Emberfall è sull’orlo del baratro. Mentre l’ombra della guerra si allunga sul regno, è sempre più aspro lo scontro tra chi considera Rhen il legittimo erede e chi vorrebbe che fosse Grey a salire al trono. Grey ha offerto una tregua di sessanta giorni prima di attaccare, e Rhen, tormentato dai suoi segreti, si sta isolando da tutti, compresa Harper, che è alla disperata ricerca di una soluzione pacifica. Nel frattempo Lia Mara, da poco incoronata regina di Syhl Shallow, fa di tutto per governare con giustizia e non seguire le orme spietate della madre. Ma il suo rapporto con Grey, che i più guardano con paura perché dotato di magia, la rende invisa ai suoi stessi sudditi e fa di lei il bersaglio di fazioni ostili. Man mano che la data dell’ultimatum si avvicina, la giovane sovrana deve scoprire se è davvero di lei che il suo popolo ha bisogno. La sorprendente conclusione della trilogia “Cursebreakers” ci mostra due regni prossimi allo scontro, tra lealtà messe a dura prova e amori in pericolo, mentre un antico nemico in cerca di vendetta ritorna pronto a distruggere tutto e tutti.
Questa è una serie che mi ha messo particolarmente in crisi perché per tutti e tre i volumi ho cambiato spesso opinione sui personaggi e sulle coppie. Anche se ci sono alti e bassi è una di quelle serie che conquista, una di quelle storie che viene in soccorso quando si ha bisogno di qualcosa di leggero.
Se nel primo volume abbiamo avuto il pov di Rhen e Harper, e nel secondo quello di Grey e Lia Mara, in questo terzo e ultimo libro abbiamo tutti e quattro i punti di vista e devo dire che è una struttura che mi piace molto perché permette una maggior introspezione dei protagonisti.
I personaggi che ci presenta l’autrice sono ben studiati e soprattutto sfaccettati nella loro psiche:
Rhen è l’erede al trono che è rimasto traumatizzato dalla magia per la maledizione e, spesso e volentieri, le sue azioni sono mosse dalla paura.
Grey è una figura che fin dal primo volume mi ha incuriosito, dal secondo libro c’è un’evoluzione di questo personaggio che lo rende più “umano”.
Harper è una protagonista femminile che mi ha convinta fin da subito: determinata, forte e allo stesso tempo fragile, conscia dei suoi problemi, ma non per questo si arrende dinanzi alle difficoltà.
E in ultimo abbiamo Lia Mara che, per quel che mi riguarda, è il personaggio che non mi ha soddisfatto. Troppo buona? Troppo ingenua? Troppo con i complessi di inferiorità? Fatto rimane che purtroppo non è riuscita a emozionarmi neanche nelle scene con Grey, proprio perché trovo che sia un personaggio monotonale, non è vibrante come gli altri tre.
Come per gli altri due volumi anche qui non c’è un grande lavoro sull’ambientazione, l’autrice è molto vaga sugli scenari, ma tutto sommato è un particolare che si può “sorvolare” perché dà l’idea di un’ambientazione medievale e si concentra più sulle relazioni tra i personaggi e le dinamiche politiche.
Se il primo libro “Un fato così ingiusto e solitario” ripercorre la linea fiabesca de La bella e la bestia, dal secondo libro in poi la trama prende un’altra via, delineandosi sempre di più nel rendersi unica e non similare alla fiaba.
Il questo libro entrano in gioco le debolezze umane, le paure, ma si rafforzano anche le vecchie relazioni e ne nascono di nuove.
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