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Collaborazione Criccosa: Intervista a Paul J. Horten

Collaborazione Criccosa: Intervista a Paul J. Horten

Informatico, giornalista, collezionista di armi da fuoco e con un passato nel servizio militare. Oltre a tutto questo chi è Paul J. Horten?

Un uomo appassionato, un attento osservatore della natura umana, un lettore instancabile, anche se c’è chi mi confina nelle tre attività menzionate nella domanda.
Come ti sei avvicinato alla scrittura e come è nato il primo volume della trilogia Spaceborne Marines?
Scrivo da anni come giornalista tecnico nel campo delle armi da fuoco e della Difesa, ed ho alle spalle diversi tentativi di pubblicazione di romanzi con l’editoria tradizionale. Il primo volume è nato su Facebook, per caso. Incoraggiato dagli amici che avevano letto l’incipit, creai un gruppo ed inserii gli stessi amici come beta readers, scrivendo e pubblicando a puntate nel gruppo i capitoli di Minaccia. Gli stessi amici commentavano e davano anche degli spunti. Ecco come è iniziato tutto.
C’è qualcosa di autobiografico?
Sì, alcune cose, come, per esempio, le sensazioni durante i lanci con gli Esoscheletri: sono riprese di peso dai lanci con il paracadute fatti sia quando ero militare sia quando sono stato in Francia, per sport; oppure la tensione estrema di quando Dexter Dax va a caccia dei suoi attentatori durante la sparatoria a New York.
So che ti stai dedicando alla stesura dell’ultimo volume di Spaceborne Marines, intitolato Resurrezione. C’è qualche altro progetto in cantiere dello stesso genere?
Al momento un military thriller, che avevo cominciato a scrivere tre anni fa e che va sviluppato e terminato. Per la sci-fi militare non ho ancora programmato niente. Sarà l’attualità, eventualmente, ad ispirarmi di nuovo, come è successo per Spaceborne Marines.
Il tuo stile si avvicina a qualche scrittore che ammiri?
Questo dovrebbe dirlo il lettore. Io amo la concisione di Tom Clancy, per esempio, o lo stile epico di

Tolkien, ma anche la roboante vivacità di Pennac. Non ho idea se tutto questo si noti nelle mie pagine, ma l’idea è quella di raccontare in maniera avvincente una storia: eventi, sentimenti, emozioni. E di far “vedere” e “sentire” al lettore ciò che succede, fino a farlo calare nel mondo che ho creato. A volte uno scrittore è un demiurgo. Spero solo di esserci riuscito.

Avresti mai immaginato, un giorno, di pubblicare una trilogia o è sempre stata una delle tue aspirazioni?
Non avevo mai immaginato in vita mia di scrivere una trilogia, ma solo romanzi singoli. L’idea è nata durante la stesura di Minaccia, perché c’erano altri temi che, man mano, volevo approfondire, ovviamente sempre spunti presi dall’attualità, sia sociale che personale.
Progetti futuri?
Come ho accennato prima, un military thriller, ma c’è anche un fantasy horror basato su figure femminili, una spy story basata su una vicenda vissuta. Mi piacerebbe scrivere anche gialli, ma credo siano il genere narrativo più difficile, perché richiedono una capacità di pianificazione che ancora non ho, ma che conto di raggiungere ben presto.


Ringrazio Paul J. Horten per aver risposto alle mie domande e alla casa editrice Genesis Publishing che mi ha dato questa opportunità. 

Stefania Siano

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