro. Risulta difficile farli morire di morti orribili.

Come è nata la tua ultima opera?
‘Mai La Stessa Tre Volte’ è nato dal personaggio principale, e dall’idea di scrivere un horror -action urbano con elementi investigativi. L’ambientazione è poi cambiata per strada, e l’elemento horror è stato per lo più abbandonato; ma, essenzialmente, nei mesi ho creato un qualcosa che rispecchia abbastanza fedelmente l’idea di partenza. Ovviamente, essendo il mio primo romanzo, sarà sicuramente pieno di difetti; spero comunque che possa risultare accattivante, e creare un po’ di curiosità per ciò che verrà.

Stai lavorando a qualche altro libro?
Sono circa a metà della stesura del seguito di ‘Mai La Stessa Tre Volte’. Sarà una virata ulteriore sia verso la fantascienza, sia verso l’investigazione vera e propria – camere chiuse, delitti impossibili e tutto il resto. A lato sto lavorando ad un piccolo progetto horror che, per ora, si intitola ‘Piccoli Mostri dell’Appennino Emiliano.’

Il tuo sogno?
Dovrei dire ‘vivere di scrittura’, ma non credo sia questo veramente il mio sogno. Dirò, piuttosto, che il mio sogno è catturare la fantasia e la fedeltà di almeno alcuni lettori, e dare loro qualcosa che la narrativa contemporanea, sopratutto italiana, non offre altrimenti. Vorrei potere, anche tra dieci o venti anni, scrivere romanzi e sapere che chi ha cominciato a leggermi da ‘Mai La Stessa Tre Volte’ ha avuto la pazienza e la voglia di seguirmi nel mio crescere come scrittore.

Contatti:
Twitter, @Montanari02; 

Intervista a Paola Casadei

Presentati.
Ciao e grazie Stefania per questa opportunità che offri a me come a tanti emergenti.
Sono un’italiana all’estero da vent’anni esatti; in origine sono di Forlì, poi per amore ho semplicemente seguito mio marito, ricercatore per un Centro di Ricerche francese. Mi sono fidata ciecamente delle sue scelte e non me ne sono mai pentita. Così mi sono trasferita a Roma, poi in Francia, quindi per dodici anni in Africa (Sudafrica e Mozambico) e ora risiedo da due anni nelle colline attorno a Montpellier. Tanto tempo fa sono stata farmacista e direttore tecnico di un laboratorio omeopatico, ma le occasioni della vita hanno scelto qualcosa di diverso per me, allora suono il pianoforte, do lezioni di musica e scrivo.

Come è nata la passione per la scrittura?
Quella c’è sempre stata, ma quando scrivevo sui diari segreti c’erano solo banali innamoramenti e belle giornate di sole: mi sono detta fin da allora che avrei dovuto aspettare di avere davvero qualcosa da raccontare. Poi devo dire che ho aspettato parecchio, ma l’ho fatto. Non mi piacciono i libri facili e banali.

Qual è il tuo stile?
Domanda difficile. Ho cercato di fare attenzione all’uso delle parole perché a volte l’argomento non era facile, mi pare che il risultato sia piuttosto concreto e senza aggettivi inutili per mantenere aderenza alla storia; direi molto realista e ricco di descrizioni. Spero che per il lettore risulti comunque scorrevole ma preciso.

Il genere letterario che preferisci?
Narrativa, con tratti di psicologia e introspezione. Per anni ho letto classici italiani, poi vivendo all’estero con persone di altre culture mi sono avvicinata alle letterature straniere e moderne. Leggo anche polizieschi per rilassarmi.

Quale genere letterario non ti piace?
L’horror e il rosa troppo rosa.

Come nascono le tue storie?
Nascono da esperienze sfiorate, ascoltate o lette, da qualcosa che mi ha colpita o comunque emozionata. La mia attenzione è rivolta ai giovani e a tutte le opportunità possibili di una vita diversa: di certo sono influenzata dal fatto che da vent’anni vivo fuori dalla mia città di origine, circondata da persone che hanno in qualche modo perso le loro radici.

In genere ti immedesimi nei tuoi personaggi?
Direi di sì. Provo a discostarmene il più possibile nei racconti, ma il libro racconta esperienze reali, quindi è stato inevitabile. E poi immedesimarsi nei personaggi che si descrivono rende più credibile il personaggio stesso. In particolare direi che mi sono immedesimata in Carlotta, la protagonista adolescente de “L’elefante è già in valigia”, più ancora che nella madre.

Come è nata la tua ultima opera?
È nata tanto tempo fa, vivendo davvero in Africa con la mia famiglia, a Pretoria e Maputo. È stata un’esperienza  unica, “stra-ordinaria” non nel comune senso della parola, ma proprio al di fuori dell’ordinario. Vedendo i figli crescere in un continente così diverso dal nostro, osservando le loro classi piene di ragazzini di molte nazionalità diverse e avendo l’obiettivo di rientrare in Europa, ho cominciato a pensare di scrivere una storia che raccontasse una realtà sconosciuta a tanti, dato che in Italia ancora non si sceglie facilmente di lasciare la propria città. Ho cominciato a documentarmi anche su Internet e ho trovato un sito estremamente interessante e di grande aiuto per le espatriate: Expatclic, gestito da signore piene di grinta e umanità; quindi molte informazioni sui “Third Culture Kids”. Volevo davvero scrivere di quell’esperienza, perché l’Africa è complessa, piena di contraddizioni, drammi e meraviglie; per raccontarla ho  costruito il personaggio di una ragazza italo-francese, con tutte le difficoltà dell’inserimento nella società italiana, a lei del tutto sconosciuta, e con tanti ricordi e immagini dell’Africa che affiorano inevitabilmente in ogni occasione.

Stai lavorando a qualche altro libro?
A parte un paio di racconti, sto lavorando ad un progetto con una vecchia amica, piuttosto ambizioso – non ne posso proprio parlare – e ad altri di traduzione.

Il tuo sogno?
Trovare uno stile, un metodo e la determinazione per continuare a scrivere o tradurre, perché mi diverto moltissimo!

Contatti:

paola.farolfi@gmail.com

Intervista a Ilenia Leonardini

Presentati.
Sono nata nel 1977 nell’assolata città marittima di La Spezia, in quella striscia di terra chiamata Liguria.
Sono figlia unica e vivo con i miei genitori nella piccola provincia di Luni Mare.
Il mondo perfetto e sognante del cinema mi ha sempre attratto, anche se sono un’appassionata di musica. Di entrambi i “mondi” apprezzo quello straniero.
Lo sport che ho praticato più volentieri è la difesa personale. Devo ammettere che mi ha ispirata molto.
Rimango fedele al mio primo amore: il nuoto.
Quando entro in mare è come se ritrovassi il mio ambiente, forse in un’altra vita ero un delfino, chi lo sa!
Nelle amicizie devo ammettere di essere molto timida, ma con le persone con cui condivido doti artistiche sono molto espansiva e con essi parlo di come adoro scrivere e di come ogni cosa mi ispiri.
Ci sono persone che vedono la mia timidezza, alle volte, troppo intensa. Nella vita ho dovuto lottare per raggiungere i miei obbiettivi e ho trovato ostacoli e amicizie che poi si sono dissipate, credo per la lontananza, io quando mi affeziono alle persone sono una vera amica, una persona che sa ascoltare e tenta di dare consigli.
Nel periodo dell’adolescenza non ero certo il tipo che adorava mettersi in mostra, infatti mi rifugiavo, quando potevo, al cinema e dopo uscita da esso mi sentivo talmente carica di ispirazione che dovevo scrivere.
Anche ciò che mi circonda mi ispira, come i miei stati d’animo.
Non saprei che altro dire su di me, solo che mi reputo una persona sensibile che cerca sempre il lato positivo delle situazioni, credo nella vera amicizia e che se si crede in un sogno bisogna inseguirlo.
È strano parlare di “me”, non saprei che altro aggiungere. Chi mi conosce lo sa che sono semplice, senza fronzoli inutili, ma una persona che se può aiuta sempre e che si dà da fare quando lavora.
Come è nata la passione per la scrittura?
 La scrittura l’ho incontrata verso i 14 anni.
I miei primi manoscritti ricordano più sceneggiature e sono carichi di dialoghi, poi mi sono detta: “… e se creassi uno stile tutto mio?”
Così ho fatto!
La scrittura creativa è stata, ed è ancora, una passione terapeutica. Mi ha aiutata a superare i momenti di sconforto, specialmente dopo perdita del lavoro.
Io lo dirò sempre: “Scrivere fa bene al cuore e all’anima!”.
Qual è il tuo stile?
 Mi piace spaziare tra i “generi letterari”.
Passo dal fantasy, all’horror per poi catapultarmi nello sci-fi.
Ultimamente mi sono dedicata al thriller/noir e forse ho mescolato lo stile dark all’azione che, in genere, è presente nei “gialli”.
Creare mondi, situazioni inusuali e personaggi è qualcosa che si è fatto strada nel mio animo.
I generi letterari dai quali mi faccio trasportare.
Sono amante dei miti greci, egizi e adoro le storie dei Nativi Americani.
Il periodo storico del quale vorrei, prima o poi, scrivere un romanzo, è la seconda guerra mondiale, per sottolinearne la sua drammaticità, in quanto credo sia stato il più oscuro nella storia del genere umano.
Adoro tutto quello che è fantastico in poche parole, io scrivo seguendo quello che mi suggerisce la mia anima in realtà. Per conoscere meglio la mia anima, consiglio di iniziare a leggere il mio libro Storielle e favole, lo considero un libro che racchiude tutta me stessa. Tutte le sensazioni del momento in cui ho scritto quella determinata storia, alle volte un po’ autobiografica.
Il genere letterario che preferisci di più?
Sinceramente adoro tutto quello che è fantasy, noir, fantascientifico e storico. Infatti mi piace spaziare nei generi proprio per questo, perché con il noir posso spaziare collegandolo a quello che nella vita può accadere, come nella mia trilogia noir. Ho preso due gemelli che vengono travolti da un uragano di eventi che li porterà a lottare per cercare la verità e avere le risposte agli interrogativi che vagano nella loro mente.
Incontreranno nel cammino alla ricerca della verità persone che daranno loro aiuto, ma anche altre che tenteranno di metter loro i bastoni tra le ruote, in particolar modo una prozia perfida che farà dannare i due gemelli.
Quale genere letterario non ti piace?
Quello erotico, mi imbarazza. Non ho mai letto nulla di questo genere e nemmeno scritto.
Come nascono le tue storie?
L’ispirazione mi coglie in qualsiasi momento, specie alla sera.
Mi piace molto mettere “in lavorazione” più tipologie di storie, questo perché seguo lo stato d’animo del momento.
Vi faccio un esempio:
“Quando fa freddo e fuori c’è il diluvio mi sento ispirata nello scrivere storie di creature sovrannaturali; mentre se mi trovo in riva al mare volo con la fantasia e posso scrivere tante mini storie che parlano di sirene e altre creature mitologiche marine.”
Molte mie amiche mi chiedono come io riesca a spaziare in questo modo e soprattutto a ricordarmi di ogni personaggio (e ne inserisco molti nelle mie creazioni).
Io rispondo che forse il mio cervello ha delle  “cartelle” simili a quelle di un computer.
Questa cosa mi fa sorridere.
Ma non ci posso fare niente, io sono fatta così.
Scrivere è un modo per liberarmi della quotidianità e rintanarmi in mondi perfetti, anche se non sempre ne hanno l’aspetto.
In genere ti immedesimi nei tuoi personaggi?
In tutti, o quasi, i miei libri ci sono personaggi che considero il mio alterego. Per esempio nella trilogia noir ho creato Kathrine Schmit, una psicologa che aiuterà i gemelle protagonisti della storia. Mentre in Storielle e favole, nel racconto Ricordi di una vita c’è un pizzico di me.
Ultimamente ho creato un personaggio che è protagonista di un mio libro di prossima uscita, a dicembre, dal titolo Tra mito e realtà, Dei reincarnati. In pratica in questa storia il mio alterego si chiama Layla, ma di lei ne parlerò in maniera più approfondita nella mia pagina il giorno che sarà pubblicato.

Come è nata la tua ultima opera?
La mia ultima opera editata quest’anno è Life inside Hurricanes ed è la fine della storia travagliata dei gemelli Häuser,e sono presenti luoghi che conosco dalla piccola provincia dove vivo alla Lunigiana, per poi ritrovarsi in quel di Sarzana.
Invece la mia prossima uscita è, appunto, Tra mito e realtà, Dei reincarnati, E questa mi è venuta alla mente in quanto io adoro molte mitologie, ma quella che preferisco è quella greca che è carica di poesia e figure mitologiche affascinanti. I miti greci mi hanno fatto amare la scrittura, come il cinema ovviamente.
Inoltre quando scrivo io devo, in fase di stesura, farmi una sorta di “cast cinematografico”, lo faccio per ogni libro che scrivo. E sempre c’è un personaggio che mi rappresenta e interagisce con gli altri personaggi interni alla storia, è un po’ come se il mio alterego stesse scrivendo un diario immaginario dove appunta quello che è successo.
Tra mito e realtà è ambientato ai giorni nostri e la storia ha il suo inizio in Irlanda per poi spostarsi in alcune location italiane per poi arrivare il Grecia, ad Atene.
Questo mio libro mitologico è il primo di una serie di libri dello stesso genere in quanto i quattro protagonisti inizieranno a viaggiare per il mondo, venendo a contatto con altre mitologie. Non sarà come la saga di Percy Jackson, ma è totalmente differente.
I miei personaggi sono ragazzi che hanno superato i vent’anni, appartengono a famiglie normali ma presto scopriranno quanto sono speciali.

Stai lavorando a qualche altro libro?
Sì. Il titolo sarà Amanti … dell’universo.
La storia si svolge in Florida nella città di Forth Lauderdale e tratterà un argomento molto fantascientifico, è ambientato ai giorni nostri e tutto sarà collegato al famoso crush down del 1947 a Roswell, nel New Mexico. Devo dire che ormai non mi manca molto a terminarlo per inviarlo alla casa editrice. Infatti in questo periodo sono molto ispirata per cui conto di finirlo in poche settimane, al massimo per metà settembre ^_^ .

Il tuo sogno?
Il mio sogno sarebbe vedere esposti i miei “tesori” nelle librerie e fumetterie, anche se quello più bello ma impossibile, credo, a divenire realtà sarebbe vedere la mia trilogia noir e i prossimi libri che farà editare sul grande schermo. Anche se sarebbe bello vederli trasformati in serie tv ^_^ .
Contatti:

Intervista a Rossella Padovano

Presentati.
Mi chiamo Rossella Padovano, e vivo tra la Germania e l’Italia. Sono una designer di moda e mi interessa ogni forma di comunicazione. Tra le varie passioni, la scrittura da qualche anno è al primo posto. Il mio lavoro di designer mi obbliga a ritmi scombussolati, ma strappo brandelli di tempo con le unghie per portare avanti il mio prossimo romanzo. Organizzandomi e sfruttando i fine settimana liberi, ho terminato e pubblicato La Grazia dell’Acqua, il mio primo racconto.

Come è nata la passione per la scrittura?
Ho sempre scritto, ma l’idea di cimentarmi con un romanzo vero e di tentarne la pubblicazione non mi aveva mai sfiorato prima di qualche anno fa. È avvenuto tutto in modo naturale, ho sentito l’esigenza di scrivere una storia e far sì che altri potessero leggerla. La casa editrice Lettere Animate mi ha dato questa possibilità.

Qual è il tuo stile?
Sullo stile ho lavorato tanto, mi piace usare le parole in maniera estetica, più per evocare sensazioni e immagini anziché descrivere e basta.

Il genere letterario che preferisci di più?
Mi considero un’appassionata di libri, quindi sono piuttosto onnivora, amare Jane Austin e Shakespeare, non esclude dalla mia libreria autori formidabili come Jean-Claude Izzo o Josh Bazell. La mia lista è varia.

Quale genere letterario non ti piace?
Il genere rosa, mi annoia.

Come nascono le tue storie?
Mi lascio ispirare dal cinema, dalla musica, dai viaggi di lavoro che mi portano spesso in paesi dalla cultura differente. Da tutte le storie che ho letto, dal fumetto, dall’arte, sono benzina per i nuovi spunti che diventeranno storie.

In genere ti immedesimi nei tuoi personaggi?
Quasi mai, ma devo ammettere di gioire e soffrire con loro, è come se fossero reali, amici con cui trascorrere il tempo e che saluto a malincuore, quando il lavoro è terminato. Separarmi da loro è un vero e proprio dramma.

Come è nata la tua ultima opera?
Immagina un tappo che salta senza controllo. Ad un tratto il racconto ha iniziato a venir fuori. La summa di libri letti, film, musica e immagini si sono mescolate tra loro e sono esplose, riversandosi sotto forma di parole sulle pagine di quello che è diventato “La Grazia dell’Acqua”. Sicuramente l’ispirazione è partita anche dal luogo in cui vivo, la Baviera con i suoi laghi e il suo singolare imbrunire, è la stessa che ha colorato di blu il film Ludwig di Luchino Visconti, e poi Roma, la mia seconda città, piena d’arte, storia e bellezza. Ero in viaggio quando ho cominciato a scrivere la prima scena, senza nemmeno sapere il perché. A questa poi se ne sono aggiunte altre, avevo tracciato la storia ma solo fino a un certo punto, poi un personaggio che non sapevo esistesse è entrato in scena prepotentemente, suggerendomi il finale. L’ho ascoltato, il suo potere di persuasione è indiscutibile, e credo che ogni lettore se ne sia accorto.

Stai lavorando a qualche altro libro?
Sì, e mi aspetta qualche mese di lavoro per la revisione finale. Ho scelto un soggetto e un’ambientazione diversi, come una pausa defaticante, ma poi il lavoro si è rivelato ugualmente impegnativo. Prevedo di terminarlo e tentarne la pubblicazione entro dicembre. Nel frattempo alcune pagine del sequel di “La Grazia dell’Acqua” sono già state buttate giù, ma non so ancora se il progetto andrà in porto.

Il tuo sogno?
Poter vivere di scrittura. Sì, è un vero sogno…
Contatti:

Intervista a Giuseppe Cozzo

Presentati.
Mi chiamo Giuseppe Cozzo e sono uno studente universitario di 23 anni. Vivo nel sud Italia, sono molto legato alla famiglia e mi piace scrivere, al punto da volerne fare una professione.
Come è nata la passione per la scrittura?
Con la passione per le storie. L’idea diffusa e profondamente sbagliata è che qualcuno possa prima decidere di scrivere qualcosa, e poi impegnarsi a creare una trama, ma non è così. Scrivere significa mettere su carta qualcosa che è già dentro di sé. Sedersi alla scrivania senza sapere quali tasti digitare è assurdo.
Qual è il tuo stile?
Scrivo in modo didascalico, utilizzando frasi brevi e una punteggiatura esatta e rigida. Le descrizioni sono molto ridotte, perché ritengo che il carattere dei personaggi e i dialoghi siano elementi più importanti. Credo che questa convinzione derivi dal mio interesse verso il cinema e la televisione, e non solo nei confronti della letteratura.
Il genere letterario che preferisci di più?
Nasco come lettore di gialli. Arthur Conan Doyle, Ellery Queen e Rex Stout, per fare alcuni nomi. Ma non credo che ragionare per genere sia ancora indicativo, nella nostra epoca. Per essere tale, un buon libro non ha bisogno di essere veicolato seguendo un sentiero rigido. Come mi è già capitato di dire in passato, benché sia giusto e normale valutare anche la copertina, il titolo e la sinossi, è impossibile giudicare un libro, prima di averne letto le pagine iniziali.
Quale genere letterario non ti piace?
La qualità di un libro non dipende dal genere, ma è da ricercare in altri fattori. La trama gioca un ruolo fondamentale, e lo stile dell’autore è forse ancora più importante, fin quasi a prevalere perfino sui temi trattati. Trovo che apprezzare tutte o nessuna delle opere di uno scrittore sia la cosa più naturale del mondo. Tuttavia, pur non essendo spaventato dalla voluminosità dei romanzi storici, sono – con le dovute eccezioni – spesso annoiato dai loro contenuti.
Come nascono le tue storie?
Tutte le storie nascono da quello che è rimasto dentro di noi, in modo più o meno consapevole, tra quello che abbiamo vissuto. La fantasia non crea nulla dal nulla, ma può destrutturare e riassemblare quello che cade sotto i nostri sensi. È così che si ottengono storie inedite e non autobiografiche.
In genere ti immedesimi nei tuoi personaggi?
Si è costretti a farlo, o i protagonisti sarebbero poco credibili. Ma è l’autore ad entrare nel personaggio, e non il contrario. Si dice che gli scrittori si rivolgano prima di tutto a sé stessi, ma lascio ad altri questa analisi, che non mi trova particolarmente d’accordo. Alcuni lettori sono ossessionati dalle analogie tra la vita dell’autore e le storie che scrive, ma è un argomento che mi trova piuttosto freddo.
Come è nato “Chelsea & James”, il tuo romanzo d’esordio?
È nato dal desiderio di voler affrontare alcuni temi importanti, quali la relatività della morale e la soggettività della giustizia. È sostanzialmente un thriller, ma contiene sfumature appartenenti ad altri generi. Le etichette non mi piacciono, perché le trovo più limitanti che indicative.


Stai lavorando a qualche altro libro?
Sì, come ho già annunciato al momento della pubblicazione di “Chelsea & James”. Sono al lavoro sul mio prossimo romanzo, che verrà pubblicato entro la fine del 2015. Sarà un romanzo molto diverso, sotto alcuni aspetti, perché sarà più lungo e costituirà il primo volume di una saga. Ma il tema trattato sarà ugualmente il senso della vita, anche se da un angolo prospettico opposto. E il mio stile verrà rispettato.
Il tuo sogno?

Desidero diventare uno scrittore stabile, permettendo ai miei lettori di sperare fondatamente nella pubblicazione di uno o due miei romanzi all’anno. E questo è un obiettivo che posso raggiungere solo grazie al sostegno di una casa editrice, di cui finora ho dovuto fare a meno.

Contatti:

Intervista a Giuseppe e Anna Barreca.

Oggi ho il piacere di intervistare due fratelli che hanno lavorato a un progetto insieme come scrittore e illustratrice: Giuseppe e Anna Barreca.

Presentatevi
Ciao sono Giuseppe Barreca e ho 32 anni. Sono nato a Fossano, e sono uno scrittore. Ho lavorato all’estero un paio di anni e ho coltivato sempre la passione per la scrittura. Tornato in Italia, ho iniziato seriamente a scrivere il mio primo libro e il lavoro è durato più di un anno… e poi finalmente lo abbiamo pubblicato.





Ciao io sono Anna e ho 38 anni e sono nata a Reggio Calabria. Sono una pittrice, e dipingo le mie emozioni, i miei sentimenti e i miei sogni. Adesso non ho un lavoro, e quindi passo le mie giornate a perfezionare il mio stile. Ho passato anche io più di un anno a fianco di mio fratello per realizzare le illustrazioni, e spero proprio sia venuto fuori un buon lavoro!








Giuseppe come è nata la passione per la scrittura?
La mia passione è nata quando avevo 18 anni, giocando ad un videogioco. Ricordo anche il momento esatto: una mia cara amica, di nome Armonia, mi chiese di scrivere un piccolo racconto sul passato del mio personaggio nel gioco. Molti altri nella nostra comunità avevano fatto una cosa simile ed io pensavo di poter fare un lavoro decente. Non avevo idea che scrivere di quel personaggio mi avrebbe dato la più grande emozione che avessi mai provato fino ad allora. Fu’ come aver fatto una overdose da caffeina: una bella sveglia. Mi innamorai di quel processo e capii di fare schifo a scrivere, quindi iniziai a studiare per migliorare. Online piacque molto però.

Anna come è nata la passione per l’illustrazione?
A dire il vero io sono una pittrice, ma il disegno è stata la mia prima passione. Adoravo le illustrazioni nei libri, i fumetti e i cartoni animati; ovviamente desideravo poter essere io, un giorno, a disegnare tali meraviglie e oggi questo desiderio si è avverato.

“Storie delle Catene: Sapere” è un romanzo fantasy, è il primo lavoro al quale avete lavorato insieme?
Giuseppe – Mia sorella ed io ci siamo sempre passati idee ed aiutati a vicenda quando possibile, ma si… è stata la prima volta.

Come è nata questa collaborazione e come è stato lavorare fianco a fianco?
Giuseppe – Beh, Anna è sempre stata la mia “curatrice” lei mi ascoltava ed aiutava ed io le ho chiesto di saltare a bordo. Lavorare assieme per me è stata una lotta ed una sfida che volevo vincere e direi che il risultato è stato una vittoria.

Anna – Lavorare assieme è stato bello ma arduo allo stesso tempo: non è facile lavorare con un familiare, soprattutto quando si esprimono critiche sul lavoro che hai fatto … ma sia io che Giuseppe siamo cresciuti, soprattutto per le critiche che ci siamo rivolti … e a volte siamo stati spietati l’uno con l’altra

Ci sono altri progetti in cantiere?
Giuseppe – Stiamo valutando storie diverse, anche se dovremmo continuare dove questo libro ha lasciato…

Anna – Io spero proprio di si, anzi non vedo l’ora di riprendere con il seguito del nostro primo libro … o con una storia diversa

Giuseppe parlaci del tuo stile di scrittura e dei generi letterari che apprezzi di più.
Il mio stile è qualcosa al quale ho provato a lavorare per anni. Non credo sia niente di speciale, ma io sono un artigiano: quando guardo a quello che scrivo, essendo il mio più feroce critico, voglio che sia qualcosa che io desideri rileggere, qualcosa di cui poter essere orgoglioso. Se raggiungo quello, allora sono contento. Il mio genere preferito sono le storie di “formazione”, ovvero storie dove si vede il protagonista crescere in qualche modo, ma adoro qualsiasi opera che sia scritta bene, mentre odio i sensazionalismi o storie che distruggono la terra o uccidono l’umanità per spasso.

I tuoi idoli letterari?
Sicuramente Eiichiro Oda e Ken Akamatsu, per motivi diversi: del primo ammiro l’innovazione e costanza, dell’altro l’adattabilità. Dei classici Shakespear: era un innovatore ed un artigiano. Chiunque possa scrivere in una opera “seria” come Amleto il ruolo folle di Amleto e renderlo credibile per poi sapere scrivere “Tanto rumore per nulla” merita tutto il mio il mio rispetto.

Anna hai qualche disegnatore/illustratore di riferimento?
In assoluto Hayaho Miyazaki. Adoro il suo modo di disegnare e dare vita ai suoi personaggi,la sua fantasia nel realizzarli e il suo tratto leggero ma deciso … io sogno guardando i suoi lavori!

Il vostro sogno?
Giuseppe – Il mio è quello di essere uno scrittore a tempo pieno, capace di scolpire le mie parole nella storia, impattando le vite di molti, facendo sognare i lettori con le mie storie, praticamente, non essere banale.
Anna – Il mio sogno non è piccolo, proprio per niente, ma trattandosi di un sogno … Vorrei vedere un giorno, la nostra saga diventare un film, veder i nostri personaggi prendere vita sul grande schermo, e sorprendere con la nostra storia moltissime persone.



Intervista a Jessica Diotallevi

Presentati.
Mi chiamo Jessica Diotallevi.  Sono nata a in pv di Roma circa 27 anni fa. E sono un autrice testuale musicale. Questo è il mio lavoro ufficiale. Mentre tutto il resto del tempo scrivo: Sceneggiature, racconti brevi – lunghi, romanzi. Sono autrice del romanzo: La via dell’Anice stellato.  Auto pubblicato, per scelta. Poi sponsorizzato dal comune di Roma, nei suoi diversi centri, attraverso pubblicazioni cartacee, presentazioni e quant’altro.

Come è nata la passione per la scrittura?
La passione per la scrittura nasce dall’indole di dover scrivere, dalla necessita di emozionare, di creare. E fin da bambina mi sono rapportata alla lettura non solo con gli occhi, ma con tutti i sensi che possiedo.  Tra cui, la presunzione di voler credere nei sogni. Ho iniziato, comunque, con le poesie, all’età di otto anni circa. Oggi, invece,  preferisco come sistema di comunicazione la Narrativa. In tutti i suoi diversi generi e stili, dalla più tradizionale a quella in voga tra gli autori alternativi. Un ‘altro mio grande amore è il saggio.

Qual è il tuo stile?
Non saprei. Diciamo che, probabilmente dovuto anche al tipo di influnza data dalle mie letture, il mio stile è versatile. Intriso di passione, scorrevole e, a volte, convulso. Il mio intento è  voler mostrare i cardini della nostra società attraverso il paradosso. Lo adoro.

Il genere letterario che preferisci di più?
Non mi pongo alcun limite nella lettura, ma adoro gli scrittori del novecento. Sopratutto quelli del periodo Beat.

Quale genere letterario non ti piace?
Non mi piace il genere Horror Fantasy. E i romanzi rosa, eccessivamente sdolcinati e poco veritieri (anche quelli li considero un Horror Fantasy).

Come nascono le tue storie?
Le mie storie nascono dalla società. Non mi definisco un’ autrice oppure  una scrittrice. Ma, più che altro un’ osservatrice. Non appunto nulla, in nessun taccuino e non porto con me registratori.      Perché non voglio solo parole su carta. Voglio le emozioni di quegli attimi, perciò li fisso bene nella mia mente, cercando il dettaglio del quadro che più attrae il mio occhio.  E senza dargli troppa rilevanza, per non far perdere la giusta carica emotiva, cerco l’integrazione tra la massa e la singola emozione di  ciò che il mio occhio ha catturato. Nel generale amo guardare oltre. Poi, una volta che sono davanti ai miei strumenti  riporto ciò che l’equilibro dei miei sensi mi dice. Amo dare introspezione ad ogni mio scritto. Non mi interessa scrivere per intrattenere. Il processo non è poi così lungo, anzi. Scrivo ogni giorno.

In genere ti immedesimi nei tuoi personaggi?
No. Non mi immedesimo nei miei personaggi. Non sempre, almeno. È capitato col mio primo romanzo, e con la sua protagonista Aurora.  Ed è  capitato in diverse situazioni, sopratutto li dove lei entrava in contatto con se stessa, attraverso riflessioni sul tempo, la vita, l’amore. Ma rimane comunque raro che avvenga, preferisco che l’unica influenza da parte mia sia nello stile.

Come è nata la tua ultima opera?
La mia prima opera è nata su di un lettino, in un centro fisioterapico. Stavo facendo una seduta ed è arrivata dal nulla. Sono tornata a casa, e l’ho scritta in circa due mesi(mi riferisco alla bozza, non all’Opera completa). Sono riuscita ad eliminare alcune mie paure, ed ansie. È stato terapeutico. La speranza è tutto.
  (Grafici Aldo Iuliano e Matteo Franco) 

Stai lavorando a qualche altro libro?
Sì. Ho concluso il secondo libro “Il Faro della Serenità.” Attualmente utilizzato per un concorso letterario. E sto scrivendo un terzo romanzo, di cui però non voglio svelare il titolo né la trama.                                                   

Il tuo sogno?
Il mio sogno è l’emozione. Rimanere nei cuori di chi legge o ascolta.

Contatti
Per qualsiasi lavoro o info. La mia pagina facebook:
https://www.facebook.com/pages/Jessica-Diotallevi/664610930276939?ref=hl


Intervista a Tess Carrino

Presentati
Prima di tutto desidero ringraziare Stefania per avermi dato questa opportunità. Buongiorno a tutti, mi presento, sono Tess Carrino e sono una ragazza di 26 anni nata a Torino. Vivo e lavoro a Torino presso un’agenzia di grafica pubblicitaria ormai dal 2008. Ho conseguito il diploma come ragioniere programmatore presso l’Istituto Tecnico Rosa Luxemburg di Torino.

Come è nata la passione per la scrittura?
Se devo essere sincera, è una passione nata di recente. Non ho mai avuto, infatti, a scuola, una spiccata propensione per i temi svolti in classe. Però il sogno di scrivere un libro lo coltivavo da tempo e ho voluto provare a realizzare questo mio progetto, sperando di non deludere i lettori.

Qual è il tuo stile?
Il mio stile è molto semplice. Essendo un libro per bambini, ho usato una scrittura facilmente interpretabile e comprensibile dai bambini e soprattutto ho voluto relazionarmi con loro con la prima persona singolare, per dare un senso di amicizia e non di superiorità.

Il genere letterario che preferisci di più?
Mi piacciono molto il fantasy (stile Harry Potter) e i gialli (stile Stephen king).

Quale genere letterario non ti piace?
Non mi piacciono i romanzi rosa.

In genere ti immedesimi nei tuoi personaggi?
Certamente. Tutti i personaggi che ho creato hanno una parte di me, quindi li amo tutti nello stesso modo, anche se uno dei miei preferiti è naturalmente il coniglietto protagonista.

Come è nata la tua ultima opera?
Per creare la mia storia ho voluto unire le mie due passioni: l’amore per i bambini e per gli animali.
Ho creato così un libro per bambini ambientato su un pianeta abitato esclusivamente da animali di diverse specie che cooperano tra loro. Così facendo ho voluto anche spiegare che l’amicizia può nascere anche tra animali di diverse specie, così come con le persone.
Stai lavorando a qualche altro libro?
Per il momento ho dato vita ad un solo libro per bambini, ma conto di farne altri dello stesso genere, sperando di avere al mio fianco la bravura dell’illustratrice che mi ha aiutato in questa prima avventura.

Il tuo sogno?
Il mio sogno più importante è che il mio libro piaccia; certamente spero nella vendita di più libri possibili, ma spero in particolare che ai bambini che leggeranno la mia fiaba e, perché no, ai genitori che la leggeranno ai più piccoli passeranno i valori dell’amicizia e della famiglia che volevo far comprendere, valori molto importanti, oggi giorno spesso sottovalutati.

CONTATTI:
CONTATTI PERSONALI: