Esistono due San Pietroburgo, una dentro l’altra. La prima, è quella in cui vive Maša, una ballerina bloccata in una scuola che non ama e con il sogno nel cassetto di danzare a Parigi. La seconda, è quella in cui risiede la magia. Nel Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo infatti, nascoste nel cuore di quadri, sculture e opere d’arte, albergano le anime degli artisti del passato, pronte a svegliarsi ogni notte. Un viaggio avventuroso in cui Bene e Male si fronteggiano in una lotta senza esclusione di colpi. Sarà la creatività umana a trionfare o l’oblio eterno e l’indifferenza?
Il cavaliere, il gatto, la ballerina è un libro che mi ha molto incuriosito non solo per l’ambientazione russa, ma anche perché il romanzo nel 2015 è stato nominato tra i migliori libri russi per ragazzi alla fiera del libro di Mosca.
Parto con il dire due parole sulla trama.
Ci sono due San Pietroburgo, quella reale e quella legata alla magia, quest’ultima è una San Pietroburgo formata sia dalle creazioni che dai creatori i quali , attraverso le loro opere, vivono dopo la morte. Tutto parte nel Museo dell’Ermitage dove il gatto Vas’ka ha una missione importante e il suo percorso lo porterà a incontrare nella San Pietroburgo reale Maša, una tredicenne che vive per la danza.
Ho amato molto l’ambientazione e il concetto della seconda San Pietroburgo legata allo spirito creativo insieme alla magia. La trama mescola un pizzico di storia, con la comparsa di personaggi importanti come Pietro il Grande (abbiamo anche la presenza costante di Puskin), con la fantasia. Molto interessanti i personaggi, anche se non c’è un grande approfondimento. E’ palpabile il desiderio e il malcontento della piccola Maša, la quale desidera vivere della sua arte. Ho adorato il gatto Vas’ka e il suo senso del dovere, interessante anche il cavaliere e il suo passato.
La storia di base è molto carina e secondo me ci sono anche dei buoni elementi, ma personalmente non mi ha entusiasmata come mi aspettavo. Forse sono partita con troppe alte aspettative in relazione alla fama che ha avuto in Russia. Ciò che non mi ha tanto convinta è lo stile di scrittura che, per i miei gusti, è un po’ troppo descrittivo e a volte l’ho trovato anche un po’ dispersivo. La storia scorre in modo lineare, non c’è molta azione, o comunque mi aspettavo una storia più avventurosa, ma il punto forte è sicuramente l’ambientazione.
Un libro perfetto per i primi freddi, che vi trascinerà in un’atmosfera invernale, adatto a chi ama le storie che trattato della lotta tra il bene e il male.
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